CRONACHE D'OSTERIA

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l'oste
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Re: CRONACHE D'OSTERIA

Messaggioda l'oste » 25 ott 2010 00:09

vinogodi ha scritto:
diego ha scritto:
vinogodi ha scritto:
Dylan Doc ha scritto:
l'oste ha scritto:Un bicchiere di vino è anche un momento in cui stai da solo, ma ti sembra di essere con un amico.
Per una volta non ci sono descrittori, ragionamenti sul chissà chi sei, chissà chi sarai.
C'è il piatto con i cenni stinti di una amatriciana casalinga, Michel Petrucciani in sottofondo e ci siamo lui ed io, in una rara serata senza la famiglia.
Non servono tante parole con lui; lo conosco, forse un po' mi conosce.
Mi chiede di non inseguirlo attraverso gli anni nella ricerca di immagini per la suggestione di scriverle.
Bevo il primo sorso, fermo lo sguardo e il tempo intero. In quell'attimo capisco, sento che sono vivo.

Scusa ma la curiosità è tanta, Se non sconfina nell'indiscrezione, di che vino si tratta? :roll:

...era buono , maledettamente buono...

Un sangiovese?

...può darsi ... certo che per farlo scrivere in quella maniera , deve averne bevuto in quantità non trascurabile , è per quello che sospetto fosse davevro buono ... :lol:

Intendi che la prosa mi esce più alta da alticcio?
Risata.
In effetti, causa la bevibilità e la temporanea solitudo di quella sera, ne sono avanzati un paio di bicchieri appena.
Comunque diego (chi si somiglia...) ci ha preso al 90%, basta solo aggiungere un 5% di canaiolo e di colorino per fare il Montevertine (2002).
Non importa chi sarà l'ultimo a spegnere la luce. E' già buio.


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Re: CRONACHE D'OSTERIA

Messaggioda vinogodi » 25 ott 2010 00:29

l'oste ha scritto:Intendi che la prosa mi esce più alta da alticcio?
Risata.
In effetti, causa la bevibilità e la temporanea solitudo di quella sera, ne sono avanzati un paio di bicchieri appena.
Comunque diego (chi si somiglia...) ci ha preso al 90%, basta solo aggiungere un 5% di canaiolo e di colorino per fare il Montevertine (2002).

... immagino che lirismo se avessi "bevuto" un Montedivenere 1980 ... 8)
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Re: CRONACHE D'OSTERIA

Messaggioda l'oste » 25 ott 2010 00:41

vinogodi ha scritto:... 1980 ... 8)

Annata freddina se bevuta adesso, direi quasi a rischio scollinamento da orologio bio.
Meglio la '90, che almeno per un lustro si farà bere senza problemi e menate.
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Re: CRONACHE D'OSTERIA

Messaggioda vinogodi » 25 ott 2010 00:47

l'oste ha scritto:
vinogodi ha scritto:... 1980 ... 8)

Annata freddina se bevuta adesso, direi quasi a rischio scollinamento da orologio bio.
Meglio la '90, che almeno per un lustro si farà bere senza problemi e menate.

... pervertito...
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Re: CRONACHE D'OSTERIA

Messaggioda l'oste » 25 ott 2010 00:50

vinogodi ha scritto:
l'oste ha scritto:
vinogodi ha scritto:... 1980 ... 8)

Annata freddina se bevuta adesso, direi quasi a rischio scollinamento da orologio bio.
Meglio la '90, che almeno per un lustro si farà bere senza problemi e menate.

... pervertito...

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Re: CRONACHE D'OSTERIA

Messaggioda Bart » 25 ott 2010 01:46

l'oste ha scritto:
vinogodi ha scritto:
l'oste ha scritto:
vinogodi ha scritto:... 1980 ... 8)

Annata freddina se bevuta adesso, direi quasi a rischio scollinamento da orologio bio.
Meglio la '90, che almeno per un lustro si farà bere senza problemi e menate.

... pervertito...

Monte Pervertito, semmai...

Molto pervertito, direi...
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Re: CRONACHE D'OSTERIA

Messaggioda l'oste » 25 ott 2010 03:22

Bart ha scritto:
l'oste ha scritto:
vinogodi ha scritto:
l'oste ha scritto:
vinogodi ha scritto:... 1980 ... 8)

Annata freddina se bevuta adesso, direi quasi a rischio scollinamento da orologio bio.
Meglio la '90, che almeno per un lustro si farà bere senza problemi e menate.

... pervertito...

Monte Pervertito, semmai...

