Vino top Italiano.. dove siamo arrivati (segue)

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yuzu
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Vino top Italiano.. dove siamo arrivati (segue)

Messaggioda yuzu » 16 dic 2013 11:42

anni fa aprii un post in cui denunciavo che l'allargamento delle DOCG aveva portato a situazioni prive di qualsiasi significato.. passare dai 60 ettari di brunello di montalcino ai 2.000 di oggi non aveva nessun senso.. appena più lievi gli "allargamenti" in langa.. ma erano gli anni d'oro del vino.. e venni solennemente bastonato dai "senatori" del forum..

all'alba del 2013, forse complice la crisi, mi imbatto in un Barbaresco DOCG a 6,45 euro all'esselunga, ed in macchina sento la pubblicità dell'ancor più competitivo Lidl: Chianti DOCG a 2,15 euro (però solo questo sabato, eh). Posto che tra tappo, etichetta, bottiglia, spedizione.. almeno un'euro-un euro e mezzo se ne va.. a cosa è arrivato il vino DOCG italiano?

all'epoca del discusso topic (rimosso con tutti i miei thread, perchè discutere con certi senatori è letale, per fortuna solo virtualmente parlando) magnificai le denominazioni francesi.. che resistono (praticamente) immutate al trascorrere dei decenni (se non dei SECOLI) e anche lì, critiche di esterofilismo.
ma ve lo immaginate un "grand cru" di borgogna a 2,15 euro? :) non è nemmeno ipotizzabile.. fa sorridere il solo pronunciare la frase (in zona un village non costa meno di 10-15 euro)
o un premier grand cru classè.. haha.. scoppio a ridere solo a pensarci.

questa è diventato il "vino di qualità" in Italia.. ci vantiamo di un primato di export, che è solo "di volume" (e ci credo.. il vino a 2,15 euro!) e non ci rendiamo conto che abbiamo privato di qualsiasi valore le più antiche e prestigiose denominazioni d'Italia.
(solo a parlare di toscana bisognerebbe far pagare un euro!)

nell'attesa del barolo in lattina, rigorosamente in versione "bio", o perchè no "diet" (del resto basterebbe rimuovere l'alcol, come dice qualche rinomato commentatore italiano),
i miei migliori saluti
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Re: Vino top Italiano.. dove siamo arrivati (segue)

Messaggioda videodrome » 16 dic 2013 12:08

Marco, banalizzando e sintetizzando per il poco tempo, il problema ns. è quello di avere sminuito le denominazione DOC e DOCG che erano state introdotte come emblemi di qualità, ma non ampierei il discorso sulla qualità in assoluto dei vini italiani vs. francesi, in quanto le punte qualitative le produce anche l'Italia, anzi forse il divario sui rossi è persino diminuito.
Però non farei un paragone tra la qualità di un G.C Borgogna con un vino di una DOCG, perchè il concetto che sottende tali marchi di qualità è molto diverso.
Poi anche andando in Francia nei supermercati un village di borgogna a 10 eu a scaffale si troverà e anche lì ci sarà dentro un pò di tutto.
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Re: Vino top Italiano.. dove siamo arrivati (segue)

Messaggioda marcograz » 16 dic 2013 13:45

Il Lidl qui in Polonia vende persino vari Amarone, Barbaresco, Brunello, tutti o con nomi di cantine non esistenti sul web, oppure addirittura senza cantina, solo un indirizzo a caso, almeno quello in Italia.

