Champagnata e mangiata di pesce, si è bevuto:
Champagne Philippe Starck 2012 Brut Nature - Roederer. Per la 2006 scrissi che aveva poco carattere e speravo che l'annata migliore desse la spinta... leggermente meglio, ma confermo l'impressione. Capiamoci: è fatto piuttosto bene, e lo stacco di carattere con il classico stile della maison è netto, qui il sorso è tagliente, si scorge la sapidità, la bolla è tendente al cremoso ma ancora migliorabile, naso sul confetto, poco mobile e senza l'allungo al sorso. centrato come aperitivo, comunque.
Champagne La Closerie Les Béguines Extra brut - Jerome Prevost. L.C09. Presumibilmente annata 2009, i riflessi dorati nel calice dimostrano l'invecchiamento, anche al naso parte maturo, comunque senza ossidazioni, risvegliandosi pian piano: prima frutta secca, poi zenzero candito, e ancora la buccia di mandarino fino alla pesca bianca. Bollicina cremosa, medio corpo, col tempo tenderà a spegnersi sulla noce. La solita eccezione alla regola che i 100% meunier sono una hahata pazzesca
Champagne La Grande Dame Brut 1995 - Veuve Clicquot. Anche qui il colore è carico e dorato, già alla vista la bollicina è evanescente e la cosa verrà poi confermata al sorso, al naso regalerà comunque ancora il classico biscotto plasmon, note di malto e leggere di fungo champignon. Presa per i capelli... confidavo fosse in forma migliore.
Champagne Ambonnay Rosé - André Beaufort. Bottiglia acquistata da lui nel 2016, quindi calcolatevi voi gli anni dalla sboccatura. Appena stappato schiuma a gò-gò in stile podio di formula uno, brutto segno, caccio il naso nel bicchiere ed eccolo lì, foxy, birra kriek e fragolino del contadino, altro brutto segno... la variabilità su questo produttore mi ha alquanto scassato i kabasisi, soprattutto perchè quando becchi la bottiglia giusta... Comunque ho disperato troppo presto: l'ultimo bicchiere si era ripulito quasi (quasi) del tutto, regalando un rosato eclettico con la fragolina selvatica, le erbe aromatiche ed il leggero rabarbaro, al sorso c'è struttura, ricorda una ginger ale a tratti, un profilo affascinante rafforzato dal luminoso color rosso-ramato carico. L'ultimo bicchiere poteva giocarsi la vittoria di questa tappa con Prevost, ma se si tiene conto della partenza finisce indiscutibilmente sul secondo gradino del podio, peccato. Sperando di riuscire ad organizzare una successiva tappa sciampagnosa a breve...