Messaggioda Aramis » 03 dic 2009 18:13
Bernard PERTOIS, Le Mesnil sur Oger
Le Mesnil sur Oger Grand Cru Cuvée Prestige s.a.
100% Chardonnay
Colore dorato sfumature brune e naso chiaroscurale e ombroso: spezie scure e cereali affumicati, ottone, pane di segale, poi noce e pietra focaia; emersione di nota rancio da liqueur con l’ossigenazione. Bocca più sbrigativa del previsto per peso della materia non più che medio; bolla indubbiamente elegante, ma appare abbastanza sfiatato alla distanza e un po’ crudo nella parte acida. Tende a chiudersi e a semplificarsi nel bicchiere.
Vino base prodotto in solo acciaio, dosaggio dichiarato in pochissimi grammi.
Bernard BREMONT, Ambonnay
Ambonnay Grand Cru Millésime 2000
72% Pinot Nero 28% Chardonnay
Oro zecchino ricco di riflessi, bellissimo.
Naso potente e denso, largo ed espressivo ; dà l’idea di scoccare le frecce con troppa foga, ma mi smentirà. Forte impronta aromatica con note di fiori d’arancio, frutta tropicale e lieviti, glassa e buccia di pesca, sul tipo di certi bianchi laziali; vorticosa evoluzione in un’ora e mezza: rivela belle tonalità di miele fresco di brughiera, resina di pino ed eucalipto, cala l’incidenza delle banalità fruttate, accenna timidamente ad un che di minerale. Bocca morbida, cremosa, anche lei in chiaro progresso nel bicchiere dopo avvio inebetito sulle sue stesse grassezze; buon finale salato il giusto.
Tutt’altro che monocorde come si poteva temere, è anzi difficile da afferrare a questo stadio evolutivo, e viste le premesse è già un successo; da seguire.
Louis NICAISE, Hautvillers
Hautvillers Premier Cru Cuvée Louis par Laure 2002
80% Chardonnay, 20% Pinot Nero
Naso inizialmente impresentabile di mela spiaccicata, terriccio, cipria e vapore balsamico; anche lui capace di trasformarsi positivamente nel calice, pur senza arrivare ad una reale “definizione” dei profumi. Al sorso ha una interessante distribuzione, una modalità graduale, un grave rintocco amaro che toglie il sorriso. Una eco di mandarino e kumquat è quanto si degna di concedere per via retronasale.
Vino strano e incupito, al quale rode il sedere per motivi a me ignoti; mi permetto di non concordare a proposito della pretesa “eleganza” accordatagli pressoché unanimemente da quanti avevo attorno.
URBAIN Père et Fils, Baroville
Brut Blanc de Noirs s.a.
100% Pinot Nero
Colore molto intenso con riflessi ramati. Naso veramente notevole e quasi chablisien nonostante l’uvaggio: da un abito appena rustico sale su una voluta di fruttini di bosco, fiori carnosi, lievito, mare e calcare, ad esprimere una delicata, ed inequivoca, mineralità. Ha peso e classe in bocca; in magnifico equilibrio, colpisce per coralità espressiva ed il suo rilascio aromatico è ricco, progressivo e inesorabile.
Eccentrica trasformazione nel bicchiere; dopo un’ora, c’è una nota di sakè, una amara di fiori tipo giglio, e con l’alzarsi della temperatura appare la sua vera peculiarità, che non avrei notato se non ci fossi tornato sopra: oltre ad essere un ottimo vino in valore assoluto, è lo Champagne più tannico da me mai assaggiato, ed è probabilmente un micidiale “animale da cibo”.
Jean BLIARD, Hautvillers
Hautvillers Premier Cru Réserve s.a.
55% Chardonnay, 35% Pinot Nero, 10% Pinot Meunier
Colore assai brillante e naso citrino, ingannevolmente semplice, in rapida evoluzione nel bocchiere fino ad assumere tratti di vera completezza: ampio il floreale di ginestra e fiori di campo, poi una fresca nota agrumata, cenni selvatici e una fucilata minerale, di matrice gessosa. Tra tutti, è il vino con la bolla meno fine, ma tale è la potenza estrattiva che il dato resta dissimulato; quello evidente è la bontà compulsiva del vino, succoso, complesso, lunghissimo e sapido. Nel finale, un elegante svirgolata di liqueur, probabilmente comprendente qualcosa di distillato, in dosi peraltro sensate.
Bella bottiglia, se riesco ad assaggiare il millesimato (molto raro, ahimé) riferisco.
Guy DE CHASSEY, Louvois
Louvois Grand Cru Cuvée Antide s.a.
50% Chardonnay, 50% Pinot Nero
Brilla con bagliori oro rosa.
Bizzarro naso dominato dal Pinot Nero, affumicato e bruciacchiato ; profilo debole di ginestra, cedro, piccole bacche, fumo, cereali, liquirizia. Non regge il confronto con i precedenti a livello di complessità gustativa; è vero, di legno (vino base in botte per 24 mesi) non c’è traccia, ma resta un vino monolitico, freddo e senza slancio. Media persistenza, non ha inoltre la sapidità necessaria per allungare le sensazioni.
Jean MALLET, Baroville
Brut Rosé Tradition s.a.
70% Pinot Nero, 30% Chardonnay – Rosé de Saignée
Non finissimo il chewing gum alla fragola dell’avvio, meglio col passare dei minuti ma senza schiodarsi da una condanna naturale alla fottuta fragolina di bosco. Inutile cercare altro, perché non c’è. In bocca, stesso schema e plateale vinosità, che unita alla sua intima freschezza forma la silhouette di un Rosé bevibile e gradevole, per quanto semplice. Persistenza pulita, non molto estesa. La sensazione è che la spumantizzazione aggiunga poco o nulla alla qualità – non eccelsa - del vino base.
"L’appellation d’origine constitue un patrimoine collectif, et ne peut donc pas être la propriété d’opérateurs économiques à titre privatif, contrairement à une marque, par exemple." (INAO, Institut National des Appellations d'Origine)