Pero' dei francesi hanno delle selezioni con etichette originali e tutto il resto, prezzi molto piu' alti inclusi. Dovremmo saperci vendere un po' meglio e' dir poco..
Ultima modifica di marcograz il 16 dic 2013 16:11, modificato 1 volta in totale.
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Re: Vino top Italiano.. dove siamo arrivati (segue)

Messaggioda Cristianmark » 16 dic 2013 14:11

Franciacorta docg magnum 8,90
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Re: Vino top Italiano.. dove siamo arrivati (segue)

Messaggioda yuzu » 16 dic 2013 15:17

rispondo a tutti per sinteticità..
è evidente che il sistema di regole NON funziona.
la DOCG identifica zone, vitigni coltivabili, esposizione, resa per ettaro, ecc. ecc.
ci sarebbero TUTTI i requisiti per fare delle DOCG una zona di altissima qualità.. così come forse un tempo lo erano.. Non ho dati scientifici, ma ad esempio quando si stappano baroli degli anni 60/70, anche di sconosciuti, è molto più probabile incontrare grandi bottiglie, che ciofeche.. oggi la situazione si è ribaltata completamente.

punte qualitative in italia ce ne sono.. ma sono sempre troppo poche.. e secondo me è proprio il sistema delle DOCG che risulta "disincentivante". se il mio concorrente può fare vino di scarsa qualità, in zone precedentemente nemmeno qualificate come DOCG, e poi inonda il mercato con vini a pochi euro.. è chiaro che è più difficile per me fare un prodotto di qualità.

la qualità percepita di una DOCG si forma attraverso assaggi di diversi vini prodotti da diversi produttori nell'ambito di una determinata zona. se nelle langhe, o a montalcino, si ha una tale disparità qualitativa.. capisci che è impossibile "vendere" la zona come zona di pregio
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Re: Vino top Italiano.. dove siamo arrivati (segue)

Messaggioda pippuz » 16 dic 2013 15:57

Cristianmark ha scritto:Franciacorta docg magnum 8,90

Cazzo se sono aumentati !!! :twisted: :twisted: :twisted:
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Re: Vino top Italiano.. dove siamo arrivati (segue)

Messaggioda digre67 » 16 dic 2013 16:17

yuzu ha scritto:... ma ad esempio quando si stappano baroli degli anni 60/70, anche di sconosciuti, è molto più probabile incontrare grandi bottiglie, che ciofeche...


Il mio contributo al dibattito, mi rendo conto, è pressoché nullo, ma quoto con convinzione questo passaggio.
:D
Le ultime parole famose: "Ci sono state richieste di chiarimenti (mi risulta così, ma non posso svelare la fonte) e non c'è stata risposta alcuna."

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Re: Vino top Italiano.. dove siamo arrivati (segue)

Messaggioda Kalosartipos » 16 dic 2013 16:36

Cristianmark ha scritto:Franciacorta docg magnum 8,90

:shock: :lol: :lol: :lol:
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Re: Vino top Italiano.. dove siamo arrivati (segue)

Messaggioda Kalosartipos » 16 dic 2013 16:47

La fortuna (una delle) dei franzosi è stata di riuscire a classificare i cru tantissimi anni fa... da noi, fare adesso una zonazione "seria", classificando i cru su più livelli di qualità, scatenerebbe una guerra di ricorsi e contro-ricorsi :?
La DOCG, come è concepita ora, regolamenta alcuni parametri ma non tocca minimamente la qualità.. e da lì troviamo il Chianti a 2,15 e quello a 50..
In Francia, più o meno/circa, la scritta "Grand Cru" su un Borgogna o "1er Cru Classé" su un Bordeaux hanno un significato ed un valore.
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Re: Vino top Italiano.. dove siamo arrivati (segue)

Messaggioda Unodimille » 16 dic 2013 16:49

Il post è molto interessante anche se di difficile risoluzione.
Sinceramente ti direi che anche loro, con le dovute proporzioni di prezzo, spesso e volentieri cadono nello stesso errore,
in modo particolare nei Bordeaux; e non parlo dell'appelation normale: ad esempio, di questo periodo sei capace a trovare nei supermercati dei Saint Emilions gran cru a 10/15€, oppure champagne premier cru a 16€

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Re: Vino top Italiano.. dove siamo arrivati (segue)

Messaggioda marcograz » 16 dic 2013 16:51

Kalosartipos ha scritto:La fortuna (una delle) dei franzosi è stata di riuscire a classificare i cru tantissimi anni fa... da noi, fare adesso una zonazione "seria", classificando i cru su più livelli di qualità, scatenerebbe una guerra di ricorsi e contro-ricorsi :?
La DOCG, come è concepita ora, regolamenta alcuni parametri ma non tocca minimamente la qualità.. e da lì troviamo il Chianti a 2,15 e quello a 50..
In Francia, più o meno/circa, la scritta "Grand Cru" su un Borgogna o "1er Cru Classé" su un Bordeaux hanno un significato ed un valore.

