M. de Hades ha scritto:
Minchia, ma non c'hai proprio un cazzo da fare!!!![]()
Quand'è che ti trovi un lavoro nuovo?![]()
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Sarebbe meglio per tutti, specialmente per me.



Ciao
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M. de Hades ha scritto:
Minchia, ma non c'hai proprio un cazzo da fare!!!![]()
Quand'è che ti trovi un lavoro nuovo?![]()
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vignadelmar ha scritto:M. de Hades ha scritto:
Minchia, ma non c'hai proprio un cazzo da fare!!!![]()
Quand'è che ti trovi un lavoro nuovo?![]()
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Sarebbe meglio per tutti, specialmente per me.![]()
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Ciao
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Teddy ha scritto:vignadelmar ha scritto:Qualcuno mi potrebbe spiegare se, facendo rima, trovi ricorrente il "greto di torrente" come descrittore dei verdicchi di Jesi?
Ma, principalmente, che minchia di descrittore è il "greto di torrente" ???
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Non mi pare cosi' astruso come descrittore: è la sensazione olfattiva che senti quando ti rechi sulla riva di un torrente.
Non credo abbia meno dignità chesso' delle note "marine" oppure "iodate" o "gessose" che sono molto più frequenti nelle descrizioni.
Se poi sul verdicchio di jesi sia un timbro ricorrente o meno è altro paio di maniche....
paperofranco ha scritto:
Se mi posso permettere, Luciano, anzi direi "Luciani", messa così è un po' generica e potrebbe essere fuorviante. Per me il "greto del fiume o del torrente" è il letto o le parti asciutte del letto di un fiume o di un torrente a fondo ghiaioso, sassoso, ciottoloso. Sono un vecchio pescatore e ne ho macinati di chilometri lungo i greti dei fiumi, con tanto di cosciali, canna da pesca, attrezzatura completa, sotto il sole cocente, alla ricerca della pozza perfetta. Una situazione che ovviamente si verifica per lo più in estate e se ha un profumo da ricordare per me è quello dei sassi arsi dal sole, quindi siamo nella grande famiglia del minerale, oggi così tanto di moda che se in un vino non tiri fuori almeno un sentore minerale sei considerato uno ***
. Dicendo "greto del torrente" è ben diverso che dire sensazione marina/iodata: quest'ultima anche un ciucco la capisce ed ha un rimando odoroso ben preciso, immediato; la prima invece richiede un maggiore sforzo di comprensione. Secondo me può rientrare in quella piccola dose di lirismo delle descrizioni che non guasta mai, basta stare attenti a non esagerare
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vignadelmar ha scritto:paperofranco ha scritto:
Se mi posso permettere, Luciano, anzi direi "Luciani", messa così è un po' generica e potrebbe essere fuorviante. Per me il "greto del fiume o del torrente" è il letto o le parti asciutte del letto di un fiume o di un torrente a fondo ghiaioso, sassoso, ciottoloso. Sono un vecchio pescatore e ne ho macinati di chilometri lungo i greti dei fiumi, con tanto di cosciali, canna da pesca, attrezzatura completa, sotto il sole cocente, alla ricerca della pozza perfetta. Una situazione che ovviamente si verifica per lo più in estate e se ha un profumo da ricordare per me è quello dei sassi arsi dal sole, quindi siamo nella grande famiglia del minerale, oggi così tanto di moda che se in un vino non tiri fuori almeno un sentore minerale sei considerato uno ***
. Dicendo "greto del torrente" è ben diverso che dire sensazione marina/iodata: quest'ultima anche un ciucco la capisce ed ha un rimando odoroso ben preciso, immediato; la prima invece richiede un maggiore sforzo di comprensione. Secondo me può rientrare in quella piccola dose di lirismo delle descrizioni che non guasta mai, basta stare attenti a non esagerare
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Pur apprezzando molto il titanico sforzo per farmi arrivare a capire![]()
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quella dell'odore dei sassi arsi dal sole è una descrizione che ti espone al pubblico ludibrio....
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Scherzi a parte, davvero non arrivo a capire quale odore si voglia evocare. Passi il lirismo, anche io ne faccio uso, ma minimamente dovrebbe essere comprensibile.
