Messaggioda Ludi » 23 mag 2022 14:22
Bel WE di bevute...
Huet, Vouvray Sec Le Mont 2007: ancora bello integro e pimpante; il leggerissimo residuo zuccherino che si percepiva sino a qualche tempo fà è divenuto inavvertibile, ma rimane la nota di mela cotogna e miele.
D. Dagueneau, Pur Sang 2011: rigoroso, glaciale, cartesiano. Netta la nota pirica, le suggestioni erbacee (pompelmo giallo) e una grande acidità che si sovrappone alla vena salina. Non amato da tutti, forse per la sua algidità. A me è molto piaciuto.
Domaine Gauby, Muntada 2006: speziatura terziarizzata importante, curiosamente analoga a quelli dei grandi bordolesi (scatola di sigaro, incenso) ma beva straordinariamente sciolta ed affascinante. Vino da meditazione, da serata con un bel libro.
Barbacarlo 2009: Mah...nota smaltata nettissima che fatica a ripulirsi, tannino scontroso, rusticità un po' faticosa. Con i vini di Maga riesco solo di rado a provare emozioni.
A. Clouet, Un jour de 1911: se picciono gli Champagne ossidativi, non si rimane delusi. Profondamente Pinot Nero, nota biscottosa che ho molto gradito, lunghezza non indifferente. A parte l'abile operazione di marketing della confezione, un bel prodotto.
Collard Picard, Archives 2002: qui siamo su un altro pianeta. Uno Champagne puro, elegantissimo, straordinariamente ricco e profondo, di inusitata lunghezza. Favoloso.
Nikolaihof, Riesling Steiner Hund 2004: tuffare il naso in un serbatoio della benzina fa lo stesso (gradevole) effetto. In bocca stupisce per intensità ed eleganza. Secchissimo e freschissimo, ha ancora molte frecce al proprio arco.
Chateau Lafaurie Peyraguey 2001: la grande annata si fa sentire non tanto nelle classiche note di iodio, zafferano, caramello, quanto nella dolcezza ben supportata da vibrante freschezza. Bottiglia sparita senza difficoltà, nonostante avessimo già ben bevuto.
Chateau de Maltroye, Chassagne Montrachet 1er cru Grandes Ruchottes 2007: bottiglia storta. Era bevibile, ma molto, troppo ossidato rispetto ad una gemella bevuta non molti mesi fa.
Leonardo Bussoletti, Ramici 2014: il Ramici mi piace davvero, con quel suo fare sbarazzino che ammicca ai PN borgognoni nonostante il frutto sia nettamente quello del ciliegiolo.
Il Poggione, BdM 2004: sempre una garanzia, tanto più in una ottima annata come la 2004. Ha ben terziarizzato, e si declina, spigliato, tra speziatura e perdurante amarena.
Clos Cazals 2002: altra grandissima bevuta, tutt'altro che distante dal Collard Picard. Zero ossidazione, ma un frutto intatto e giovanile, che ammicca appena al miele di acacia e a tostature di superba eleganza.
La Scolca, Gavi Etichetta Nera 2002: vent'anni e non dimostrarli. D'accordo, il colore dorato intenso e le note di frutta candita tradiscono un vino non appena imbottigliato, ma la bocca è intatta, così come il nerbo acido.
Chateau Rayas, CdP Blanc Réservé 2007: brivido di emozione, di incredulità, di meraviglia per un vino semplicemente perfetto, uno dei migliori bianchi bevuti negli ultimi anni. Irreale paglierino chiaro, si evolve e muta nel bicchiere ripercorrendo ogni possibile declinazione di mediterraneità, ma anche di eleganza più "nordica". Poterne bere tutti i giorni...
Jamet, Cote Rotie 2010: chiusura col botto per un altro grandissimo vino; potrei dire "il mio vino", tanto si avvicina ai miei canoni di leggiadria, sensualità, eleganza, bevibilità, tra pepe nero e di Szechuan, carcadé, pasta d'olive (appena accennata) fragolina di bosco. I sentori sono quelli del Syrah rodaniano, ma per il resto gioca alla pari con un grandissimo Grand Cru borgognone.