Purtroppo e' vero, modificare il tutto adesso, per come siamo messi in Italia, e' praticamente impossibile.

Certo l'esempio Chianti e' proprio la massima espressione dell'autodistruzionismo italico.. :?
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Re: Vino top Italiano.. dove siamo arrivati (segue)

Messaggioda nonsolodivino » 16 dic 2013 17:06

Kalosartipos ha scritto:La fortuna (una delle) dei franzosi è stata di riuscire a classificare i cru tantissimi anni fa... da noi, fare adesso una zonazione "seria", classificando i cru su più livelli di qualità, scatenerebbe una guerra di ricorsi e contro-ricorsi :?
La DOCG, come è concepita ora, regolamenta alcuni parametri ma non tocca minimamente la qualità.. e da lì troviamo il Chianti a 2,15 e quello a 50..
In Francia, più o meno/circa, la scritta "Grand Cru" su un Borgogna o "1er Cru Classé" su un Bordeaux hanno un significato ed un valore.


Su Bordeaux specie nella Rive Gauche la classificazione è oramai obsoleta e risale al 1855 quindi salvo far evolvere i prezzi ha pochi riferimenti qualitativi. Per la Borgogna la situazione è più recente e risale agli anni '30 ma bisogna stare attenti specie per i Grands Crus più estesi dove sono state raggruppate vigne fino ad allora meritevoli di una classificazione 1er cru. Grands Crus poco omogenei e spesso sopravalutati come Corton, Clos de Vougeot, Echezeaux e qualche Grands Crus di Gevrey-Chambertin posizionati tra la National 74 e la Route des Grands Crus.

Nella Côte d'Or e nella Champagne con grand cru si premia il territorio mentre a Bordeaux i châteaux
Stefano & Giorgio
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Re: Vino top Italiano.. dove siamo arrivati (segue)

Messaggioda videodrome » 16 dic 2013 18:14

Kalosartipos ha scritto:La fortuna (una delle) dei franzosi è stata di riuscire a classificare i cru tantissimi anni fa... da noi, fare adesso una zonazione "seria", classificando i cru su più livelli di qualità, scatenerebbe una guerra di ricorsi e contro-ricorsi :?

D'accordo, figurati in Italia cosa succederebbe; cmq anche in Francia una recente rivisitazione della classificazione a bordeaux, in cui ad es. Angelus mi pare ne abbia beneficiato, è stata oggetto di vari ricorsi e controricorsi in tribunale, con richiesta di annullamento...
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Re: Vino top Italiano.. dove siamo arrivati (segue)

Messaggioda Kalosartipos » 16 dic 2013 18:18

videodrome ha scritto:
Kalosartipos ha scritto:La fortuna (una delle) dei franzosi è stata di riuscire a classificare i cru tantissimi anni fa... da noi, fare adesso una zonazione "seria", classificando i cru su più livelli di qualità, scatenerebbe una guerra di ricorsi e contro-ricorsi :?

D'accordo, figurati in Italia cosa succederebbe; cmq anche in Francia una recente rivisitazione della classificazione a bordeaux, in cui ad es. Angelus mi pare ne abbia beneficiato, è stata oggetto di vari ricorsi e controricorsi in tribunale, con richiesta di annullamento...