Ciao
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paperofranco ha scritto:Beh, bisogna essere o essere stati dei pescatori.....![]()
Francvino ha scritto:paperofranco ha scritto:Beh, bisogna essere o essere stati dei pescatori.....![]()
poi, un giorno, laggiù, una diga sul fiumiciattolo. E amore fu.
ugc ha scritto:Visto che ultimamente si parla di verdicchi imbevibili, giusto ieri sera...
Bisci - Verdicchio di Matelica 2006: con questo produttore ho un rapporto strano, nel senso che 9 volte su 10 quando vado in visita preferisco il suo base alle riserve, che alla fine non compro mai, auto-impedendomi quindi di cambiare opinione negli anni. Ma parliamone di questo base, partendo dal difetto più evidente che in bocca sembra diluito tanto scappa via al palato e si separa, acqua di qua, alcool di là, però il naso, che naso ragazzi, da innamorarsi. Anice nettissima, pompelmo e poi salvia, melissa, biancospino...bellissimo tourbillon che ti fa rimanere qualche minuto a fissare ciascun aroma per trovare il descrittore più adatto. E pazienza se in bocca non è un mostro, perché poi sono anch'io un po' scassaballlllll...
Francvino ha scritto:ugc ha scritto:Visto che ultimamente si parla di verdicchi imbevibili, giusto ieri sera...
Bisci - Verdicchio di Matelica 2006: con questo produttore ho un rapporto strano, nel senso che 9 volte su 10 quando vado in visita preferisco il suo base alle riserve, che alla fine non compro mai, auto-impedendomi quindi di cambiare opinione negli anni. Ma parliamone di questo base, partendo dal difetto più evidente che in bocca sembra diluito tanto scappa via al palato e si separa, acqua di qua, alcool di là, però il naso, che naso ragazzi, da innamorarsi. Anice nettissima, pompelmo e poi salvia, melissa, biancospino...bellissimo tourbillon che ti fa rimanere qualche minuto a fissare ciascun aroma per trovare il descrittore più adatto. E pazienza se in bocca non è un mostro, perché poi sono anch'io un po' scassaballlllll...
I nasi dei Matelica Bisci sono quanto di più tradizionale possa esprime il vitigno nella Denominazione.
Dimentichi, ma magari non ce l'hai sentita, una nettissima nota di frutta secca, mandorla tostata che talvolta vira verso la nocciola, che per me è ancor più caratterizzante dello stesso anice.
Io, differentemente da te, preferisco sempre il Vigneto Fogliano al suo base per articolazione e capacità a dar solida longevità. Insomma perché difficilmente trovi un Vign.Fogliano, dopo appena 7 anni, diluito e scisso in bocca.
Per Riserve immagino tu ti riferisca proprio al Vigneto Fogliano, che è una selezione derivante da un cru. Riserva vera e propria è solo il Senex (una vasca di Vign.Fogliano particolarmente riuscita e lasciata lì in cemento per qualche anno prima d'imbottigliarlo) uscita sin ora solamente due volte: 1998 e 2003.
Vado a mente, spero di non essermi sbagliato.
ugc ha scritto:Si tutto giusto, sono stato veloce e ridotto nello scrivere.
Sul giudizio base vs "selezione" Fogliano hai sicuramente ragione tu, ed infatti è da un po' che mi dico, quando mi piace il base, di mettere in cantina pure qualche Fogliano anche se non sono completamente convinto all'assaggio...il senex 03 invece mai piaciuto...
Francvino ha scritto:ugc ha scritto:Si tutto giusto, sono stato veloce e ridotto nello scrivere.
Sul giudizio base vs "selezione" Fogliano hai sicuramente ragione tu, ed infatti è da un po' che mi dico, quando mi piace il base, di mettere in cantina pure qualche Fogliano anche se non sono completamente convinto all'assaggio...il senex 03 invece mai piaciuto...
Sul Senex 2003 convengo e non capisco la bizzarrìa di metterlo in commercio, oltretutto in un'annata tutt'altro che ideale. Forse, rispetto a tutti gli altri, lo consideravano meglio. Un po' come l'orbo che in mezzo ai ciechi è un re.
Il Senex 1998 invece era una gran boccia.
Francvino ha scritto:gp ha scritto:Francvino ha scritto:gp ha scritto: personalmente una serie di 2011 "base" che ho assaggiato li avrei messi tranquillamente a 1 bicchiere, e invece stanno a 2.
tipo?