Molto pervertito, direi...

Non fraintendete, solo che non tutte le...bottiglie sanno invecchiare dignitosamente e per me una sola è quella che conservi fino all'ultimo tuo giorno terreno. Per questo, ogni tanto, ci si lascia sedurre col pensiero dalla freschezza aromatica e tattile dei vini giovani. Ci si illude di poterne leggere il futuro sulla mano, sperando che quel fugace coinvolgimento possa fermare il tempo, prima dell'inevitabile fase "di chiusura" che precede la maturazione finale, traguardo che solo le grandi...bottiglie sanno raggiungere.

PS: osteria sì, ma dal pecoreccio raffinato.
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Re: CRONACHE D'OSTERIA

Messaggioda vinogodi » 25 ott 2010 10:51

l'oste ha scritto:...Non fraintendete, solo che non tutte le...bottiglie sanno invecchiare dignitosamente e per me una sola è quella che conservi fino all'ultimo tuo giorno terreno. Per questo, ogni tanto, ci si lascia sedurre col pensiero dalla freschezza aromatica e tattile dei vini giovani. Ci si illude di poterne leggere il futuro sulla mano, sperando che quel fugace coinvolgimento possa fermare il tempo, prima dell'inevitabile fase "di chiusura" che precede la maturazione finale, traguardo che solo le grandi...bottiglie sanno raggiungere.

PS: osteria sì, ma dal pecoreccio raffinato.
... chapeau ...
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Re: CRONACHE D'OSTERIA

Messaggioda marwine » 25 ott 2010 17:48

l'oste ha scritto:Non fraintendete, solo che non tutte le...bottiglie sanno invecchiare dignitosamente e per me una sola è quella che conservi fino all'ultimo tuo giorno terreno. Per questo, ogni tanto, ci si lascia sedurre col pensiero dalla freschezza aromatica e tattile dei vini giovani. Ci si illude di poterne leggere il futuro sulla mano, sperando che quel fugace coinvolgimento possa fermare il tempo, prima dell'inevitabile fase "di chiusura" che precede la maturazione finale, traguardo che solo le grandi...bottiglie sanno raggiungere.

PS: osteria sì, ma dal pecoreccio raffinato.


Mi ricordi lo pseudonimo con il quale firmasti Zone Umide? :mrgreen: :wink:
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Re: CRONACHE D'OSTERIA

Messaggioda l'oste » 01 nov 2010 22:50

Per il compleanno della mia metà, nel weekend tanto si è mangiato, dai soliti peperoncini ripieni (stavolta baccalà, olive e capperi), alla fugassa in arrivo da Zena, poi zuppetta di pesce con tocchettoni (coda di rospo, gallinella, merluzzo, scorfano più calamari e gamberi), arancini di riso di mare, formaggi (pecorino toscano straordinario e chevre francese stagionato), crostate "della Chiara".
Si è anche bevuto tanto, soprattutto vini basic ma anche qualcosina importante, c'è stato anche un riesling spatlese tedesco vecchiotto del 1964 ma il nome è proibitivo ricordarselo.

Champagne Comte de Mointagne prima volta che lo bevevo, mi sono piaciuti i profumi, ricchi, fiori d'arancio, bocca meno impegnativa ma precisa e pulita. Quattro pedine.

Champagne Bdb Michel Genet questo è già un po' che lo bevo e lo adoro. Equilbrato e ricco, lama di acidità in bocca e godimento sapido al naso. Una torre

Merlot riserva 2007 - Hecher un buon merlot austriaco di montagna, serioso, nessuna ruffianeria e buona complessità, un po' "scuretto" per frutto, tabacco e rabarbaro, bocca ben dritta, molto minerale, buona acidità e una persistenza discreta. Quattro pedine.

Brunello di Montalcino ris.2001 - Conti Costanti inizia forse ad aprirsi il naso, in fase di passaggio dal frutto al terroso, sfumature di radici, una bocca splendidamente fresca, ricca, appagante. Se il naso si assesterà ancora su strati diversi, tra qualche anno sarà un vino magnifico. Ne resta una sola in cantina. Due torri, due cavalli.

Brunello di Montalcino 2001 - Poggio di Sotto più sapido al naso del precedente, più sfumata l'intensità, come se l'aria in questo bicchiere avesse un peso specifico inferiore a quella del precedente, profumi forse più freschi e gentili ma meno complessi. In bocca è "palmucciano", non lunghissimo ma con quella rotondità e gustosità che lascia in bocca, un accenno dolce di frutto che è una specie di marchio. Due torri, un cavallo.