Certo, ma intanto loro una classificazione "qualitativa" ce l'hanno.. "più o meno/circa", come ho scritto prima, ma ce l'hanno...
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Re: Vino top Italiano.. dove siamo arrivati (segue)

Messaggioda Cristianmark » 16 dic 2013 19:57

Kalosartipos ha scritto:
Cristianmark ha scritto:Franciacorta docg magnum 8,90

:shock: :lol: :lol: :lol:


Zitto che hai preso du casse.... :x :x
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Re: Vino top Italiano.. dove siamo arrivati (segue)

Messaggioda il chiaro » 16 dic 2013 21:05

Cristianmark ha scritto:Franciacorta docg magnum 8,90


Sei caro!
Si vocifera che quando il buon Timoteo è stato messo fuori dal consorzio ed ha smesso di trafficare con il Franciacorta si siano riversate sul mercato centinaia di migliaia di bottiglie di Franciacorta Docg che qualcuno si è accaparrato a meno di un euro a bottiglia. Per qualcuno intendo cantine produttrici di Franciacorta.
Roba che poi viene etichettata e rivenduta legalmente a 2 euro. in barba a docg, discorsi sulla qualità, sulla vocazione del territorio bresciano e altre minchiate varie.

Che poi chi lavora seriamente e con idee ben precise in Franciacorta c'è, ma per fare cose serie bisogna farsi pagare cifre ben diverse. Vallo a spiegare al ristoratore al quale il giorno prima hanno proposto Franciacorta a 2/3 euro/bott. il perchè di certi prezzi.
Ultima modifica di il chiaro il 16 dic 2013 22:31, modificato 1 volta in totale.
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Re: Vino top Italiano.. dove siamo arrivati (segue)

Messaggioda Kalosartipos » 16 dic 2013 21:51

Cristianmark ha scritto:
Kalosartipos ha scritto:
Cristianmark ha scritto:Franciacorta docg magnum 8,90

:shock: :lol: :lol: :lol:


Zitto che hai preso du casse.... :x :x

Ti diffido pubblicamente dal diffondere notizie false e tendenziose :evil:
Sulla porta della mia cantina ci sta scritto "AREA DE-FRANCIACORTIZZATA" (prima o poi posterò la foto) :mrgreen:
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Re: Vino top Italiano.. dove siamo arrivati (segue)

Messaggioda yuzu » 18 dic 2013 16:36

non capisco perchè in Italia debba essere impossibile un discorso di "zonazione" o che dir si voglia.
possibile che in questo paese non si può pensare di liberarsi dall'egemonia di quattro capitalisti da strapazzo? (che spesso hanno un capitale solo perchè fornito dalle banche?).
o quantomeno porre un argine allo strapotere dell'industria? è mancato un soffio che si includesse il cabernet nel brunello.. e con la mentalità disfattista, del tanto non c'è nulla da fare, prima o poi è plausibile che i "grandi" produttori ci riusciranno.
invece un lavoro serio sarebbe partire dall'antica DOCG, basterebbe già questo.. tornare ai 60 ettari di brunello.. inventarsi un nome (tipo "classico", o similari).
e invece l'Italia è il paese dove puoi produrre l'aceto balsamico di Modena in qualsiasi luogo.. e a quelle ciofeche industriali hanno dato addirittura l'IGP.. (come soavemente annunciato dal tognazzi figlio in una pubblicità)
e il Vero aceto balsamico di Modena, prodotto a dir poco magnifico, viene identificato dalla parola "tradizionale".
poi un giorno arriveranno a farlo i cinesi, perchè tanto farlo ad acerra o a shangai è la stessa cosa, e ci lamenteremo della concorrenza sleale..
ma se non siamo noi i primi a difendere la nostra biodiversità, come possiamo pensare lo faccia qualcun'altro?
fantastico al riguardo l'articolo di Carlin Petrini di oggi su Repubblica. Avessimo lui ministro dell'Agricoltura il Pil Italiano salirebbe minimo di 1 punto percentuale all'anno!!!
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Re: Vino top Italiano.. dove siamo arrivati (segue)

Messaggioda alì65 » 18 dic 2013 18:23

yuzu ha scritto:....
fantastico al riguardo l'articolo di Carlin Petrini di oggi su Repubblica. Avessimo lui ministro dell'Agricoltura il Pil Italiano salirebbe minimo di 1 punto percentuale all'anno!!!


