CRONACHE D'OSTERIA

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Re: CRONACHE D'OSTERIA

Messaggioda davidef » 18 nov 2010 20:50

cascinafrancia ha scritto:
l'oste ha scritto:Corton GC Clos du roi 2006 - Chandon de Brailles, due torri, due cavalli


Lei mi dovrà scusare, ma essendo io convinto che questo qui sia un gran vino, potrebbe cortesemente dilungarsi?
J'ai du mal à raccapezzarmi nei simbolini (problema, ovviamente, del tutto mio). Grazie.


appunto... :roll:
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Re: CRONACHE D'OSTERIA

Messaggioda l'oste » 18 nov 2010 20:52

cascinafrancia ha scritto:
l'oste ha scritto:Corton GC Clos du roi 2006 - Chandon de Brailles, due torri, due cavalli


Lei mi dovrà scusare, ma essendo io convinto che questo qui sia un gran vino, potrebbe cortesemente dilungarsi?
J'ai du mal à raccapezzarmi nei simbolini (problema, ovviamente, del tutto mio). Grazie.

Se dico over 95 è più chiaro?
Complimenti, il signore sì che se ne intende...
Occhiolino.

Dilungandomi le potrei dire il disappunto che ho provato per averne acquistate solo tre (questa era la prima).
Vino di grande profondità e ricchezza aromatica e dalla struttura che lottizza con fermezza la bocca nei diversi ma equilibrati registri palatali. Al gioco dei cinque aggettivi direi carnoso, floreale, misterioso, ricco e vibrante. E mi è sembrato che abbia parecchia vita davanti, cercherò di giocarmi bene le rimanenti due bottiglie.
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Re: CRONACHE D'OSTERIA

Messaggioda cascinafrancia » 18 nov 2010 20:58

Ecco, mi interessava oltremodo lo scritto descrittivo.
Grazie mille.
Il Maestro, dall'alto della sua raffinatezza, tende a disdegnare questi Grand Cru, colpevoli, a suo augusto e non sindacabile dire, d'una certa qual mancanza di sette quarti, o anche dodici, di nobiltà.

Io, dal basso della collina di Corton, mi sento come davanti ad un mucchio di foglie cadute, sotto le quali si scaldano pietanze terrose sì, ma vieppiù a me consone e quasi consanguinee. Verrà un giorno.....
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Non cercatelo sulle mappe, come direbbero i vecchi geografi[...].
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Re: CRONACHE D'OSTERIA

Messaggioda l'oste » 18 nov 2010 21:05

davidef ha scritto:
l'oste ha scritto: Se hai voglia, puoi cercare nelle pagine addietro, c'è tutta la spiegazione.



non ci penso proprio :lol:

l'unica cosa che mi permetto di obbiettare è che un qualsiasi sistema di valutazione, che vada dalle faccine ai papaveri od a quel che si vuole, dovrebbe anche essere comprensibile o quantomeno facilmente interpretabile ai più, nell'esempio che ho citato mi sembra che questo risultato non sia raggiunto e quindi mi ritrovo potenzialmente a leggere di dei vini dove, a parte la prosa più o meno ricercata, non arrivo a capirne lo spessore che il degustatore ha ritrovato nel bicchiere.

a volte mi sembra che ci sia una allergia ai numeri rinfacciando loro la implicita crudezza e si cerchi il ghirigoro cascando sempre però alla fine nell'esigenza di sintetizzare un giudizio che, allegoria impiegata o meno, alla fine torna a tendere sempre ad un valore su una scala....

però lungi da me voler riaprire una diatriba sulle scale, ognuno usi il metro che vuole, rendetelo comprensibile però :lol:

Abitualmente scrivo sempre le note, che spero siano comprensibili.
Siccome poi i "simbolini" li posto sempre in questo "contenitore" di Cronache d'osteria, chi avesse voglia, può decifrare pedine, alfiere eccetera, andando a leggere l'origine dell'idea.
Nessuna allergia ai numeri, ma poca fiducia.
I simboli degli scacchi non sono un tentativo di fissare una scala di valutazione, essendo solo un metodo di sintesi descrittiva.
Ma se non vuoi andare a leggere la spiega, non ha senso ripeterlo ora.
Sorriso.
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Re: CRONACHE D'OSTERIA

