Wineduck ha scritto:Complimenti a Luca ed a tutti i forumisti che stanno riportando questo luogo agli altissimi livelli di un tempo quando la migliore "intellighenzia" del vino italiano scriveva con ardore e competenza prima qui e poi eventualmente altrove. Sarebbe bellissimo se si ritornasse a qualcosa di simile seppur nella inevitabile differenza che strumenti e stili di vita attuali imporrebbero.
Sul merito dell'argomento mi limito a sottolineare il passaggio in cui Luca sostiene che la stragrande maggioranza dei vins claire da cui partono le spumantizzazioni dello champagne, in Italia non avremmo il coraggio neppure di conferirli alla peggiore cantina sociale della zona o a Caviro che dopo adeguata pastorizzazione ne ricaverebbe del Tavernello. Con un po' di zucchero non solo va giù la pillola ma anche milioni di ettolitri di idrolitina alcolica venduta a carissimo prezzo.
Avendo una consorte quasi esclusivamente champo-bevente mi sono dovuto dedicare negli ultimi dieci anni, nolente o volente, a conoscere meglio quella regione dalla cui visita tornai alquanto turbato e conscio che fosse il luogo sacro per eccellenza delle incxxxte che i nostri cugini sono maestri nel rifilare al resto del mondo.
Per questo sono così diffidente verso la nuova scuola di piccoli recoltant che con la scusa della cura maniacale del vigneto ma anche del poco spazio in cantina in cui far maturare i vini sui lieviti per molti anni, ti rifilano a prezzi allucinanti delle limonate tutto scheletro e gesso che ti fanno venire la gastrite in meno di 20 Minuti e di cui faccio volentieri a meno. Io dal buon Beaufort ho invece imparato che 2 cose non puoi togliere ad un grande champagne: un lungo affinamento sui lieviti (primo indicatore che il vino di base sia un signor vino e non una sciacquatura di botte), ed un dosaggio intelligente ovvero complementare alla maturità del frutto. Applaudo alla frase di Luca Castoldi: "il dosaggio zero se lo possono permettere in pochi". Per farlo devi avere sotto un vino con i controcazzi, con uve che provengono dalle migliori vigne, con le migliori esposizioni, nelle annate in cui un minimo di marutità sia stata raggiunta. Altrimenti evita di farlo solo per essere cool e foxxere quella massa di consumatori pseudo esperti che segue solo la moda del pas dosè.
Infine, a mio parere, anche a quelle latitudini, la qualità dei migliori vigneti grand cru, non c'è cura maniacale del vigneto (biologico, biodinamico, biovegano, triple AAA, triple pugnette, ecc.) che la possa eguagliare. Ovviamente IMHO...
Certo, sono molto d accordo, specie quando parli di maturità del frutto e di riposo sui lieviti.
A tal proposito una simpatica visita ad un produttore di Mesnil, non faccio nomi anche se tanto qui non l ho mai visto in vendita.
Il suo brut, grand cru a prezzi super davvero, mi avrebbe permesso di uscire in listino sui 18 con un grand cru di Mesnil, era accettabile. Quando arrivammo al dosaggio 0 venne giù il cerone e la signora si mostrò senza veli: una lama gassata senza anima,senza materia.
Intanto la maggior parte delle vigne era a Chouilly. Che è grand cru ma non è Mesnil.
Mi spiegò che non era loro abitudine fare dosaggi zero ma che il mercato lo richiedeva e toccava adeguarsi.
I bravi distributori ,selezionatori su territorio nazionale ( io mi tiro fuori, sono una realtà quasi fantasma) stanno ben seguendo i gusti. Chi è attento, competente e scrupoloso, selezionerà prodotti provenienti da territori eletti, che badate bene anche in champagne non sono infiniti. Come invece infinite sono le bottiglie. Chi meno attento e competente, butterà sul mercato lame gassate.
Considerate poi che le più importanti realtà distributive fanno quasi sempre leva sui nomi top. Non faccio nomi, sono spesso vini spaziali e sapete chi sono. Con quelli gli agenti entrano sul mercato.
La gente vuole i nomi, i prezzi vanno fuori controllo ma intanto le bottiglie vanno e insieme a quelle tutta la gamma prende ossigeno.
Giustamente poi la gente ora è molto attenta alle realtà bio, biodinamiche. L ultima generazione di produttori di Borgogna e Champagne è generalmente molto attenta. Anche lì ci vuole buonsenso.
In Champagne io ci vado 4//5 volte l anno. I climi sono abbastanza balordi, per usare un eufemismo.
Bisogna essere dei manici veri. Lo saranno tutti questi che vedete in commercio?
Magari bio a dosaggio 0
Ricordo il mio incontro con Beaufort, a proposito di bio.
Aveva una borsa di polistirolo da cui estraeva bottiglie verosimilmente aperte da giorni, certe lunari per bontà, qualcuna un po estrema come conservazione . Siccome avete parlato del demi sec, fu impressionante. La prova più dura per un demisec è quella del cioccolato fondente senza zucchero, cacao puro, quella roba che ti lega linGua,gengive,denti.
Se il demisec ti pulisce dal quel gesso nero, è fatta. Inutile dire che uscii con la bocca immacolata.
Vabbe, si è fatto per chiaccherare e passare ste giornate che iniziano e non finire più.
Figuratevi che il mio lavoro vero è affittare degli appartamenti ad americani, canadesi e australiani

. Per fortuna c è il vino

Il corriere passa per solito il martedì e venerdì, spedisco appena ricevo i pagamenti e da molti anche prima. Insomma appena posso.