uno a cui il business non interessa, dove i piccoli presidi si sono trasformati in grandi produzioni, dove tutto viene valorizzato solo per il bene della biodiversità!! :shock: :shock:
scusa Marco ma come esempio non è proprio il massimo

per la zonazione pare che sia veramente impossibile arrivarci in fondo senza danneggiare qualche produttore; un esempio, se tu avessi una parcella di Cannubi meno vocata di quella a fianco e la zonazione identificherebbe come GCru il filare dopo il tuo e premier la tua parcella cosa faresti, saresti contento?? (GC e premier sempre per esemplificare)
se veniva fatta tanti anni fa quando l'interesse era solo locale ok ma ora che sei in un mercato globale sarebbe un danno enorme e ci sarebbero querele, denunce e processi infiniti, come se non ne avessimo abbastanza (cosa che sta avvenendo appunto in Cannubi, ed è solo un vigneto, figuriamoci!!!)
futuro roseo, si preannuncia un 2025 da urlo!!!
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Re: Vino top Italiano.. dove siamo arrivati (segue)

Messaggioda davidef » 18 dic 2013 18:32

appunto avevo scritto due righe....

viewtopic.php?f=13&t=155665

:lol:
yuzu
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Re: Vino top Italiano.. dove siamo arrivati (segue)

Messaggioda yuzu » 22 dic 2013 22:55

alì65 ha scritto:
yuzu ha scritto:....
fantastico al riguardo l'articolo di Carlin Petrini di oggi su Repubblica. Avessimo lui ministro dell'Agricoltura il Pil Italiano salirebbe minimo di 1 punto percentuale all'anno!!!


uno a cui il business non interessa, dove i piccoli presidi si sono trasformati in grandi produzioni, dove tutto viene valorizzato solo per il bene della biodiversità!! :shock: :shock:
scusa Marco ma come esempio non è proprio il massimo

per la zonazione pare che sia veramente impossibile arrivarci in fondo senza danneggiare qualche produttore; un esempio, se tu avessi una parcella di Cannubi meno vocata di quella a fianco e la zonazione identificherebbe come GCru il filare dopo il tuo e premier la tua parcella cosa faresti, saresti contento?? (GC e premier sempre per esemplificare)
se veniva fatta tanti anni fa quando l'interesse era solo locale ok ma ora che sei in un mercato globale sarebbe un danno enorme e ci sarebbero querele, denunce e processi infiniti, come se non ne avessimo abbastanza (cosa che sta avvenendo appunto in Cannubi, ed è solo un vigneto, figuriamoci!!!)

lo fai così pirla Petrini? quanto costano i prodotti dei presidi slow-food? sono carissimi. il principio è proprio quello di valorizzare le colture e venderle ad un prezzo che permette a chi le produce di vivere..
per far questo bisognerebbe però bloccare la concorrenza sleale delle grandi industrie.. che fanno prodotti che nulla hanno a che vedere con le zone che "pubblicizzano" (la bresaola della valtellina fatta con carni brasiliane, l'aceto balsamico di modena fatto nel casertano, ecc. ecc.).
altrimenti finisce che troviamo solo i prodotti che costano meno, sui quali la distribuzione e l'industria guadagnano di più.. e i contadini lasciano marcire l'uva perchè a 15-20 centesimi al kilo non gli conviene nemmeno raccogliere

in francia a 2.15 euro trovate le bottiglie VUOTE di vini di borgogna o di bordeaux! qui parliamo di DOCG.. ovvero ciò che corrisponde al premier grand cru classè a bordeaux, o ai grand cru in borgogna.. è chiaro che viene da ridere al solo pensiero di accostare un chianti. ma perchè deve essere così? perchè non si possono fare chianti a livello del poggio di monsanto, che non ha nulla da invidare a molti grand cru di borgogna (li surclassa facile) o il montevertine (se fosse un chianti) o determinati baroli?
bisognerebbe solo fare un sistema di regole che impedisca alle industrie di fare milioni di ciofeche e spacciarle per ciò che non sono.. esattamente quello che cercano di fare i francesi.. visto che anche i grandi imbottigliatori, di montrachet ne possono fare solo qualche bottiglia.. e poi vendono milioni di porcherie (fra l'altro a prezzi ben più alti della nostra porcheria.. perchè al blasone dell'area ci tengono anche loro)
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Re: Vino top Italiano.. dove siamo arrivati (segue)

