marcograz ha scritto:gp ha scritto:Ecco, infatti, a proposito di confusione...
Le docg Chianti e Chianti Classico sono due cose assolutamente distinte e non vanno confuse. In comune c'è solo il nome, che è un eredità degli anni '30: oggi sarebbe semplicemente impensabile creare una denominazione che sfrutti abusivamente il nome di un territorio distante decine di chilometri, come è la Docg Chianti, e l'unica denominazione con questo nome sarebbe il Chianti Classico. Dico di più: se oggi si portasse a Strasburgo la questione di questo abuso, il Chianti Classico vincerebbe a mani basse (si veda la vicenda, logica e prevedibile, del Tokaij ungherese rispetto al Tocai friulano).
Tra le motivazioni a favore dell'aggiunta del comune alla denominazione Chianti Classico, c'è proprio quella di aiutare a distinguere il Chianti Classico, con la sua storia centenaria, e il Chianti tout court, aggregato di zone diverse e distanti che per come è costruito non può e non potrà avere mai un'identità un minimo precisa pur nella diversità, a differenza del Chianti Classico.
Infatti per me anche la zona allargata dovrebbe fare una scelta coraggiosa e cambiare nome (o meglio dare un nome diverso a ciascuna sottozona). Peccato che la perdita iniziale sarebbe parecchio elevata...ma quanti chianti fuori dal CC sono di buon livello escludendo Rufina?
Poi cosa frena il CC da portare a Strasburgo la questione?
Ma come cosa lo frena???? Stiamo parlando di due zone ITALIANE, ti sembra che dobbiamo andare a farcela risolvere da Strasburgo? Capisco quando si parla di Ungheria e Italia dove ognuno deve tirare l'acqua al suo mulino, ma qui si dovrebbe agire nell'interesse unico del nostro paese nella sua unita'.
Sull altro versante, concordo con quello che scrive GP. Pero' ditemi quanti consumatori "normali" oggi sanno che ci sono diversi chianti? Di cui tra l'altro molte zone NON fanno vini all'altezza di quelli del Chianti Classico! Io credo che il Brunello debba buona parte del suo successo internazionale (che si traduce in prezzi medi più' alti che in altre zone) proprio dalla semplicità' del disciplinare e la scarsa proliferazione di IGT / Supertuscan e via dicendo.
Tutto molto chiaro: Brunello DOCG e Brunello Riserva DOCG, tutti i produttori top dentro la denominazione (lasciamo perdere i recenti deliri di Soldera) e nessuno che sbraca con i prezzi. Oggi il Brunello e' il marchio più' riconosciuto (all'estero ma anche in Italia) tra i vini premium.
A Barolo sono, se si vuole dire così', più' avanti, avendo introdotto una zonazione anche se di difficile interpretazione per il consumatore comune.
Per quanto impraticabile, avrei auspicato una classificazione alla borgognona di Village, Premier Cru e Grand Cru o alla bordolese. Si sente spesso ordinare nei ristoranti francesi uno "chablis premier cru" che per il consumatore e' un prodotto di fascia alta ma non top e di cui e' in grado di prevedere qualità' (con le dovute variabilità' da produttore a produttore) e prezzo.