Messaggioda davidef » 18 nov 2010 21:09

l'oste ha scritto: I simboli degli scacchi non sono un tentativo di fissare una scala di valutazione, essendo solo un metodo di sintesi descrittiva.


simboli e numeri tendono sempre e strettamente allo stesso fine, storicamente mi sembra, cioè esprimere una valutazione quantificata e qualificata... :roll:
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Re: CRONACHE D'OSTERIA

Messaggioda l'oste » 18 nov 2010 21:22

davidef ha scritto:
l'oste ha scritto: I simboli degli scacchi non sono un tentativo di fissare una scala di valutazione, essendo solo un metodo di sintesi descrittiva.


simboli e numeri tendono sempre e strettamente allo stesso fine, storicamente mi sembra, cioè esprimere una valutazione quantificata e qualificata... :roll:

Mi sembra una definizione un po' semplicistica e -storicamente parlando- sparata per aria.
Simboli e numeri non hanno la stessa funzione; anche se ogni numero è un simbolo, non si può dire che ogni simbolo sia un numero.
Storicamente, molti simboli sono unicamente dei segni legati al contenuto, più che ad una scala quali/quantitativa.
In questo caso poi, stai parlando e discutendo di un metodo personale che non conosci o intendi leggere, quindi...

PS: se cambi idea, a pag.85 oppure
http://www.gamberorosso.it/grforum3/viewtopic.php?f=13&t=45753&st=0&sk=t&sd=a&start=2100
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Re: CRONACHE D'OSTERIA

Messaggioda l'oste » 19 nov 2010 00:10

cascinafrancia ha scritto:Ecco, mi interessava oltremodo lo scritto descrittivo.
Grazie mille.
Il Maestro, dall'alto della sua raffinatezza, tende a disdegnare questi Grand Cru, colpevoli, a suo augusto e non sindacabile dire, d'una certa qual mancanza di sette quarti, o anche dodici, di nobiltà.

Io, dal basso della collina di Corton, mi sento come davanti ad un mucchio di foglie cadute, sotto le quali si scaldano pietanze terrose sì, ma vieppiù a me consone e quasi consanguinee. Verrà un giorno.....

Il Gran Magister ha certamente ragione a intravvedere certo plebeismo sfrontato nelle manifestazioni sensoriali di Corton. Peraltro non son molti i cortoniani rossi degni di gran cruituido.
Grand Cru e grande bottiglia lo è stato certamente il Clos du roi 2006 di Chandon de Brailles. Forse l'annata 2006, notevole per il pret a boire, ha rifinito la stoffa ispida percepita nella 2001, unica mia esperienza precedente.

PS: se tu sei in basso alla collina di Corton, figurati io, tanto rozzo da scendere spesso e con piacere fino a Mercurey...
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Re: CRONACHE D'OSTERIA

Messaggioda Dedalus » 19 nov 2010 07:25

l'oste ha scritto:
davidef ha scritto:
l'oste ha scritto: I simboli degli scacchi non sono un tentativo di fissare una scala di valutazione, essendo solo un metodo di sintesi descrittiva.


simboli e numeri tendono sempre e strettamente allo stesso fine, storicamente mi sembra, cioè esprimere una valutazione quantificata e qualificata... :roll:

Mi sembra una definizione un po' semplicistica e -storicamente parlando- sparata per aria.
Simboli e numeri non hanno la stessa funzione; anche se ogni numero è un simbolo, non si può dire che ogni simbolo sia un numero.
Storicamente, molti simboli sono unicamente dei segni legati al contenuto, più che ad una scala quali/quantitativa.
In questo caso poi, stai parlando e discutendo di un metodo personale che non conosci o intendi leggere, quindi...