Messaggioda alì65 » 23 dic 2013 16:16

yuzu ha scritto:
alì65 ha scritto:
yuzu ha scritto:....
fantastico al riguardo l'articolo di Carlin Petrini di oggi su Repubblica. Avessimo lui ministro dell'Agricoltura il Pil Italiano salirebbe minimo di 1 punto percentuale all'anno!!!


uno a cui il business non interessa, dove i piccoli presidi si sono trasformati in grandi produzioni, dove tutto viene valorizzato solo per il bene della biodiversità!! :shock: :shock:
scusa Marco ma come esempio non è proprio il massimo

per la zonazione pare che sia veramente impossibile arrivarci in fondo senza danneggiare qualche produttore; un esempio, se tu avessi una parcella di Cannubi meno vocata di quella a fianco e la zonazione identificherebbe come GCru il filare dopo il tuo e premier la tua parcella cosa faresti, saresti contento?? (GC e premier sempre per esemplificare)
se veniva fatta tanti anni fa quando l'interesse era solo locale ok ma ora che sei in un mercato globale sarebbe un danno enorme e ci sarebbero querele, denunce e processi infiniti, come se non ne avessimo abbastanza (cosa che sta avvenendo appunto in Cannubi, ed è solo un vigneto, figuriamoci!!!)

lo fai così pirla Petrini? quanto costano i prodotti dei presidi slow-food? sono carissimi. il principio è proprio quello di valorizzare le colture e venderle ad un prezzo che permette a chi le produce di vivere..
per far questo bisognerebbe però bloccare la concorrenza sleale delle grandi industrie.. che fanno prodotti che nulla hanno a che vedere con le zone che "pubblicizzano" (la bresaola della valtellina fatta con carni brasiliane, l'aceto balsamico di modena fatto nel casertano, ecc. ecc.).
altrimenti finisce che troviamo solo i prodotti che costano meno, sui quali la distribuzione e l'industria guadagnano di più.. e i contadini lasciano marcire l'uva perchè a 15-20 centesimi al kilo non gli conviene nemmeno raccogliere


non hai recepito il mio scritto e non voglio essere troppo chiaro (di sti tempi non si sa mai)
cerco di portelo in un altro modo (faccio un esempio):
un pastore, piccolissimo produttore di pecorino dei monti Pinco, per sopravvivere produce all'anno 100 forme o tome d'alpeggio, vive con quel poco che ha e quello che la terra e le pecore gli danno, conosce poco o niente la vita di città.
Un bel giorno capitò davanti la sua malga un signore distinto che quel giorno aveva deciso di fare una passeggiata sui monti Pinco perché, gli avevano detto, li veniva prodotto un pecorino buonissimo. il buon pastore, con 2/3 forme del suo pecorino, viene improvvisamente catapultato al salone del gusto perché il suo pecorino è unico e questa sua unicità va salvaguardata e va fatto conoscere perché si sappia cosa vuol dire pecorino d'alpeggio
Al salone del gusto fa strabuzzare gli occhi a chi lo assaggia e tutti lo vogliono, come farà a soddisfare ed accontentare tutte le richieste? mette mano al pallottoliere e fa due conti; "però!!!" esclama.
"Se riesco a coprire tutti questo ordini avrò molti più soldi, potrò vivere in una casa più comoda, potrò comprarmi quello che mi serve per spostarmi meglio, farò conoscere il mio prodotto anche all'estero e sarò conosciuto in altre parti del mondo!!!" pensa tra se e se.........e fu così che le forme, magicamente, diventarono 200, poi 300, poi 500.......riuscendo, così, ad accontentare tutti!!
il nostro pastore si addormentò con il sorriso e visse felice e contento!!!

