zampaflex ha scritto:Konstantin_Levin88 ha scritto:Per 4 (3 e mezzo, dai...) sui 6 cru che hai citato direi che non si può proprio "prescindere da chi lo produce"... nel senso che sono dei monopole (Sordo x il Monpr. possiamo non considerarlo...).
Per quanto non abbia forse la tua profondità di bevute, devo dire che non ho potuto non riscontrare su alcuni cru (vedi il Villero che citavo nell'altro thread) una comunanza di risultati attraverso produttori diversi, a prescindere dagli stili.
Mentre condivido che per cru più estesi tale caratteristica si possa perdere. Vedi Bussia, ma anche per i Cannubi non ho trovato molta omogeneità.
Più probabilmente sono io a non avere il tuo naso e il tuo palato, e non ho percepito un chiaro fil rouge tra i vari vini a menzione villero. Ho letto che parlavi di "eleganza" per quel cru. Cosa intendi TU per eleganza? (termine soggettivissimo!).
Villero non ha terra molto diversa dal monprivato (ok ha un po' meno calcare, per chi ci crede), dal bricco boschis e dalla lingua nord della bussia (la collina tra Livia Fontana e Fenocchio per intenderci), sono terre decisamente argillose, ben esposte, il nebbiolo arriva a una buona maturazione (anche fenolica) in tutte le annate mantenendo acidità anche in quelle torride. Il concetto di Grand Cru di Langa è più o meno questo, il resto ce lo mettono il produttore e la nostra fantasia. Sulla vinificazione a Castiglione, forse ha subito meno certi influssi modernisti di altri comuni e mediamente è vero che le uve del villero danno vita a dei barolo "
classici*" anche per scelta stilistica dei produttori che le vinificano (Fenocchio, L Fontana, M Mascarello, Vietti con la riserva, Sobrero, Boroli etc, peraltro tutti vini diversissimi). Di contro all'Enrico IV di Cordero faticherei ad attribuire l'aggettivo "elegante", qualunque cosa si intenda, ma è un po' che non lo assaggio.
*classico non vuol dire senza intervento enologico. Anzi, fare un barolo equilibrato, tipico nei profumi, maturo ma fresco, dal tannino fine ma potente e via dicendo richiede molte più "limature" enologiche che buttare le uve in rotomaceratore, concentrare il mosto e coprire tutto con della barrique nuova. E se l'enologia del 2020 consente di fare miracoli -così è, già solo rispetto a 10 anni fa- perché non metterla in pratica, vista la concorrenza che c'è? La tecnica enologica è come il doping per il ciclismo, tutti ( o quasi...) la usano, cercando di nasconderla, l'antidoping (gli appassionati romantici dei terroir del vino) a inseguire, sempre con qualche anno di ritardo.
PS: "Giacomo Conterno è modernista!" (anonimo, scritta su un muro a Serralunga d'Alba)
Sono un piemontese atipico, lo so. Ma il sangiovese m'ha stregato.