PS: se cambi idea, a pag.85 oppure
http://www.gamberorosso.it/grforum3/viewtopic.php?f=13&t=45753&st=0&sk=t&sd=a&start=2100


Premesso che sono d'accordo con il tuo punto di vista (più una valutazione quantitativa/numerica si serve di unità di misura dense di un significato preciso e differenziato, più è grande il loro valore esplicativo della qualità del vino, quindi la loro utilità per chi legge), devo dire che anche io faccio un po' fatica a focalizzare perché non ricordo bene il significato dei vari pezzi, nonché l'estensione di ogni scala. Se riportassi in firma la scala, o più elegantemente e sopportabilmente all'occhio un link, tutto sarebbe più immediatamente fruibile.

In ogni caso, volendo essere brutalmente essenziali, l'unica vera grande unità di misura è la firma di chi conia la valutazione.
La tua stessa scala nelle mani di due persone diverse assume significati e rilevanza totalmente diversi. Come qualsiasi altra. Il che non toglie che non tutte le scale siano ugualmente buone ed ugualmente esplicative, come detto in principio.
“La cultura è organizzazione, disciplina del proprio io interiore; è presa di possesso della propria personalità, e conquista di coscienza superiore, per la quale si riesce a comprendere la propria funzione nella vita, i propri diritti e i propri doveri.”
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Re: CRONACHE D'OSTERIA

Messaggioda l'oste » 19 nov 2010 15:56

Dedalus ha scritto:
Premesso che sono d'accordo con il tuo punto di vista (più una valutazione quantitativa/numerica si serve di unità di misura dense di un significato preciso e differenziato, più è grande il loro valore esplicativo della qualità del vino, quindi la loro utilità per chi legge), devo dire che anche io faccio un po' fatica a focalizzare perché non ricordo bene il significato dei vari pezzi, nonché l'estensione di ogni scala. Se riportassi in firma la scala, o più elegantemente e sopportabilmente all'occhio un link, tutto sarebbe più immediatamente fruibile.

In ogni caso, volendo essere brutalmente essenziali, l'unica vera grande unità di misura è la firma di chi conia la valutazione.
La tua stessa scala nelle mani di due persone diverse assume significati e rilevanza totalmente diversi. Come qualsiasi altra. Il che non toglie che non tutte le scale siano ugualmente buone ed ugualmente esplicative, come detto in principio.

La "scala a scacchi" è solo un tentativo, personale ed aleatorio, di pensare a nuovi modi di comunicazione, di sintesi, nel parlar di vino. Mi rendo conto che non sia immediatamente intelliggibile e comprensibile.
C'è inoltre anche il rischio che venga fraintesa come se fosse unicamnete una scala di valutazione, mentre l'intento era quello di sintetizzare anche aspetti descrittivi (i.e. tipicità-tradizione=torre, longevità-stato evolutivo=cavallo, internazionalità trasversale=alfiere). Non volevo ideare una versione parallela della scala centesimale.

Non darei però così spazio ed importanza ad una mia velleità nella comunicazione, sono solo considerazioni personali, nate quasi per gioco e senza la presunzione che vengano condivise.
In fondo il tempo è sempre poco per scrivere e leggere, forse farei meglio ad adeguarmi alla corrente delle faccine, dei punteggi, evitando i simbolini, le metafore, la ricerca di prosa nelle note e tutto quanto non sia riconoscibile dall'estabilishment istituzionale forumistico ed enologico.
Non mi viene spontaneo ma ci faccio un pensierino, di sicuro risparmierei del tempo...
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Re: CRONACHE D'OSTERIA

Messaggioda gremul » 19 nov 2010 16:26

Andrea scusa l'OT spero tu abbia già letto il libro di Nossiter, il regista di Mondovino, qualora non l'avessi ancora fatto precipitati in libreria oggi stesso, non puoi perderlo

viewtopic.php?f=13&t=98759&p=858938#p858938

c'è anche una parte bellissima sui punteggi
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A Broccolino i rom eravamo noi (M. Pannella)
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Re: CRONACHE D'OSTERIA

Messaggioda l'oste » 19 nov 2010 17:18

gremul ha scritto:Andrea scusa l'OT spero tu abbia già letto il libro di Nossiter, il regista di Mondovino, qualora non l'avessi ancora fatto precipitati in libreria oggi stesso, non puoi perderlo

viewtopic.php?f=13&t=98759&p=858938#p858938

c'è anche una parte bellissima sui punteggi

Grazie per la segnalazione Greg, non me lo perderò.
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Re: CRONACHE D'OSTERIA