ti è piaciuta la favola?
futuro roseo, si preannuncia un 2025 da urlo!!!
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Re: Vino top Italiano.. dove siamo arrivati (segue)

Messaggioda vinogodi » 23 dic 2013 16:25

alì65 ha scritto:
yuzu ha scritto:
alì65 ha scritto:
yuzu ha scritto:....
fantastico al riguardo l'articolo di Carlin Petrini di oggi su Repubblica. Avessimo lui ministro dell'Agricoltura il Pil Italiano salirebbe minimo di 1 punto percentuale all'anno!!!


uno a cui il business non interessa, dove i piccoli presidi si sono trasformati in grandi produzioni, dove tutto viene valorizzato solo per il bene della biodiversità!! :shock: :shock:
scusa Marco ma come esempio non è proprio il massimo

per la zonazione pare che sia veramente impossibile arrivarci in fondo senza danneggiare qualche produttore; un esempio, se tu avessi una parcella di Cannubi meno vocata di quella a fianco e la zonazione identificherebbe come GCru il filare dopo il tuo e premier la tua parcella cosa faresti, saresti contento?? (GC e premier sempre per esemplificare)
se veniva fatta tanti anni fa quando l'interesse era solo locale ok ma ora che sei in un mercato globale sarebbe un danno enorme e ci sarebbero querele, denunce e processi infiniti, come se non ne avessimo abbastanza (cosa che sta avvenendo appunto in Cannubi, ed è solo un vigneto, figuriamoci!!!)

lo fai così pirla Petrini? quanto costano i prodotti dei presidi slow-food? sono carissimi. il principio è proprio quello di valorizzare le colture e venderle ad un prezzo che permette a chi le produce di vivere..
per far questo bisognerebbe però bloccare la concorrenza sleale delle grandi industrie.. che fanno prodotti che nulla hanno a che vedere con le zone che "pubblicizzano" (la bresaola della valtellina fatta con carni brasiliane, l'aceto balsamico di modena fatto nel casertano, ecc. ecc.).
altrimenti finisce che troviamo solo i prodotti che costano meno, sui quali la distribuzione e l'industria guadagnano di più.. e i contadini lasciano marcire l'uva perchè a 15-20 centesimi al kilo non gli conviene nemmeno raccogliere


non hai recepito il mio scritto e non voglio essere troppo chiaro (di sti tempi non si sa mai)
cerco di portelo in un altro modo (faccio un esempio):
un pastore, piccolissimo produttore di pecorino dei monti Pinco, per sopravvivere produce all'anno 100 forme o tome d'alpeggio, vive con quel poco che ha e quello che la terra e le pecore gli danno, conosce poco o niente la vita di città.
Un bel giorno capitò davanti la sua malga un signore distinto che quel giorno aveva deciso di fare una passeggiata sui monti Pinco perché, gli avevano detto, li veniva prodotto un pecorino buonissimo. il buon pastore, con 2/3 forme del suo pecorino, viene improvvisamente catapultato al salone del gusto perché il suo pecorino è unico e questa sua unicità va salvaguardata e va fatto conoscere perché si sappia cosa vuol dire pecorino d'alpeggio
Al salone del gusto fa strabuzzare gli occhi a chi lo assaggia e tutti lo vogliono, come farà a soddisfare ed accontentare tutte le richieste? mette mano al pallottoliere e fa due conti; "però!!!" esclama.
"Se riesco a coprire tutti questo ordini avrò molti più soldi, potrò vivere in una casa più comoda, potrò comprarmi quello che mi serve per spostarmi meglio, farò conoscere il mio prodotto anche all'estero e sarò conosciuto in altre parti del mondo!!!" pensa tra se e se.........e fu così che le forme, magicamente, diventarono 200, poi 300, poi 500.......riuscendo, così, ad accontentare tutti!!
il nostro pastore si addormentò con il sorriso e visse felice e contento!!!

