Ieri sera piccola cieca anarchica nosense per festeggiare la casa nuova di un caro amico, sul bellissimo terrazzo, faceva un po’ caldo per fortuna smorzato da un bel venticello. Mozzarella, salsiccia secca artigianale, panzanella, acciughe del cantabrico, terrine di Lione (anatra e maiale), insomma ingredienti semplici ma di qualità eccelsa
Paltrinieri RadiceUn po’ rustico (com’è giusto che sia) aveva una bella aciditá ma insisteva un po’ troppo sulle note amare, soprattutto in chiusura. Bottiglia leggermente sfortunata, altre volte molto meglio.
Domaine des Ardoisières Argile Blanc 2022Un vino completo, al naso le note minerali/iodate si alternano a un frutto maturo molto bello. In bocca c’è un bel volume in entrata ma la densità è solo tattile, non c’è dolcezza in eccesso se non quella del frutto, comunque sotto controllo, sorso armonioso non fosse per una chiusura leggermente amara
Marsella Fiano di Avellino 2010 Molto marselliano, terroso e farinoso, fumè, discretamente ‘deciso’ in termini aromatici. In bocca purtroppo gli manca un po’ di grip, il vino scivola relativamente veloce per poi chiudere (e sono 3, mi sono chiesto se il problema non fosse il mio palato, o il cibo) leggermente amaro. Con il tempo migliora e guadagna un pizzico di tensione. Non la migliore 2010 bevuta (ne ricordo almeno due fantastiche), menzione alla tenuta comunque ottima
Marsella Fiano di Avellino 2013 Qui musica cambia, eccome: alle note fumè e terrose fa da contraltare una parte citrica da manuale, perfetta, che rinfresca il quadro, dona tridimensionalità e allunga il vino. Giovanissimo, idealmente da bere tra 5 anni. Grandissimo bianco irpino, di compiutezza mirabile tra complessità, freschezza, lunghezza
Sebastien Riffault Sancerre Rouge Raudonas 2018 Scambiato per rodano “nouvelle vague” per l’oliva e l’estroversione del vino e per una nota selvatica molto bella, poi qualche sentore quasi da bitter, molto personale. In bocca è una bomba di sale e frutto e agrume amaro, tanta ma tanta energia come solo nei naturali buoni. Praticamente perfetto pur con una dose di pregevole “imprecisione”. Buonissimo
Henri Boillot Pommard 1erCru ‘Les Rugiens’ 2011 Mette d’accordo tutti come sempre fa la Borgogna buona (almeno la rossa, che su questi lidi ormai abbiamo capito tutti che quella bianca è solo un costosissimo bluff

): bifronte come altri Pommard di alto livello, trasognato nei profumi finissimi di erbe aromatiche, spezie orientali, in generale tanta dolcezza, sembra volerti irretire ma poi lo bevi ed è stretto, ti colpisce con la frustata acida, è austero nella parte ematica e ferrosa, un filo asciugante nel tannino per poi riprendere fiato nel finale esibendo di nuovo le spezie e la parte erbacea. Questo era un grande vino, penalizzato secondo me leggermente dall’annata fredda che da un lato accentua ed esalta le caratteristiche di durezza del vigneto ma dall’altra toglie un po’ dell’ armonia che, ad intuito,potrebbe avere in una grande annata
Maurizio Alongi Chianti Classico Riserva Vigna Barbischio 2016 Questo è forse il vino che porterei a qualcuno che vuole capire il Chianti classico: profumi suadenti, con giusto un punto di oscurità in più (ovvio) rispetto al vino precedente, quindi agrume chiaro e un fiore che è quasi una rosa, spezie dolci, ma anche liquirizia e in generale una natura terrosa più accentuata. In bocca è Sangiovese vero, rock, frutto e tanta aciditá, più denso dell’altro ma comunque energico e dissetante. Bel finale con un tocco di dolcezza floreale