Messaggioda diego » 19 nov 2010 21:24

l'oste ha scritto:
gremul ha scritto:Andrea scusa l'OT spero tu abbia già letto il libro di Nossiter, il regista di Mondovino, qualora non l'avessi ancora fatto precipitati in libreria oggi stesso, non puoi perderlo

viewtopic.php?f=13&t=98759&p=858938#p858938

c'è anche una parte bellissima sui punteggi

Grazie per la segnalazione Greg, non me lo perderò.


letto e confermo la bellezza/densità del libro.
Esiste una finestra specifica per esprimere compiutamente il carattere del territorio: sopra una certa resa per ettaro tale carattere si spegne, ma lo stesso accade anche sotto una certa resa per ettaro.
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Re: CRONACHE D'OSTERIA

Messaggioda Dedalus » 19 nov 2010 22:06

l'oste ha scritto:
Dedalus ha scritto:
Premesso che sono d'accordo con il tuo punto di vista (più una valutazione quantitativa/numerica si serve di unità di misura dense di un significato preciso e differenziato, più è grande il loro valore esplicativo della qualità del vino, quindi la loro utilità per chi legge), devo dire che anche io faccio un po' fatica a focalizzare perché non ricordo bene il significato dei vari pezzi, nonché l'estensione di ogni scala. Se riportassi in firma la scala, o più elegantemente e sopportabilmente all'occhio un link, tutto sarebbe più immediatamente fruibile.

In ogni caso, volendo essere brutalmente essenziali, l'unica vera grande unità di misura è la firma di chi conia la valutazione.
La tua stessa scala nelle mani di due persone diverse assume significati e rilevanza totalmente diversi. Come qualsiasi altra. Il che non toglie che non tutte le scale siano ugualmente buone ed ugualmente esplicative, come detto in principio.

La "scala a scacchi" è solo un tentativo, personale ed aleatorio, di pensare a nuovi modi di comunicazione, di sintesi, nel parlar di vino. Mi rendo conto che non sia immediatamente intelliggibile e comprensibile.
C'è inoltre anche il rischio che venga fraintesa come se fosse unicamnete una scala di valutazione, mentre l'intento era quello di sintetizzare anche aspetti descrittivi (i.e. tipicità-tradizione=torre, longevità-stato evolutivo=cavallo, internazionalità trasversale=alfiere). Non volevo ideare una versione parallela della scala centesimale.

Non darei però così spazio ed importanza ad una mia velleità nella comunicazione, sono solo considerazioni personali, nate quasi per gioco e senza la presunzione che vengano condivise.
In fondo il tempo è sempre poco per scrivere e leggere, forse farei meglio ad adeguarmi alla corrente delle faccine, dei punteggi, evitando i simbolini, le metafore, la ricerca di prosa nelle note e tutto quanto non sia riconoscibile dall'estabilishment istituzionale forumistico ed enologico.
Non mi viene spontaneo ma ci faccio un pensierino, di sicuro risparmierei del tempo...


Secondo me come detto è tutto più semplice.

SI legge "due cavalli e un pedone", tanto per buttarla lì, non so nemmeno se sia prevista una simile combinazione, si vorrebbe capire subito cosa singifica, ma non ce ne si ricorda, e andare a cercare la pagina giusta è troppo laborioso. Basterebbe una banale legenda, estesa o linkata, e tutto andrebbe perfettamente a posto.
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Re: CRONACHE D'OSTERIA

Messaggioda davidef » 20 nov 2010 13:14

l'oste ha scritto: In fondo il tempo è sempre poco per scrivere e leggere, forse farei meglio ad adeguarmi alla corrente delle faccine, dei punteggi, evitando i simbolini, le metafore, la ricerca di prosa nelle note e tutto quanto non sia riconoscibile dall'estabilishment istituzionale forumistico ed enologico.



purtroppo ho poco tempo per stare dietro agli argomenti del forum...sempre meno accidenti...il mio intervento nasceva da una considerazione semplice ovvero che dalle tue considerazioni non si capisce il valore di un vino bevuto, tutto quà, ti ha pure fatto notare immediatamente in successione al mio intervento la stessa cosa un altro forumista (in modo però a te più congeniale probabilmente).

