Finalmente riesco a trovare un attimo di tempo per buttare giù due note.
La piacevolezza della serata è stata ben ripartita!
Per metà dalla location che Mauro ha messo a disposizione (un posto veramente incredibile se si è amanti della tranquillità), da sua moglie Raffaella che in cucina è veramente brava e che si è prodigata nonostante infortunio realizzando un menù di degno abbinamento (compresi i tortellini in brodo, che col vino non c'entravano una mazza, ma che sublime bontà ...

... un mio piccolo peccato di gola) e dalla compagnia, un manipolo di brutti ceffi senza tante seghe mentali ma con tanta voglia di apprezzare solamente quello che c'era nel bicchiere.
Per metà dai vini che di fascino ne hanno da vendere, regalando emozioni non indifferenti.
Effettivamente era un pezzo che non ci si ritrovava con la vecchia guardia, tutti galvanizzati da una batteria sicuramente non di facile reperimento, per la quale non saremmo mai abbastanza grati al buon Ermes e a quel suo lato sensibile che se adeguatamente stimolato fa sparire il venditore che è in lui a beneficio della condivisione e della convivialità !
Bottiglie che rasentavano la perfezione in quanto a conservazione (bella botta di culo ...

), forse un Yquem 90 leggermente sotto tono
Divisi in due batterie per dare un maggior senso, anche perché avere 8 bicchieri davanti al piatto sarebbe troppo impegnativo, direi che li abbiamo suddivisi bene per le emozioni che hanno saputo dare.
Vorrei aprire le note dicendo che non c'è stato nessun naso totalmente espressivo, anzi mi sarei aspettato che qualche vino fosse più cangiante, maledettamente intenso e assolutamente provocante ma non è stato affatto così ... Nasi abbastanza chiusi, poco mobili, di intensità contenuta, ancora compressi sicuramente a causa della gioventù e anche perché Bordeaux come al solito da il meglio di se al sorso. Grande soddisfazione nell'affermare che le bituriche e i peperoni erano assenti, se non inizialmente nel Baron, ma che hanno ben presto lasciato il posto ad altre sensazioni, tutti più o meno giocati tra il fruttato e lo speziato. A questi livelli l'uso del legno è magistrale e assolutamente inavvertibile, perfettamente integrato e migliorativo.
Nella prima batteria il mio progressivo indice di gradimento è stato per Angelus, poi Pichon Lalande, poi Mouton, e per ultimo il Pichon Baron.
Angelus ha vinto a mani basse, per intensità, potenza, carattere e un'incredibile dolcezza del frutto nel finale. Una bella scia acido/sapida rende le beva alquanto compulsiva. Il tempo lo renderà più equilibrato e migliorerà ulteriormente. 95p
Lalande in formissima sfodera una bella prestazione, corpo di bell'impatto ed estrazione, ottima freschezza sapida, molto goloso e seducente. Un tannino fitto e dolce seguito da un finale di buona persistenza lo rendono pericolosamente provocante. Speriamo che il suo frutto decada il più tardi possibile! 93p
Mouton non è Mouton delle migliori espressioni, ha già raggiunto un certo equilibrio e lo manterrà a lungo ma non brilla. Bella la sua integrazione, il suo equilibrio, ma non ha l'esuberanza del fuoriclasse, carente di grip, di una monolitica eleganza senza particolari emozioni. Un corpo di media potenza e struttura che non gli si addice. In batteria le carenze escono più facilmente ! 92p
Baron è il più scontroso e introverso, vino maschio dallo sferzante impatto, pecca di una leggera rusticità ed irruenza del tannino, ancora graffiante e forse con una pessima propensione all'integrazione. Azzardo a dire che non è stato gestito perfettamente il legno, la materia c'è tutta. 90p
Seconda batteria nell'Olimpo dei grandi vini, con un Latour che si divide il podio con Margaux, il primo per debordante potenza e infinita persistenza, il secondo per la massima espressione dell'eleganza e raffinatezza seguiti da Lafite e Cheval Blanc
Latour ... se mi chiedessero di mettere nel bicchiere la massima espressione della potenza di un vino direi Latour senz'ombra di dubbio ... Il problema di questo maledetto bicchiere è potenza in ogni sua componente ! Non è solo potenza di estrazione che ti anestetizza il palato, è potenza nella stratificazione, è potenza nella sua parte acido/sapida che lo rende freschissimo, è potenza nel tannino dolce e fitto, è potenza nel finale che lo rende interminabile. Annata di grazia per questo blasone, sicuramente tra le migliori da me bevute, e con una vita che probabilmente manderà in pensione tutti noi. Quintessenza di Pauillac 98+
Margaux in quest'annata dimostra tutto il suo potenziale, la sua innata classe, l'incredibile stratificazione dell'eleganza, l'erotica sensualità di un vigneto che dona emozioni per la raffinatezza del sorso supportata da una "velata" potenza.
Vino di grande estrazione ma giocato su di un registro diverso di Latour, i due volti del taglio bordolese che arrivano allo stesso risultato, farti sobbalzare dalla sedia. Suadente in un frutto rosso di rara finezza, un tannino quasi assente tanto è mascherato, infinito nella sua dolcezza. Che grande annata ! La risposta di Margaux alla provocazione di Pauillac 98-
Lafite è Rodanesco nel suo connubio frutto/potenza, sicuramente il naso più espressivo della batteria ma è al sorso che ti strega. Ha un frutto dolcissimo e sensuale che lo rende ammaliante. E' impattante, freschissimo, molto minerale, estremamente largo ... a trovargli un difetto pecca di definizione rispetto ai precedenti ma è altrettanto appagante. 96
Cheval Blanc ha pagato dazio, ma si rifarà in altre annate. Sempre un bicchiere di rara eleganza, forse meno stratificato, meno prorompente, meno impattante (ma rispetto a chi ?

). Ma ne ha di cose da dire, in quel sorso sottile ma deciso, potente ed elegante allo stesso tempo, vino di grande equilibrio e caratura. 95
Yquem non l'ho trovato in formissima, al naso mi sembrava più Pantelleria che Sauternes ... Però la bocca è cristallina, sempre quel mix unico di contenuta dolcezza, inusuale freschezza ed impattante potenza che lo rende inimitabile. 90+
Speriamo ci sia presto una prossima tavolata !!!