Brunello di Montalcino 2005 - Baricci naso parecchio chiuso, note di furtto scuro nell'ombra, meglio in bocca, molto tipico, anche leggermente vinoso. Finale buono ma non lunghissimo, la sensazione di incompiutezza che mi lascia o dipende dall'annata o è ancora molto giovane. Tre pedine.

Gevrey Chambertin 1er Clos St. Jacques 2006 - Fourrier un amico ha detto "polpa nobile" e mi è sembrata definizione azzeccatissima. Il naso è così ampio e ricco che vorresti quasi abbassare il volume per carpire meglio i sentori singoli, fruttino sì, ma quale? Sembra ci siano dentro un po' tutti, dalla fragolina alla ciliegia, il tutto avvolto da un mistero d'incenso. Bocca nemmen tanto giovane, oserei dire "da 2006", polposa, senza eccessi di acidità, finale dolce e setoso. Un reuccio.
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Re: Abberecedario

Messaggioda l'oste » 09 nov 2010 21:06

Leggendo il forum si ha la fortuna di entrare nel micro che riguarda il vino.
C'è la possibilità di avere un "controllo" sulle evoluzioni delle varie annate del tal vino attraverso le note, si può discettare e si possono fare analisi e ragionamenti per capirci di più sulle differenze tra stili, annate, zone viticole, tiplogie e tanto altro.
Insomma, è un forum molto specifico, ricco di informazioni specifiche.

Però spesso, leggendo le differenti note e valutazioni, mi chiedo se vi sia "un'affinità di accezione" condivisa da tutti, nei termini usati per raccontare le bottiglie.
L'occasione e lo stimolo per questa riflessione mi è sorta parlando del frutto nei Gattinara, dove specificavo un distinguo tra "sentori di frutto" e "frutto maroniano". Non credo sia corretto sovrapporre le due definizioni, ma temo ci sia il rischio che il malinteso possa capitare; magari non solo sul frutto, ma su altri termini come "vegetale", "austero", "minerale", "legnoso", "ridotto" e molto eccetera.
Le accezioni di uno stesso termine sono già molteplici di loro (la mineralità di un Gattinara poco c'entra con quella di uno Chambolle Musigny, anche se la parola è la stessa), quindi il rischio di "non spiegarsi" bene può esserci.

In sostanza, parliamo indubbiamente tutti la stessa lingua "vinicola", ma non so se "traduciamo" tutti allo stesso modo.
Credo che per una miglior comunicazione, sia abbastanza importante condividere il significato che si intende, usando un termine piuttosto che un altro.
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Re: CRONACHE D'OSTERIA - "Abberecedario" pag. 95

Messaggioda pippuz » 09 nov 2010 22:26

Abberecedario: espressione di sollievo di chi s'è accorto che c'è anche Dario. :lol:
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Re: CRONACHE D'OSTERIA - "Abberecedario" pag. 95

Messaggioda Dedalus » 09 nov 2010 22:45

pippuz ha scritto:Abberecedario: espressione di sollievo di chi s'è accorto che c'è anche Dario. :lol:


Di sollievo, se Dario ha una bella cantina, e beve poco.

Di sconforto infinito, se Dario abbere ce dà direttamente dalla canna della bottiglia, e porta solo porcherie... :D
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Re: Abberecedario

Messaggioda Dedalus » 10 nov 2010 00:54

albi ha scritto:
l'oste ha scritto:In sostanza, parliamo indubbiamente tutti la stessa lingua "vinicola", ma non so se "traduciamo" tutti allo stesso modo.
Credo che per una miglior comunicazione, sia abbastanza importante condividere il significato che si intende, usando un termine piuttosto che un altro.


Bel post, purtroppo ho solo un minuto per sottolineare questo aspetto: la condivisione del significato si apprende bevendo insieme. Con buoni cibi e buona compagnia.
Questo perchè si impara ad usare la parola anche in termini evocativi, che sono quelli che meglio valorizzano il vino. Mio parere da empirinco :D


Credo che stiamo in realtà affrontando il tema della variabilità interna di ogni categoria che tocca il vino, il che è esattamente ciò che gli dà interesse e capacità di appassionare. Il terroir può essere mappato, ma non in maniera tassonomicamente esatta. Può essere mappato come spazio di variabilità, come intorno all'interno del quale l'espressione del singolo vino (vitigno, vigna, annata, produttore...) cambia ed anzi deve cambiare. E cambia non solo su un unico parametro, che può esprimersi più o meno intensamente, ma cambia potendo spaziare su un'intera famiglia di descrittori più o meno affini.

