Piccola visita virtuale a Barbaresco con l’amico Coravin, l’unico con cui sia dato fare bicchierate legali in questo triste momento, ahimè. Almeno, con lui, apri quante bottiglie vuoi.
Pescato in cantina da tre bravi produttori storici lontani dalle luci del varietà.
Albino Rocca Barbaresco Ronchi 2014. Colore rosso rubino molto trasparente ma non scarico, molto brillante. Naso delicato, un po’ ritroso all’inizio. Vino molto elegante ed aggraziato come ci si aspetta dall’annata. Potrebbe accompagnare un brodetto di pesce.
Poderi Colla barbaresco Roncaglie 2013. Bel colore rubino brillante di media profondità, leggermente graffiante al naso dove dominano prima la rosa e i frutti rossi, poi leggere fragranze di sottobosco, quasi terziarie che evolvono verso sentori di smalto (è un vino in cui tutto è sussurrato). Il tannino si sente anche se non è invasivo, vino ‘diritto’, pulito, ben scolpito che gioca più sull’eleganza che sulla potenza. Dei quattro è il più ‘vegetale’, fresco, a tratti pungente.
Fiorenzo Nada Barbaresco Montaribaldi 2015. Rosso rubino brillante, abbastanza intenso. Dopo un’ora circa di sfoggio di potenza (mora e ciliegia) si assesta su un naso più classico con note leggermente speziate, una punta di smalto, e il solito pepe. In bocca bell’equilibrio tra alcol ben padroneggiato e durezze, i tannini si sentono ma non disturbano. Parte moderno e arriva (quasi) tradizionale. Forse il vino più immediato della batteria.
Albino Rocca Barbaresco Ovello Vigna Loreto 2006. Colore rosso rubino scuro ancora brillantissimo. Naso intenso e cangiante, dominano i frutti scuri, poi la viola, e una leggera pepatura di sfondo che emerge via via. Oltre l’ora emergono alcune note più terziarie, ma accennate. Anche l’alcol si sente di più. In bocca tannini ben levigati, notevole freschezza, un allungo in finezza. Notevole la persistenza sia al naso che in bocca. Interpretazione molto equilibrata del vitigno, che è un po’ la cifra della cantina su tutti i barbareschi.