lascerei stare i richiami all''estabilishment istituzionale forumistico ed enologico che sanno un po' di lagnanza e piuttosto cercherei (se desiderato ovviamente) di rendere un filo più comprensibili le valutazioni dei vini bevuti, altrimenti alcuni scritti appaiono ad alcuni forumisti meno dotati del senso dell'immaginifico un gradevole esercizio di prosa fine a se stesso ma non efficaci nel comunicare un dato...che poi è forse la essenza stessa del condividere le note di degustazione su un vino.

tutto ciò nel massimo rispetto della altrui sensibilità e libertà di espressione...se si riesce ad adottare una linea interpretativa più agevole del giudizio sintetico delle N.D.D. (non dico convenzionale che suonerebbe come una eresia) sarebbe per me una cosa utile ai più.

grazie :D
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Re: CRONACHE D'OSTERIA

Messaggioda vinogodi » 20 nov 2010 14:07

Dedalus ha scritto:
l'oste ha scritto:
Dedalus ha scritto:
Premesso che sono d'accordo con il tuo punto di vista (più una valutazione quantitativa/numerica si serve di unità di misura dense di un significato preciso e differenziato, più è grande il loro valore esplicativo della qualità del vino, quindi la loro utilità per chi legge), devo dire che anche io faccio un po' fatica a focalizzare perché non ricordo bene il significato dei vari pezzi, nonché l'estensione di ogni scala. Se riportassi in firma la scala, o più elegantemente e sopportabilmente all'occhio un link, tutto sarebbe più immediatamente fruibile.

In ogni caso, volendo essere brutalmente essenziali, l'unica vera grande unità di misura è la firma di chi conia la valutazione.
La tua stessa scala nelle mani di due persone diverse assume significati e rilevanza totalmente diversi. Come qualsiasi altra. Il che non toglie che non tutte le scale siano ugualmente buone ed ugualmente esplicative, come detto in principio.

La "scala a scacchi" è solo un tentativo, personale ed aleatorio, di pensare a nuovi modi di comunicazione, di sintesi, nel parlar di vino. Mi rendo conto che non sia immediatamente intelliggibile e comprensibile.
C'è inoltre anche il rischio che venga fraintesa come se fosse unicamnete una scala di valutazione, mentre l'intento era quello di sintetizzare anche aspetti descrittivi (i.e. tipicità-tradizione=torre, longevità-stato evolutivo=cavallo, internazionalità trasversale=alfiere). Non volevo ideare una versione parallela della scala centesimale.

Non darei però così spazio ed importanza ad una mia velleità nella comunicazione, sono solo considerazioni personali, nate quasi per gioco e senza la presunzione che vengano condivise.
In fondo il tempo è sempre poco per scrivere e leggere, forse farei meglio ad adeguarmi alla corrente delle faccine, dei punteggi, evitando i simbolini, le metafore, la ricerca di prosa nelle note e tutto quanto non sia riconoscibile dall'estabilishment istituzionale forumistico ed enologico.
Non mi viene spontaneo ma ci faccio un pensierino, di sicuro risparmierei del tempo...


Secondo me come detto è tutto più semplice.

SI legge "due cavalli e un pedone", tanto per buttarla lì, non so nemmeno se sia prevista una simile combinazione, si vorrebbe capire subito cosa singifica, ma non ce ne si ricorda, e andare a cercare la pagina giusta è troppo laborioso. Basterebbe una banale legenda, estesa o linkata, e tutto andrebbe perfettamente a posto.

... assolutamente no : meglio una simbologia un pò misteriosa e densa di interpretazione soggettiva : essendo un vecchio amante della pesca , pensavo ai bigattini , vermi da terra , crisalidi e larve per giudicare i vini : cosa ne pensate? :lol:
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Re: CRONACHE D'OSTERIA

Messaggioda davidef » 20 nov 2010 14:12

vinogodi ha scritto:

Secondo me come detto è tutto più semplice.

