In trasferta lavorativa per qualche giorno in Sardegna, per la precisione nel
Sulcis, ne ho approfittato per indagare due realtà produttive piccole, giovani e squisitamente artigianali:
Andrea Taris - La Piccola Cantina (Santadi)
Unico privato che vinifica ed imbottiglia in proprio di Santadi...poche migliaia di bottiglie in tutto, ben curate: beneficia di una vigna antica di carignano ad alberello su piede franco, dalla quale con parziale passaggio in legno (2 barriques e 1 tonneau, per esser precisi) ottiene il "vino da meditazione" (definizione sua)
Eclisse (IGT fino al 2017 IGT, il 2018 è uscito come Carignano del Sulcis DOC), assieme ad altre vigne più giovani di carignano e vermentino allevate a spalliera.
Vermentino di Sardegna Alba, 2019 (13%)
Vino dalla dominante di frutto bianco con un profilo malico che lo avvicina a stilemi decisamente più nordici, tutto molto fresco e pulito...forse anche troppo...onestamente mi sarebbe piaciuta una punta di calore in più a "sporcare"...
Isola dei Nuraghi IGT Rosso Terrazzu, 2018 (13%)
Color rubino chiaro, florealità scura e leggera spezia, di nuovo freschezza e scorrevolezza notevoli, ma in questo caso anche quella solarità che non ho trovato nel bianco. Non è lontano il mare, pure, e qui si sente. Gourmand.
Bella mano nel complesso, "sciolta" e precisa...speriamo sia confermata dall'Eclisse 2017 di prossimo stappo.
Terra Sassa (Villarios di Giba)
Vigneronne attiva soltanto dal 2015, Stefania Montisci ha entusiasmo e freschezza da vendere, e belle vigne ad alberello "appoggiato" (su filare, cioè) di carignano e vermentino, la maggior parte con piante di oltre 50 anni...veri orti botanici di vegetazione mediterranea spontanea lasciata esprimersi a ruota libera, con la conseguente competizione radicale che manda in benefico stress le viti...siamo sui 30 q/ha per il carignano!
Artigianato puro, 5-6 mila bottiglie in tutto in cui ogni annata va per conto suo, in base al clima e al "vissuto" della vigna, come dimostrato da una mini-verticale di
Vermentino di Sardegna (peraltro, 3 annate con 3 etichette diverse...
):
2018 (12%)
Verticale, leggermente stretto, si pone con una lineare semplicità di frutto e fiori bianchi...vino sicuramente meno
demanding dei successivi, da non dismettere su due piedi però, perché è tutt'altro che un vino diluito, e potrebbe metter su peso con un altro po' di bottiglia.
2017 (13,5%)
Altra musica, altro stampo di annata: miele, mandorla e macchia, avvolge ma senza grasso, con una freschezza tutta sua fatta di sale e piccantezza, piuttosto che di acidità nuda e cruda. Bono.
2015 (15,5%)
Annata proverbialmente calda e secca, vendemmia forzatamente ritardata per problemi di reperimento della manodopera, ed ecco uscire dal cilindro, dopo 5 anni, questo mostriciattolo...prendete il 2017 e moltiplicatelo per 3...concentrazione di materia fuori scala, che integra perfettamente tutti gli elementi, estratti, alcol, glicerina, ed un dinamismo che letteralmente non sai da dove salta fuori. Mediterraneità liquida. Datemi questo vino ed una cieca di quelle giuste, mannaggia...
Il mio giudizio top, però, ovviamente va ai posti...semplicemente stupendi!!!