Messaggioda Bart » 01 ott 2022 19:31
Ieri festeggiamenti per un altro amico che ha superato lo sbarramento del mezzo secolo, portandoci all’assaggio sette splendide bottiglie.
Iniziato subito coi fuochi d’artificio della batteria di bolle,
Champagne Sir Winston Churchill 2008 Pol Roger (Eleanor Rigby - The Beatles)
Champagne cuvée du goulte 2014 Marie Noelle Ledru (White room - Cream)
Ledru è partito a razzo, con un colore molto più carico e profumi di crema pasticcera e zucchero a velo che facevano pensare ad un vino più maturo, mentre la bocca spiazzava per una vivissima acidità agrumata cui faceva da contraltare un importante struttura sapida. Winston è entrato più in punta di piedi, colore chiarissimo, bolla finissima, gesso, lievito, bocca sì giovane, minerale, ma comunque appagante; nel tempo la maggiore eleganza è venuta fuori, e in prossimità dell’arrivo si è sfilato il compagno di un’incollatura.
Batteria dei bianchi più rilassata, ma comunque curiosa:
Greco di Tufo G 2010 Pietracupa (Teen age riot - Sonic Youth)
Riesling vinothek 2000 Nikolaihof (Dead souls - Joy division)
Era una vita che volevo assaggiare questo fantomatico G, e forse ho atteso troppo; di sicuro era diverso da come mi aspettavo, molto carico e consistente, abbastanza muto al naso, il sorso era comunque appagante, ma privo della freschezza e mineralità che credevo l’avrebbero contraddistinto. Buon vino, ma in mezzo agli altri ha un po’ sofferto. Altro passo per Nikolaihof, dieci anni in più all’anagrafe e venti in meno all’assaggio, profumi di Riesling ipercaratteristici, ma la frutta di stagione porta subito all’Austria, e non ai suoi parenti delle nazioni limitrofe, come pure quella secchezza netta, senza nessun occhiolino alle dolcezze più o meno nascoste.
E coi rossi sono tornate le bombe,
Hermitage 2007 Chave (Jigsaw falling into place - Radiohead)
Amarone Monte Lodoletta 1998 Dal Forno (Burning from the inside - Bauhaus)
Difficile accostare due vini così diversi, ed infatti li abbiamo bevuti in sequenza, assaporando con goduria estrema prima l’eleganza assoluta dello Syrah e poi la potenza debordante del veneto. Entrambi molto scuri, l’Hermitage aveva un naso che più Rodano non si può, con l’oliva, il pepe, la carne e una punta di mora selvatica, e una bocca leggiadra che ti spinge a volerne ancora, e ancora; l’Amarone ha iniziato un po’ chiuso, con note di acque reflue, il tempo di bere l’altro però si è aperto nel suo descrittore che per noi è come una madeleine, la Crystal ball, poi le ciliegie sotto spirito e tanto altro. 17,5° portati con nonchalance, nessuna difficoltà di beva ed estremo piacere.
Per chiudere, il dolce,
Vin santo Albarola 2010 Barattieri (The river - PJ Harvey)
Si finisce in dolcezza ovviamente, con un ottimo vin santo, glicerico, denso, dove la noce la fa da padrona.
Un grande grazie anche al padrone di casa che ci ha deliziato con una super selezione di coppa, pancetta e culatello, gamberoni alla griglia con stracciatella di burrata, due super costate, un formaggio non meglio identificato che però ricordava molto il Comte, e l’immancabile pastiera napoletana della mamma.