SI legge "due cavalli e un pedone", tanto per buttarla lì, non so nemmeno se sia prevista una simile combinazione, si vorrebbe capire subito cosa singifica, ma non ce ne si ricorda, e andare a cercare la pagina giusta è troppo laborioso. Basterebbe una banale legenda, estesa o linkata, e tutto andrebbe perfettamente a posto.

... assolutamente no : meglio una simbologia un pò misteriosa e densa di interpretazione soggettiva : essendo un vecchio amante della pesca , pensavo ai bigattini , vermi da terra , crisalidi e larve per giudicare i vini : cosa ne pensate? :lol:



piano però...se metti i bigattini facciamo la scala usando solo quelli color panna (i naturali per intenderci) o mettiamo dnetro anche quelli colorati ? ed a questi che grado di valore diamo ? e poi le larve di mosca canaria che si sono imbozzolate come le consideri ? e l'eventuale mosca sviluppata ? insomma...non è mica facile sai... :lol:
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Re: CRONACHE D'OSTERIA

Messaggioda l'oste » 20 nov 2010 17:46

davidef ha scritto:purtroppo ho poco tempo per stare dietro agli argomenti del forum...sempre meno accidenti...il mio intervento nasceva da una considerazione semplice ovvero che dalle tue considerazioni non si capisce il valore di un vino bevuto, tutto quà, ti ha pure fatto notare immediatamente in successione al mio intervento la stessa cosa un altro forumista (in modo però a te più congeniale probabilmente).

lascerei stare i richiami all''estabilishment istituzionale forumistico ed enologico che sanno un po' di lagnanza e piuttosto cercherei (se desiderato ovviamente) di rendere un filo più comprensibili le valutazioni dei vini bevuti, altrimenti alcuni scritti appaiono ad alcuni forumisti meno dotati del senso dell'immaginifico un gradevole esercizio di prosa fine a se stesso ma non efficaci nel comunicare un dato...che poi è forse la essenza stessa del condividere le note di degustazione su un vino.

tutto ciò nel massimo rispetto della altrui sensibilità e libertà di espressione...se si riesce ad adottare una linea interpretativa più agevole del giudizio sintetico delle N.D.D. (non dico convenzionale che suonerebbe come una eresia) sarebbe per me una cosa utile ai più.

grazie :D

Devo confessare che i tuoi modi sono costantemente poco simpatici, evidentemente ti riesce bene in modo naturale.
In tutta franchezza non riesco a togliermi il dubbio se tu sia più duro di comprendonio, se sia io a non spiegarmi sufficientemente bene per farmi capire da te o se vuoi solo scassare un po' le palle.
Tra l'altro infatti, parti dalla critica ai simbolini degli scacchi, quasi un pretesto per poi far scivolare nel discorso anche le mie note, "immaginifiche" e "gradevoli esercizi di prosa".

Ma nonostante ciò, sono convinto che una critica vada sempre ascoltata, da qualunque parte provenga, cercando di capirne i motivi.
Ti ripeto quindi con pazienza che la quasi totale maggioranza delle volte che racconto un vino bevuto metto delle note, che non saranno canoniche o convenzionali, ma finora nessuno si è lamentato della loro incomprensibilità.
Solo una volta, questa in cui tu sei appunto intervenuto, per mancanza di tempo ho messo solo l'elenco vini con i simbolini degli scacchi "a commento".
Il forumista che come dici me lo ha fatto notare è Luca-cascinafrancia, un fraterno amico, con il quale, credimi, non esistono incomprensioni lessicali enologiche, ma siccome ama e conosce molto bene (sorriso) il Clos du roi, mi chiedeva note più approfondite rispetto ai simbolini che avevo messo, scherzando sull'argomento (pensa che a pag. 85 potrai trovare i complimenti in francese proprio di cascinafrancia sull'idea della scala a scacchi).

