Messaggioda l'oste » 03 ott 2010 20:50
In attesa del preciso marcolandia e della lista completa, due riflessioni sui rossi.
Chateau Pavie 1990 - St. Emilion chateau noto anche per la collaborazione dagli anni '90 ad oggi di Michel Rolland, importante e spesso criticato manager-enologue amico di Robert "punti" Parker.
Comunque questo '90 è pre rollandiano, mi ha fatto dire subito riva destra, nonostante il tabacco e una giovinezza palatale da Pauillac. La trama, quella cremosità tannica spesso tipica della riva, identificata con le tre m, merlot, morbidezza, mora. Ma qui c'era anche tanto altro, equilibrio innazitutto e nessuna deriva netta verso stereotipi. Pungenza e morbidezza si sono bilanciate fino alla fine anche se -a voler contare i capelli di Caparezza- direi che i produmi erano netti e delineati, ma sono restati più o meno gli stessi nel tempo. Una bottiglia ancora giovane, l'annata calda forse fa capolino nella dolcezza del ribes ma non nella sostanza globale. Non so le percentuali dei vitigni presenti in questa annata, ma incuriosirebbe molto.
Due torri e un cavallo.
Turriga 1995 - Argiolas tra il Rodano e la Spagna, per qualche uva e parecchia garrigue, erbe aromatiche (anche il mirto), frutti rossi e scuri, belli lucidi. Bocca ricca, avvolge tutto in una sfera appena increspata di tannino gentile, retrogusto ancora di erbe e frutto, una bella tensione fino alla fine. E in momento di beva ottimale, anche se durerà ancora. Si dice che che sia un vino buono/ottimo ma a volte un po' perfettino. Forse in qualche annata meno fortunata lo stile sopperisce alla sostanza, non è assolutramente il caso della buonissima '95. E poi, c'è qualche altro vino nettamente più buono in Sardegna?
Due torri.
Clos Vougeot 1998 - Denis Mortet si fa anche piacicchiare, dolce e fruttino, ma si sente subito che non andrà molto in alto, manca progressione e sfaccettatura nei profumi, la bocca meglio, ma senza quella struttura propria di un grand cru. Annata calda che un po' si sente nella parte aromatica tonda e schiacciata sul fruttino e in quella curvetta senza brividi che il vino disegna in bocca. Quattro pedine.
Intistieti 1992 - Soldera inizio di radici e frutto speziato, sesazione quasi nebbioleggiante, purtroppo non ha la freschezza croccante e sensuale del sangiovese in bella annata, resta più nell'ombra del sottobosco, non ha un variegato repertorio aromatico, solito del produttore. Però è un bel sangiovese, mi sembra un chianti di zona austera, non lunghissimo ma coerente al palato, forse l'annata. Quattro pedine.
Ugolaia 2001 - Lisini siccome del produttore e del cru ho bellissimi ricordi, per questa terza esperienza contraddittoria con il 2001 decido di non berlo più almeno per cinque anni.
Scuro, cupo, non chiuso ma ritroso, profumi densi di radici, alcol, frutto come bruciacchiato. In bocca non prende il volo, resta appena pesante, avrebbe acidità e corpo, ma sembra prigioniero di un mantello nero. Tre pedine.
Peccato per il Barolo 1967 di Prunotto, al naso ancora qualche fiore secco e cenere di legna dignitosa ma la bocca era ormai a julienne, sfilacciata.
Non importa chi sarà l'ultimo a spegnere la luce. E' già buio.
Iir Boon Gesùuu/ ciii/ fuuur/ mini