Dedalus ha scritto:M. de Hades ha scritto:Ne consegue, quindi, che ciò che davvero esiste, in realtà, è proprio "l'evoluzione dei vini di Gaja", quella "dei vini di Giacosa", quella "dei vini di Conterno", quella "dei vini di Clerico", quella "dei vini di Orlando Obrigo", ecc., ecc., ciascuna diversa e funzione della differente combinazione di variabili che caratterizza ciascun produttore (che naturalmente può anche cambiare nel tempo).
Se tu consideri quello che si sta considerando qui, ovvero proprio la variazione nel tempo delle combinazioni delle diverse variabili produttive, giungerai a concludere e anon poter concludere altro che questo: che non esiste "l'evoluzione dei vini di Gaja", quella "dei vini di Giacosa", quella "dei vini di Conterno", quella "dei vini di Clerico", quella "dei vini di Orlando Obrigo", bensì l'evoluzione di ogni singolo vino di ognuno di questi.
Le serie orizzontali e verticali dei vari vini di ogni produttore possono in seconda analisi presentare ricorrenze perfette e continue nel tempo (prendi Beppe Rinaldi, un martello che non sbaglia un'annata e che non ha cambiato di una virgola la ricetta da tanti, tanti anni), ma possono anche presentare variazioni, più o meno radicali e frequenti.
Di più, se non ci si stacca dall'etichetta nel definire i comportamenti evolutivi, sarà sempre impossibile accorgersi che ad un certo punto i vini del produttore X sono fatti (e quindi invecchieranno) tali e quali a quelli del produttore Y.
Ma di che cosa stiamo parlando? Mi sembrano ragionamenti surreali, tanto sono ovvi.
Qualcuno mi vuole dire cortesemente come evolvono "i vini di Elio Grasso"? O come evolve "il Parafada di Massolino"? O come evolve "il Castelle di Antoniolo" (forse non tutti sanno che ad un certo punto il vecchio vigneto delle Castelle è stato infittito piantando nuove viti fra le vecchie, dal passo molto ampio, e quindi contemporaneamente ringiovanito, cambiando sensibilmente la curva evolutiva del vino)?
Non fosse che si sta parlando di Gaja, o di un altro intoccabile come Conterno, Biondi-Santi o Giacosa, di questi ragionamenti ci si lamenterebbe perché rappresentano perdite di tempo.
Altro è invece verificare se effettivamente queste variazioni ci sono o no.
Per tagliare la testa al toro, qualche tempo fa chiesi in una simile discussione a vinogodi se lui, che si esperienza sin dall'uscita sulla serie storica ne ha, ed è in questo affidabilissimo, poteva confermare la mia sensazione e quella di tanti altri, ovvero che i vini di Gaja, in particolare il Barbaresco ma anche gli altri Nebbiolo, a partire all'incirca da metà anni '90 hanno assunto un'espressione più addomesticata (il che vuol dire anche più gentile) rispetto a tannini ed acidità, e hanno visto un legno più presente e sensibile di prima. Ha risposto positivamente. Ma ovviamente vignadelmar non se lo ricorda.
Ovvio che è ovvio. Di cosa si sta ragionando se no? Di ovvietà, appunto.
Il punto centrale del mio discorso, che tu non hai sottolineato, stava, però, nella parte finale del post, ovvero dove scrivevo che, secondo me, sull'evoluzione di un vino il peso maggiore ce l'hanno le tecniche di coltivazione e, soprattutto, di vinificazione.
Il che vale anche, sempre secondo me, sulle fasi di chiusura e di apertura di un vino, che rientrano nelle fasi evolutive del vino medesimo.
Insomma, il mio post era un po' una precisazione del tuo (e non stare sempre con quel fucile spianato...).
Quello che però non so, non capisco, non riesco ad intuire e che vorrei tanto sapere è che cosa sia cambiato nei vini di Gaja post-95, non dal punto di vista organolettico (quello l'hai già chiarito), ma dal punto di vista "operativo": ha infittito pure lui i vigneti? O a tolto qualche piede da ogni filare? Fa macerazioni più corte? Usa legni diversi? Fa delestage? Usa il "cigarillo" (ah, che godimento scrivere una parola così esotica, con quel suo lussureggiante roteare che mi risuona nella mente mentre scrivo... - fine OT)? O forse mette il Cabernet che prima non metteva?
Chi conosce "decentemente tutte le varie caratteristiche del vitigno, della zona e delle varie lavorazioni" dovrebbe accorgersi benissimo dei cambiamenti ed altrettanto bene dovrebbe essere in grado di attribuirli ad una o più delle variabili da te elencate.
Non metto in dubbio che i Nebbiolo di Gaja abbiamo cambiato espressività dal '95 in poi - che vinogodi l'abbia confermato o meno (ma anche meno...) - però vorrei appunto capire perché lo hanno fatto proprio dalla metà degli anni Novanta e cosa abbia causato il cambiamento, perché io non riesco davvero a ricordare nulla di particolare.
Poi, a proposito di Gaja, non ricordo nemmeno con che annata sia uscito dai discplinari DOCG ed in che periodo stesse maturando l'idea di chiedere una revisione del disciplinare per ammettervi altri vitigni oltre al nebbiolo. Sto davvero invecchiando.