Detto tra noi, sul tema delle "sintesi di valutazione" non trovo che il metodo delle faccine o dei punteggi senza note che si vedono spessissimo sul forum, siano più esplicativi su un vino rispetto ai simboli degli scacchi, ma a te evidentemente quel tipo di estabilishment è sufficientemente chiaro per non lamentartene.
Se però non hai abbastanza tempo ed immaginazione per leggere e tradurre le mie note, sono certo che non sarà per te un dramma. Nel massimo rispetto per le sensibilità e libertà di espressione altrui, potrai sempre leggere sul forum quello che la tua capacità ed elasticità mentale ti consentono di fare.
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Re: CRONACHE D'OSTERIA

Messaggioda davidef » 20 nov 2010 20:26

l'oste ha scritto: Devo confessare che i tuoi modi sono costantemente poco simpatici, evidentemente ti riesce bene in modo naturale.
In tutta franchezza non riesco a togliermi il dubbio se tu sia più duro di comprendonio, se sia io a non spiegarmi sufficientemente bene per farmi capire da te o se vuoi solo scassare un po' le palle.


ma è sempicissimo, sono un mix, un antipatico rompipalle duro di comprendonio...ci voleva tanto ? :lol:

ma te lo spiego meglio in PVT così non annoiamo gli altri utenti... :wink:
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Re: CRONACHE D'OSTERIA

Messaggioda l'oste » 21 nov 2010 20:13

Dedalus ha scritto:...l'unica vera grande unità di misura è la firma di chi conia la valutazione.

Troppo lunga per metterla in firma...

Ho riflettuto sui post precedenti e sono convinto che, nel rispetto della piena libertà d'espressione, ognuno possa dire la propria opinione, con onestà intellettuale e accettando le diversità altrui, anche nel caso non si comprendano o condividano.
Come recita la firma di un caro amico, "La diversità di ognuno di noi non è un'arma per discriminare, etichettare, ma una ricchezza".
Più che a discettare sul colore o sulle rese in vigna, sono portato a leggere il vino per cercare metafore come, ad esempio, a pensare al Margaux '90 come a Brigitte Bardot giovane o Hey Jude ad un Sassicaia.
Da quasi 25 anni il vino mi procura emozioni e suggestioni che scrivo per condividere e raccontare la mia passione, la modesta esperienza personale e "personalizzata". Non significa diversificarmi a tutti i costi, bensì semplicemente essere me stesso.
Peraltro è proprio grazie a questo che ho avuto il piacere di poter ricambiare -anche di persona- l'affetto, il rispetto e la stima di persone eccezionali conosciute qui dentro.
A voler essere precisi infine, questo thread ha un'insegna consunta ma leggibile, dice "Cronache d'osteria" non "Università enologica" e come nickname ho scelto l'oste, non il profeta o l'oracolo.
Inoltre siamo su un forum di appassionati, non ad un convegno di professionisti del settore.

Perciò continuerò a raccontare "a modo mio" (grande Pierangelo Bertoli) le bottiglie che ho bevuto, parlando anche della bruschetta, dell'arrosto o della musica che le ha accompagnate. Se disturba la mia personalità o se la mia nota sarà inutile per chi preferisce un linguaggio più canonico e convenzionale, mi spiace, ma pazienza.
Per fortuna c'è tanto altro di meglio da leggere sul forum e da fare nella vita.

Buona domenica a todos.
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Re: CRONACHE D'OSTERIA

Messaggioda JohnnyTheFly » 21 nov 2010 20:56

l'oste ha scritto:Perciò continuerò a raccontare "a modo mio" (grande Pierangelo Bertoli)


http://www.youtube.com/watch?v=nnoLKuCrOEs&feature=related

Mi unisco alla standing ovation. DA BRIVIDO.

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Re: CRONACHE D'OSTERIA

Messaggioda megaMAX » 22 nov 2010 03:14

:D
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Re: CRONACHE D'OSTERIA

Messaggioda l'oste » 22 nov 2010 17:18

JohnnyTheFly ha scritto:
l'oste ha scritto:Perciò continuerò a raccontare "a modo mio" (grande Pierangelo Bertoli)


http://www.youtube.com/watch?v=nnoLKuCrOEs&feature=related

Mi unisco alla standing ovation. DA BRIVIDO.

100/100

Assolutamente d'accordo.
Pierangelo Bertoli, testimoniato da persone che lo hanno conosciuto, è stato anche un grande uomo per impegno sociale.
Sull'artista e il suo spessore basta ascoltare la cruda sensibilità dei suoi testi.
Purtroppo è ingiustamente poco conosciuto e celebrato dal grande pubblico, ma è uno dei principali cantautori italiani.
Non importa chi sarà l'ultimo a spegnere la luce. E' già buio.


