marcolanc ha scritto:Non c'è niente da fare... A Brisighella si beve bene!

Assolutamente sì, Marco: questo è fuori discussione, quando a farti da anfitrione-
gourmand hai un autoctono del calibro di Ivo!!!
vinotec ha scritto: [...] vedo che sei visceralmente legato ai Valentini, anche se mi sarebbe piaciuta qualche parolina sul pergole ed ornellaia...spero rimedierai...

Eccoci qua, mio buon Amico: spero solo di essere all'altezza di cotanto bevuto!
Edoardo Valentini, Trebbiano d'Abruzzo 1979, bt. n° 0089.
Giallo-oro antico scarico; di una consistenza ed un'integrità ossidativa rimarchevoli. Al naso si apre su note metalliche-ferrose, tenui cenni vegetali e di frutta gialla matura, a tratti "confetturosa" (albicocca e prugna gialla, direi); dopo mezz'ora le iniziali note appena ossidative sono del tutto sparite, lasciando il posto agli agrumi canditi ed a refoli di erbe officinali. In bocca la materia scorre in
souplesse; la morbidezza è presente, ma non eccessiva; lo scheletro minerale è disarmante per la solita (e solida) sapidità, 'impronta genetica' dei Valentini e del terroir aprutino. L'acidità non è elevatissima in questa '79 e, dopo tanti anni di evoluzione, la freschezza ne risente dopo un po' di sosta della materia nel calice. Il finale non è memorabile e non 'allunga' (come quello del gemello 'Montepulciano'), ma chiude minerale ed equilibrato, con cenni di dolce e speziatura, tali da ricordare l'annata 2007 (così, di primo acchito, dovendo assimilarne un'evoluzione prospettica).
La '79 è stata un'annata dall'andamento climatico ideale e quella del Trebbiano è stata una vendemmia quasi 'tardiva', con valori medi degli indici statistici e bioclimatici da manuale (mi riferisco alla zona di Penne, oltre i 400 m. s.l.m. e a circa 20 km. dall'Adriatico); tra la fine di settembre ed i primi di ottobre ci sono stati i primi attacchi di
Botrytis cinerea, che ritroviamo nel corredo gusto-olfattivo del finale con le delicate speziature e le note dolci.
Piace citare il noto forumista aka 'Chicco76', il quale, descrivendo la progressione finale di un Trebbiano '77 del Maestro lauretano, aperto in una (storica) verticale patavina del 17 ottobre 2014 con le annate '81, '84, '87, '88 e '92, scriveva:
"
Il vino fa vibrare veramente, ti parla in maniera inequivocabile di quanto viva possa esser la materia, definendo una nuova pietra miliare nella memoria di un degustatore".
La trovo una sintesi davvero felice, perché ad ogni assaggio un Valentini resta (forse visceralmente, come dice Ivo!

) un'esperienza a sé.
Pergole Torte 1990, bt. travasata da originale DMG con sughero ceralaccato nuovamente da Ivo alcuni anni or sono. Bottiglia precedentemente "avvinata" (

) con Château Trotanoy 1970 (

) ed etichettatura con paesaggio brisighellese 'di genere' in sovrastampa, travasata da "un eterno" DMG di PT '90 dell'Amico speziale, presa qui sul Forum (se non ricordo male). Ovviamente MOLTO buono. Vino - dicevamo con Ivo - di cui è difficile presagire il termine della parabola evolutiva; da tenere stretto e non vendere... soprattutto la Riserva!

Granato limpido, cristallino, unghia carica, senza il benché minimo cedimento cromatico. Naso nitido, pulito, subito a fuoco sul frutto, ricco, maturo, godurioso. In bocca è caldo, pieno; una 'sciabolata' sapido-minerale con un'acidità netta, sferzante. Il finale è lungo e preciso, senza cedimenti. Parlando di Sangiovese di razza sono di parte, dunque non mi dilungo.
Ornellaia 2001. Granato scuro, intenso e brillante. Naso sontuoso, imperioso, voluttuoso, tutto giocato sulle note balsamiche e speziate. Bocca in cui giganteggia la succosità e l'astringenza del tannino del Cabernet, cesellato dal rovere delle barriques: un tannino vellutato, ruffiano, potente, che gigioneggia con l'alcolicità presente (si sente, eccome!) in una sintesi ben equilibrata. Il nettare, tuttavia, è talmente suadente, morbido e 'largo' da avvolgere ed estenuare subito il palato che, per secchezza ed azzeramento della salivazione, fatica a procedere, se non a piccoli sorsi. Non chiude in allungo (peccato per un vino così robusto) e si concede ad una nota piacevolmente amarognola. Ho preferito la bocca al naso, di gran lunga. L'Ornellaia, fra i tagli bordolesi italiani, non è un vino nelle mie corde: troppo sontuoso, troppo debordante in potenza e personalità, troppo... troppo di tutto!!! In ogni caso un eccellente compendio enologico per chi ama i Supertuscans...
Su Dom '02, il cru "Vigna San Giuseppe" 2001 di Cavallotto ed il Royal Tokaji Aszú 'Szent Tamás' '99 rimando alle note di Lorenzo, che ringrazio per la garbata presenza ed il sempre elegante e colto conversare, mai sopra le righe.
Dimenticavo, nell'ordine, in abbinamento ai vini:
- Entrée super-goduriosa (salame, fomaggio, torta rustica etc.) e Dom '02;
- Agnolotti alla crema di funghi e Trebbiano '79;
- Beccacce con fette di polenta ed Ornellaia '01;
- Capriolo 'classe zero' al tegame e Pergole Torte '90;
- Capriolo 'classe zero' allo spiedo (con funghi porcini) e Riserva Bricco Boschis '01;
- Cinghiale in agrodolce (scalogno e pinoli) e Montepulciano '79;
- Crème caramel e Royal Tokaji Aszú '99.
Caro Ivo, penso proprio che il cibo fosse al top: cinghiale, capriolo allo spiedo e salame di Gilberto su tutti! GRAZIE, Amico!
