Messaggioda alemusci » 23 gen 2018 23:15
Barbacarlo 2015: Porpora impenetrabile. Naso denso di marasca e oliva in salamoia: strano binomio, ho pensato. Bocca che entra subito corposa e morbida con un residuo zuccherino ben presente. Sciolta la neve di questa dolcezza resta in bocca un tannino inaspettato e dirompente che asfalta il palato e i bordi laterali della lingua. Come una mareggiata spumosa che, ritraendosi, lascia emergere una muraglia di scogli appuntiti e taglienti. Più che un vino è un brodo primordiale. L’ho bevuto volentieri ma la prossima la apro tra un bel po’. Sono davvero curioso di vedere in cosa può trasformarsi questa spremuta succosa. Dal pozzo della mia ignoranza penso di poter dire che c’è davvero tanto materiale ancora inespresso in quella bottiglia.
Post scriptum:
Avrei scritto tutto questo papiro infarcito di metafore più o meno azzeccate se non avessi saputo che si trattava di uno dei vini italiani più “famosi” e se non lo avessi comprato direttamente dalle mani gialle e rugose da fumatore incallito del comm. Lino maga in persona, con il fascino da monumento vivente che inevitabilmente si porta dietro? La mia paura è che no, non lo avrei scritto, ma avrei bollato il vino come squilibrato, scomposto e indecifrabile: un esperimento fallito. Ma questo, a mio parere, è il peccato originale della cultura enologica: senza quella componente sentimentale, sanguigna e un po’ civettuola staremmo qui a parlare solo di pallosissimi e vuoti tecnicismi. E, dopo un po’, finirebbe tutto.
Recioto della valpolicella classico campogerico i corsi, le marognole 2012: Rubino cupo petrolioso. Naso interessante, intenso e sfaccettato. Inizialmente colla e gomma. Poi frutta rossa matura sotto spirito. Ritorno su smalto e accenni di liquirizia. La giuggiola e la china chiudono il ventaglio olfattivo. Bocca molto performante: una bella freschezza avviluppa immediatamente la lingua, lasciando poi spazio ad una morbidezza molto composta, un reticolo tannico palatino finissimo, appena percepibile, ma che lascia il segno. Finale persistente con ritorni di liquirizia e amarena. Vino da meditazione. Serale e solitaria. Non lo abbinerei con niente.
Morus Alba, Vignai da duline, 2014: Un giallo dorato davvero pieno e brillante come non è così usuale vedere. Naso inizialmente un po’ legnoso che poi si apre su una nota iodata/salmastra molto netta e verticale. A rimorchio arrivano una papaya e una pesca gialla, entrambe belle mature. Una nota di zafferano finale griffa definitivamente un naso davvero interessante. In bocca è sorprendentemente fresco e verticale, quasi tagliente. Non che non abbia corpo, anzi: è un corpo bello cicciotto sotto un armatura di metallo leggero. Devo comprarne qualche altra boccia da tenere in cantina qualche annetto ancora.
Abbinamento con penne in crema di parmigiano e zafferano: buono ma al di sotto delle mie personali aspettative. Forse la speziatura bella spinta dello zafferano litiga un po’ con le durezze, ancora presenti, del vino.
Le meridien-saintsaphorin (AOC lavaux), louis bovard 2016: Paglierino verdolino. Naso di pesca bianca, fiori di campo e limoni. Bocca fresca, sapida di media/scarsa lunghezza e corpo. Vinello elvetico senza particolari aspirazioni o pretese. Abbinamento con spinacina al forno ed insalata di cavolo cappuccio: ben calibrato su registri di vaga mestizia.
Campo del soglio, San Martino della battaglia doc, selva capuzza 2014: Verdolino. Naso inizialmente sparato su iodio e zolfo che sfuma gradualmente su pietra e gesso. Spunta poi un agrume acerbo e amaro sottile ma penetrante e un’idea di anice. Col tempo si addolcisce un po’ ma un frutto ben delineato, almeno io, non riesco a percepirlo. La bocca è una lama che taglia il dorso della lingua e scivola via fugacemente senza lasciare particolari tracce. Delitto perfetto. Abbinamento con pesce spada al salmoriglio: non perfetto. L’acidità spiccata del vino si combina con il succo di limone della salsa con risultati nefasti per quel che riguarda gli equilibri gustativi.
“Dio ha fatto l’acqua, ma l’uomo ha creato il vino” Victor Hugo