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Re: CRONACHE D'OSTERIA

Messaggioda gremul » 22 nov 2010 17:47

grande Pierangelo, mi ricordo un suo concerto ormai credo più di vent'anni fa al Parco delle Rose a Milano, un cantante vero, impegnato, energico e genuino come ormai non ne esistono più
La diversità di ognuno di noi non è un'arma per discriminare, etichettare, ma una ricchezza (P.P. Pasolini)
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Re: CRONACHE D'OSTERIA

Messaggioda l'oste » 22 nov 2010 18:03

gremul ha scritto:grande Pierangelo, mi ricordo un suo concerto ormai credo più di vent'anni fa al Parco delle Rose a Milano, un cantante vero, impegnato, energico e genuino come ormai non ne esistono più

A volte capita che qualche grande autore, una volta scomparso, venga almeno celebrato "postumo" (vedi Umberto Bindi, Ivan Graziani...).
Mentre purtroppo per Bertoli non mi sembra vi sia il dovuto riconoscimento della sua grandezza.
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Re: CRONACHE D'OSTERIA

Messaggioda l'oste » 03 dic 2010 21:16

Ieri divertente serata con amici senza compagne, per guardarsi "tra maschi" Romanzo Criminale.
Per menu, un'insalata di patate, merluzzo, cipollotto e capperi, a seguire brasatino in crema di verdure con polenta, torta della Chiara per finire (abbinata senza senso con Caol Ila selezione 1996).

Trebbiano 2002 - Valentini molto più aperto rispetto a prima dell'estate, giuro che è l'ultima volta che con un Valentini, specifico che il naso è pulito fin dall'inizio. Profumi di fiori secchi e freschi mischiati insieme al fieno, una nota da "sacchetto delle erbe" che esce dopo un'oretta abbondante. Bocca tiratissima di ghiaccio (cit.), nel senso che sembra sfoggiare un palato molto nordico, c'è ottima acidità ma nel totale la bocca non mi è parsa molto ampia, quasi la sensazione che ci fosse meno alcol. L'impressione comunque è quella di un bel vino longevo, dai profumi chiari e con bocca magra ma vertical. Cinque pedine. Due bicchieri e mezzo. Piaciuto abbastanza.

Chateau Gloria 2004 - St.Julien colore rosso violaceo scuro e denso, il naso è abbastanza interessante, ribes, qualcosa di tabacco, peccato non si muove nelle ore, risultando intenso ma un po' monotono. La bocca mi è piaciuta meno, densotta e fruttosona, beva leggermente pesante, sul palato c'è volume ma il "suono" non esce definito in quadrifonia, è come compattato, mediamente lungo l'eco finale della persistenza con un vago sapore amarognolo bruciacchiato, che a me non piace molto. Tre pedine. Due bicchieri scarsi. Piacicchiato.

Vina alberdi 1999 LA Rioja Alta tipicamente riojano nelle note lievi di salmastro, frutto ancora presente con tonalità speziate, in bocca la beva scorre di gran lena, non ha un corpo massiccio, si capisce che è un crianza, ma è molto classico, nessuna piacioneria dolce, ancora ben presente il tannino puntuto, chiude tra frutto e tabacco. Quattro pedine. Due bicchieri. Piaciuto abbastanza.

Brunello 1999 - Le Macioche sta diventando un piccolo classico per me, ormai alla quarta bottiglia, è un vino non enorme sia per profumi che bocca, ma ha una grande coerenza, sia con le altre annate bevute del manico, sia come evoluzione; ha perso un po' del frutto tipo ciliegia sottospirito di qualche anno fa, ora c'è anche notevole complessità, intriganti terra e radici. Un accenno balsamico che ritorna anche al palato, tutto sommato più scheletro che ciccia ma le ossa sono ben spesse, l'acidità in equilibrio e nel finale richiama il frutto e la nota balsamica. Due torri, un cavallo. Tre bicchieri. Piaciuto proprio.
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