Se parliamo di mineralità, la mia impressione è che essa sia quella che Veronelli chiamava "l'alito" del vino, e come un alito possa essere descritto e rappresentato. Quindi -si spera... :lol:- non con descrittori precisi, ma con sensazioni più soffuse e sfumate. L'alito di Langa, il minerale che è la voce della marna, è largo, caldo, denso e morbido. L'alito del nord piemonte, che è la voce dei porfidi, è asciutto e puro, affilato ed infiltrante, penetrante, quasi intossicante. Quando è la voce di Lessona è diversa, come pure passando a Ghemme, etcetera. L'alito del Monferrato è largo e basso, sfocato, diluito, sereno. L'alito di Dolceacqua è l'alito del Flysch, croccante e salato, penetrante e sempre pungente, persistente, persino quasi resinoso. L'alito di Carema che è granito è trasparente e metallico, nudo, duro, rigoroso. L'alito del Roccamonfina che è groppa di vulcano o ceneri antiche è cupo e severo, pieno di bagliori ed improvvise suadenze balsamiche, incensate. Etcetera.

Sottinteso che in realtà "minerale" è un termine improprio in senso stretto, non avendo in sé i minerali alcun odore, e soprattutto non essendo l'impronta "minerale" del vino direttamente riconducibile alle caratteristiche fisiche dei vari terreni.

Il problema è che con la parola "infelssione dialettale" si intendono miliardi di cose diverse. Di solito l'esrpessione "inflessione dialettale" è inequivoca. Il problema può invece sorgere quando si tratta di capire a quale dialetto ci si riferisce, e verificare se sia chi ne parla/scrive sia chi ne ascolta/legge lo conoscono abbastanza da riuscire a capirsi almeno sulla sua coloritura di fondo.
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Re: CRONACHE D'OSTERIA - "Abberecedario" pag. 95

Messaggioda l'oste » 10 nov 2010 14:05

Tema non poco ampio.
Si è parlato molte volte di come raccontare il vino, meno dell'importanza di usare lo stesso vocabolario traduttore.
Come dice albi, bere insieme (il convivio nel senso più alto) porta a condividere maggiormente con altri, i termini e le sensazioni, ma come codificarli universalmente resta arduo.
La mia percezione di "minerale" in un vino potrebbe non coincidere con altre.
Credo si parli anche di gergo, più che di dialetto, insomma.
L'importante, nel compito descrittivo, è usare la stessa accezione del termine.
Altrimenti una metafora, una suggestione forse potrebbe riuscire a spiegare meglio di una parola interpretabile con più significati.
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Re: CRONACHE D'OSTERIA - "Abberecedario" pag. 95

Messaggioda Dedalus » 10 nov 2010 15:13

Ieri sera ho scritto molto male, con difficoltà. Ho chiamato in causa il dialetto più per suggerire una similitudine (una sola parola per mille tonalità tutte diverse fra loro), e meno per proporre uno strumento di lettura (il dialetto come strada per comprendere lo spirito della terra di cui si parla), che potrebbe anche essere utile in effetti.

Sono d'accordo con la tua conclusione: il vino e le terminologie gergali o addirittura fissate in una sorta di vocabolario di settore, più o meno ufficiale, sono a mio parere nemiche del vino. Infinitamente cangiante, complesso e sfumato il vino; fisso ed univoco, rigido il vocabolario in questione.

Assai meglio lavorare di metafora, che permette di esprimere una parte ineliminabile del gioco: la personalità del singolo degustatore, specchio del suo gusto personale e del suo singolare percorso verso e attraverso il vino.

Se mi viene per un solo secondo il dubbio, vado a vedere cosa è uscito dai tentativi di fissare una tassonomia degustativa definita, condivisa ed univoca, mi vengono in mente le solite infilate di "abbastanza", i vini che sono "freschi, caldi", e mi passa immediatamente. Si può certo fare meglio, molto meglio, ma il meccanismo di fondo rimarrebbe sempre quello.

Molto meglio un giusto punto di equilibrio fra armamentario tecnico-analitico e libertà descrittiva-creativa.
Ultima modifica di Dedalus il 10 nov 2010 15:15, modificato 1 volta in totale.
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Re: CRONACHE D'OSTERIA - "Abberecedario" pag. 95

Messaggioda pippuz » 10 nov 2010 15:14

Chiamiamo Accomasso per il dialetto, così siamo a posto. Manco con il traduttore di Star Trek.
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Re: CRONACHE D'OSTERIA - "Abberecedario" pag. 95

Messaggioda l'oste » 10 nov 2010 20:25

Dedalus ha scritto:Molto meglio un giusto punto di equilibrio fra armamentario tecnico-analitico e libertà descrittiva-creativa.