Ti rispondo sui Verdicchi dei Castelli di Jesi 2011 assaggiati a cui mi riferivo (...):Pallio di S. Floriano Monteschiavo
Quello che secondo me li accomuna è un impronta più o meno forte di pera verdolina + menta, stile San Michele all'Adige: se non fosse per la (relativa) salinità del sapore, potrei pensare a un Pinot... Verde del Trentino. Come ho detto sopra, vini corretti ma ben poco entusiasmanti, almeno per me.
Pievalta Pievalta
Cuprese Colonnara (L 12.143)
Macrina Garofoli
Innanzi tutto quelli che hai citato non sono i vini base ma delle selezioni ad eccezione del Pievalta, che tra l'altro, pur se esile, ha un grip acido ben profilato e in controtendenza rispetto ai canoni dell'annata che lo rende molto gradevole. Le testimonianze di tanti forumisti che l'hanno assaggiato e apprezzato a Fornovo andavano in questo senso. Anzi, in diversi, tra cui Andreadago mi pare, l'hanno trovato migliore della sua selezione, il Dominé.
Secondo me non è così ma ci sta che in questo periodo possa esser più performante.
Il Cuprese (ottenuto parzialmente con la tecnica della criomacerazione) è quello che più mi assomiglia alla descrizione generale che ne hai dato (lotto L12 074).
Non è un campione di complessità, è molto gradevole specie a tavola ed è un vino che generalmente cresce dal secondo anno di vita. Questo non avrà la vita (anzi, è solo lontano parente) delle annate pre 2000 ma resta un buon vino d'annata. Concordo che nei nomi che mi hai fatto è probabilmente quello meno performante.
piergi ha scritto:
Mi spiace bottiglia già finita in campana, niente lotto !!
benux ha scritto:una domanda per voi espertoni di verdicchio![]()
Come abbiamo già ampiamente dimostrato il verdicchio è indubbiamente il vitigno italiano più poliedrico, in grado di dare i migliori bianchi italiani da invecchiamento, mi chiedo coma mai nessuno al di fuori della zona di ANCOna/macerata ha provato ad impiantarlo?
gremul ha scritto:benux ha scritto:una domanda per voi espertoni di verdicchio![]()
Come abbiamo già ampiamente dimostrato il verdicchio è indubbiamente il vitigno italiano più poliedrico, in grado di dare i migliori bianchi italiani da invecchiamento, mi chiedo coma mai nessuno al di fuori della zona di ANCOna/macerata ha provato ad impiantarlo?
perchè lo Chardonnay fuori dalla Borgogna fa cagare
gremul ha scritto:Torno dopo parecchio tempo su questi lidi per scrivere che l'altra sera al ristorante ho bevuto praticamente da solo (e non capitava da tanto tempo), mia moglie beve pochissimo, tutta una bottiglia di Collestefano 2011, signori Chapeau, non so se sia un'ottima annata o meno, vino per i miei gusti assolutamente splendido.
Colore paglierino luminoso, naso Chabliseggiante che più non si può (alla cieca avrei detto Chablis tutta la vita), con uno splendido agrume amaro, sentori di burro freschissimo, mineralità netta e decisa, sorso di splendida acidità, salato, scintillante, fresco, beva incredibile. Un vino che sembra semplice ma che semplice non è come solo i grandi vini sanno essere. Ah e aggiungo, importante per me, digeribilità del vino ottima, nessun problema del giorno dopo.
Francvino ha scritto:gremul ha scritto:benux ha scritto:una domanda per voi espertoni di verdicchio![]()
Come abbiamo già ampiamente dimostrato il verdicchio è indubbiamente il vitigno italiano più poliedrico, in grado di dare i migliori bianchi italiani da invecchiamento, mi chiedo coma mai nessuno al di fuori della zona di ANCOna/macerata ha provato ad impiantarlo?
perchè lo Chardonnay fuori dalla Borgogna fa cagare
Sul Lago di Garda è pieno di verdicchio, e così anche in qualche filare a soave (trebbiano di Soave).
Non tutti sono d'accordo sulla sinonimia tra verdicchio, trebbiano di Soave e trebbiano di Lugana ma pare che il DNA abbia confermato che sono lo stesso vitigno.
...
gremul ha scritto:e un'altra ottima bevuta (non ricordo dove nè l'annata) con qualcuno che lo travasò in una borgognotta per trarci in inganno (Marcolandia ?)
Per me il migior bianco italiano.