Messaggioda landmax » 05 ago 2015 12:35
Ieri seratina interessante, al fresco delle prime colline faentine:
- Fleury Extra Brut 2002: bel colore tra il giallo paglierino e il dorato, parte bene con un naso di stampo tradizionale, con note rancìd e di nocciola in evidenza, agrumi e una netta scia di erbe officinali (forse appena troppo marcata). La bocca però è deludente, a partire da una bolla un po’ grossolana e evanescente e un corpo che scivola via. Opto per bottiglia sfortunata o non ben conservata (prima dell’arrivo nella mia cantina). Nota positiva: bassissima solforosa (bevuti due bicchieri pieni, nessun giramento di testa).
- Bouquin-Dupont Fils Blanc de blancs Grand Cru Millesime 1996: ci riprendiamo con questo, dal bellissimo colore dorato intenso, naso ricco e sfaccettato, anch’esso tradizionale, ma più giocato su note di crema pasticcera, miele e agrumi (cedro e ananas). Bocca bella tesa, ancora freschissima, di struttura non pompata, ma capace di regalare un lungo finale. Ottimo. Chiosa finale: per l’ennesima volta (pur ammettendo di non avere moltissimi assaggi all’attivo) mi si conferma la superiorità dei 1996 rispetto ai 2002, quest’ultima annata mi pare non abbia la freschezza e dinamicità che pretendo da una grande annata.
- Puligny Montrachet 1er Le Cailleret 1999 De Montille: giallo dorato con riflessi oro antico, parte misurato, in punta di piedi, su delicate note talcate e agrumate. Poi si schiude, molto lentamente, ma con un nitore e una precisione aromatica rimarcabili: così escono il floreale, di sambuco, il fruttato, che spazia dal cedro, all’arancia, alla pesca bianca, il minerale (polvere pirica), le eleganti note boisè, il tutto in un quadro cangiante di rara complessità ed eleganza. Eleganza che si conferma anche in bocca, dove il corpo pieno ma bilanciato è attraversato da una vena sapido-agrumata di grande vitalità e lunghezza, con ritorni di scorza d’arancia a ripulire la bocca in maniera impeccabile. 12,5% in etichetta e vigna baciata da Iddio posta a fianco del fratello più blasonato. Che gran vino!
- Vitovska 2010 Kante: si ritorna sulla terra, ma l’atterraggio è morbido con questo bianco che ho trovato particolarmente espressivo a livello olfattivo, per essere una vitovska, giocato in bocca (come è giusto che sia) più sulla larghezza e la sapidità che sulla verticalità. Ad ogni modo, un vino molto equilibrato, in stile Kante.
- Moscato D’Asti Vigna Vecchia Ca’d Gal 2013: ancora un po’ indietro nello sviluppo olfattivo rispetto a quel che potrà dare tra qualche anno, si avvertono comunque i primi accenni di salvia e rosmarino a impreziosire il bouquet; la bocca è un po’ più magra e meno dolce di quel che ricordavo (avevo bevuto qualche tempo fa un 2007 che avevo trovato più ricco, forse complice anche l’annata), ma comunque di una bevibilità unica. Mi è parso ancora in assestamento, buono, ma da tenere lì.
Un grazie particolare a Marcolanc, che ha voluto condividere con noi 3 delle 5 bottiglie (tra cui il coup de coeur della serata) e all’amico Lalas, vecchio compagno di merende!