marcolandia ha scritto:Dedalus ha scritto:andrea ha scritto:Tu sai di vino, riesci a valutare estraniandoti dal tuo gusto personale
Sarebbe più giusto dire che riesce a valutare immedesimandosi in un certo gusto altrui.
Che poi è esattamente quello che si fa quando si compila la scheda a punti tipo AIS. Si abbandona il proprio gusto per sostituirlo con quello di chi ha composto la struttura della scheda.
Essendoci dietro una ragione di biznes la cosa è capibile. Quante volte ho detto su di un vino assaggiato insieme "mi fa veramente cagare ma per il ristorante potrebbe andare bene" e lo stesso pure lei. Certo poi la difficoltà sta nel venderlo con convinzione (io non ce la farei) ma qui subentra la professionalità. Poi se quel vino per me fa cagare, fa cagare e non gli posso dare 87 punti perchè è fatto bene e senza sbavature. Dico "mi fa cagare, è fatto bene e senza sbavature e gli do 80 punti".
Punto assolutamente centrale, e molto ben espresso, se posso permettermi.
Se si tratta di lavorare nella vendita, il compito è quello di fare da tramite fra chi produce un certo vino e quelli a cui quel particolare vino potrebbe piacere. Conta la professionalità nel sapere interpretare correttamente le caratteristiche del vino, e nel saper trovare per quel vino la corretta collocazione commerciale. Non conta invece l'opinione personale su quel vino. Un professionista può ed anzi deve essere capace di vendere anche il vino che a lui personalmente piace poco. Certo è necessario un minimo di adesione, un professionista serio non può proporre vini che considera qualitativamente davvero scadenti. Ed è altrettanto chiaro che più ci sarà corrispondenza fra i suoi gusti ed il vino che vende, meglio sarà per tutti. Ma il lavoro del ristoratore, dell'agente, del consulente di marketing, non è quello di propinare a tutti il vino che piace a lui, anche a quelli a cui quel vino non piace, e che vorrebbero bere tutt'altro - magari proprio un vino che a lui non piace.
Altra cosa è invece il gioco del racconto del vino con finalità informative, professionali come è il caso di chi scrive per una testata, o puramente ludico per chi chiacchiera fra amici al bar o su un forum su internet. Qui l'oggetto dello scambio, professionale e a pagamento o amicale e reciprocamente gratuito non è il vino, ma l'opinione che si ha del vino. Qui non ha senso considerare un'opinione diversa dalla propria.
“La cultura è organizzazione, disciplina del proprio io interiore; è presa di possesso della propria personalità, e conquista di coscienza superiore, per la quale si riesce a comprendere la propria funzione nella vita, i propri diritti e i propri doveri.”