Ecco, ogni tanto bisogna buttar dentro una cieca per capire che nonostante il lungo e costante allenamento alla fine di vino ci si capisce una fava...
Arbois Chardonnay 2017 - Domaine des Cavarodes. Parte fumé e sbruciacchiato, con una bella pera matura, al sorso è abbastanza avvolgente, con l'acidità in secondo piano e leggera sapidità: pigato direi! Bene, si parte abbomba con una bella cazzata... Solo al riassaggio dopo un'oretta, svelato che i primi vini saranno 4 chardonnay, esce una nocciola verde accompagnata ad un tratto piuttosto rustico e sporchino che ci porta, facile facile, in Jura. Va beh...
Macon-Prissé En Chailloux 2017 - Jules Desjourneys. Parte piuttosto chiuso, sul limone maturo, fresco ed equilibrato al sorso, resterà poco mobile concedendo un tocco di burro ed un po' di banana ed esoticità che non ci permette di piazzarlo con precisione sul mappamondo dello sciardonnè. Non male ma non convince del tutto.
Chablis 1er Cote de Léchet 2013 - Laurent Tribut. Il passo qui cambia, e già dal primo sorso capiamo di essere davanti ad un gran bel bianco, ad ottimo stadio di maturazione (gli ho dato anche qualche anno in meno), parte sulla crema di limoni, poi note minerali ed ancora scorza d'agrume, sorso energico, teso ma con buona struttura ad equilibrare, buona lunghezza. Sarà il migliore in bianco. E ci porta a Chablis senza farci fare brutte figure...
Saint Véran Cuvée Léandre l'Homme Lion 2013 - Des Vignes du Maynes. Produttore che non conoscevo, la retro etichetta parla di niente di meno che "soixante mois d'élevage" che regaleranno il naso più eclettico della giornata, raffinato e variegato, di pesca bianca, foglie di tè ed una speziatura dolce molto particolare. Peccato che ceda al sorso su di un acidulo non troppo equilibrato e corpo un poco leggero. Forse necessita tempo, ma oggi così è.
Champagne L'Overture Brut - Frederic Savart. Un BdN che regalerà un profilo chiaro molto più da BdB (e questo alla cieca aiuta...), con qualche nota lattica in sottofondo, leggermente affumicato, bolla cremosa e sorso piacevole seppur non lunghissimo. Resta un buon Champagne ma visto il prezzo era lecito aspettarsi qualcosina in più.
Bandol Rosé 2020 - Ray-Jane. Beh, già vedendolo nel bicchiere, dal colore buccia di cipolla piuttosto scarico, lo colloco in Provenza, e la conferma arriva dalla freschezza e tensione al sorso, quindi l'organizzatore rivela che assaggeremo 4 Bandol. Questo sarà forse un po' atipico rispetto alla media della denominazione ma mi è piaciuto parecchio: tanto agrume, leggero eucalipto e tocco affumicato, tensione ed energia al sorso, quasi da vino bianco.
Bandol Rosé Moulin des Costes 2020 - Bunan. Si sale di una tonalità di colore, rosa salmone scarico, qui si va sul ribes e sui fruttini rossi, e sarà anche leggermente più largo al sorso. Buon prodotto.
Bandol rosé 2020 - Domaine de la Begude. Qui il colore si fa piuttosto carico, e sarà il vino più di impatto della batteria, con i frutti di rovo al naso e corpo al sorso, ma anche il meno interessante, un filo vuoto a centro bocca.
Bandol Rosé 2020 - Chateau Pradeaux. Si cambia registro e si torna all'eleganza, questo è stato definito il più old-style del gruppetto, dal colore che sembra più evoluto, dal naso più raffinato e maturo, di struttura la sorso ma rigoroso. Sarà quello che che si guadagna la mia preferenza tra i 4.
Chemin de La Brune 2019 - L'Anglore. Siccome si aveva ancora sete è saltato fuori questo fuori quota che non avevo mai assaggiato, presumo sia un Tavel o giù di lì, il colore è ancora un buccia di cipolla, carico questa volta, e la differenza con i precedenti si sente in una speziatura particolare, che parte dalla ruggine per finire con la cola, di buon corpo, qui la freschezza passa in secondo piano. Non male.
Champagne Cordon Rouge Brut - Mumm. Ad un certo punto si materializza questo antico soprammobile che a giudicare dalla vecchia grafica dell'etichetta potrebbe risalire agli anni 80, o forse più... vista la carenza idrica ero ovviamente propenso a versarlo in qualche fioriera, ed invece qualcosa da dire ce l'ha ancora: la bollicina è evanescente ma è sopravvissuta, al naso le ossidazioni la fanno da padrona ma in modo misurato. In definitiva come stato di salute non era molto diverso da la Grande Dame 1995 bevuta settimana scorsa... misteri del vino.
Mosel Urziger Wurzgarten Auslese *** 2008 - Karl Erbes. Tutto quello che un giovane sommelier può aver immaginato in un sogno erotico sui riesling teutonici qui c'è: deciso petrolio ed idrocarburi, cedro e buccia d'agrume, sorso goloso col giusto connubio tra tensione e residuo zuccherino, anche la magnum sarebbe troppo piccola...