Distinguerei solo le categorie di narrazione enologica in descrittiva, tecnico-analitica e infine, a sè stante, quella creativa, ma siamo d'accordo sulla sostanza della miglior narrazione.

La narrazione creativa può facilmente essere interpretabile, dipendendo troppo dalla personalità di chi la utilizza. E nella sua natura, è un limite, ma temo inevitabile.
Il problema è quando a volte non si intende la stessa accezione su generici termini descrittivi (frutto, minerale, acidità...), per non parlare di quelli tecnici-analitici...
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Re: CRONACHE D'OSTERIA - "L'ABbereCedario" pag. 95

Messaggioda Dedalus » 10 nov 2010 22:26

Sulla tecnicità analitica della degustazione io cerco di investire quanto possibile, anche ai primissimi approcci con il vino, anche per i "semplici" appassionati che non hanno alcuna ambizione professionale. Nel mio piccolo, in sole cinque lezioni faccio fare addirittura due volte l'assaggio dei componenti base, pensa te.

Sono l'alfabeto e la grammatica del vino, non si possono fare sconti. Al massimo qualche licenza poetica quando si è giunti al livello di malati terminali. Ma anche lì con parsimonia.
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Re: CRONACHE D'OSTERIA - "L'ABbereCedario" pag. 95

Messaggioda l'oste » 11 nov 2010 14:00

Sono d'accordo con te sull'importanza di un corretto apprendimento della metodologia e della grammatica del vino, ce ne fossero di istruttori puntigliosi e precisi come te...

La mia era una curiosità personale e "professionale" riferita di più all'aspetto narrativo sul forum (e stampa) e riguardo l'uso di una terminologia condivisa, sui termini ma soprattutto sulle accezioni.

PS: mi rendo conto che sia un tema probabilmente noioso, d'altronde non è "roba" da osteria, più adusa al cazzeggio e ai racconti su cibo e vino.
Ma purtroppo, leggendo il forum, mi capita spesso di pormi il dubbio su "vocabolario e traduzione" condivisi.
Cambiamo argomento, tanto credo che almeno tu ed io ci siamo capiti.
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Re: CRONACHE D'OSTERIA - "L'ABbereCedario" pag. 95

Messaggioda vinogodi » 11 nov 2010 16:16

l'oste ha scritto:Sono d'accordo con te sull'importanza di un corretto apprendimento della metodologia e della grammatica del vino, ce ne fossero di istruttori puntigliosi e precisi come te...

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Re: CRONACHE D'OSTERIA - "L'ABbereCedario" pag. 95

Messaggioda vinogodi » 11 nov 2010 16:20

l'oste ha scritto:Sono d'accordo con te sull'importanza di un corretto apprendimento della metodologia e della grammatica del vino, ce ne fossero di istruttori puntigliosi e precisi come te...

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Re: CRONACHE D'OSTERIA - "L'ABbereCedario" pag. 95

Messaggioda vinogodi » 11 nov 2010 16:21

l'oste ha scritto:Sono d'accordo con te sull'importanza di un corretto apprendimento della metodologia e della grammatica del vino, ce ne fossero di istruttori puntigliosi e precisi come te...

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Re: CRONACHE D'OSTERIA - "L'ABbereCedario" pag. 95

Messaggioda vinogodi » 11 nov 2010 16:23

l'oste ha scritto:Sono d'accordo con te sull'importanza di un corretto apprendimento della metodologia e della grammatica del vino, ce ne fossero di istruttori puntigliosi e precisi come te...

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Re: CRONACHE D'OSTERIA - "L'ABbereCedario" pag. 95

Messaggioda marwine » 11 nov 2010 16:23

Prima che cambi argomento,Andrea,volevo aggiungere che io nutro il fondato sospetto che sia proprio impossibile creare un preciso vocabolario condiviso.
La natura stessa delle parole e delle individuali sensazioni lo impediscono,percorrendo sentieri differenti.
Forse solo stando seduti accanto,utilizzando le parole con l'ausilio delle espressioni del viso,la gestualità,qualcosa insomma che vada oltre il puro verbo,si può entrare in una sintonia maggiore con l'interlocutore,trovando ulteriori punti di contatto.
Forse mi sono capito solo io...
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