ti è piaciuta la favola?
...guarda guarda, la stessissima parabola che potrebbe raccontare Rocco Siffredi e le sue "pecorine" , prima di incontrare Schicchi... :lol:
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il chiaro
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Re: Vino top Italiano.. dove siamo arrivati (segue)

Messaggioda il chiaro » 23 dic 2013 16:27

alì65 ha scritto:
yuzu ha scritto:
alì65 ha scritto:
yuzu ha scritto:....
fantastico al riguardo l'articolo di Carlin Petrini di oggi su Repubblica. Avessimo lui ministro dell'Agricoltura il Pil Italiano salirebbe minimo di 1 punto percentuale all'anno!!!


uno a cui il business non interessa, dove i piccoli presidi si sono trasformati in grandi produzioni, dove tutto viene valorizzato solo per il bene della biodiversità!! :shock: :shock:
scusa Marco ma come esempio non è proprio il massimo

per la zonazione pare che sia veramente impossibile arrivarci in fondo senza danneggiare qualche produttore; un esempio, se tu avessi una parcella di Cannubi meno vocata di quella a fianco e la zonazione identificherebbe come GCru il filare dopo il tuo e premier la tua parcella cosa faresti, saresti contento?? (GC e premier sempre per esemplificare)
se veniva fatta tanti anni fa quando l'interesse era solo locale ok ma ora che sei in un mercato globale sarebbe un danno enorme e ci sarebbero querele, denunce e processi infiniti, come se non ne avessimo abbastanza (cosa che sta avvenendo appunto in Cannubi, ed è solo un vigneto, figuriamoci!!!)

lo fai così pirla Petrini? quanto costano i prodotti dei presidi slow-food? sono carissimi. il principio è proprio quello di valorizzare le colture e venderle ad un prezzo che permette a chi le produce di vivere..
per far questo bisognerebbe però bloccare la concorrenza sleale delle grandi industrie.. che fanno prodotti che nulla hanno a che vedere con le zone che "pubblicizzano" (la bresaola della valtellina fatta con carni brasiliane, l'aceto balsamico di modena fatto nel casertano, ecc. ecc.).
altrimenti finisce che troviamo solo i prodotti che costano meno, sui quali la distribuzione e l'industria guadagnano di più.. e i contadini lasciano marcire l'uva perchè a 15-20 centesimi al kilo non gli conviene nemmeno raccogliere


non hai recepito il mio scritto e non voglio essere troppo chiaro (di sti tempi non si sa mai)
cerco di portelo in un altro modo (faccio un esempio):
un pastore, piccolissimo produttore di pecorino dei monti Pinco, per sopravvivere produce all'anno 100 forme o tome d'alpeggio, vive con quel poco che ha e quello che la terra e le pecore gli danno, conosce poco o niente la vita di città.
Un bel giorno capitò davanti la sua malga un signore distinto che quel giorno aveva deciso di fare una passeggiata sui monti Pinco perché, gli avevano detto, li veniva prodotto un pecorino buonissimo. il buon pastore, con 2/3 forme del suo pecorino, viene improvvisamente catapultato al salone del gusto perché il suo pecorino è unico e questa sua unicità va salvaguardata e va fatto conoscere perché si sappia cosa vuol dire pecorino d'alpeggio
Al salone del gusto fa strabuzzare gli occhi a chi lo assaggia e tutti lo vogliono, come farà a soddisfare ed accontentare tutte le richieste? mette mano al pallottoliere e fa due conti; "però!!!" esclama.
"Se riesco a coprire tutti questo ordini avrò molti più soldi, potrò vivere in una casa più comoda, potrò comprarmi quello che mi serve per spostarmi meglio, farò conoscere il mio prodotto anche all'estero e sarò conosciuto in altre parti del mondo!!!" pensa tra se e se.........e fu così che le forme, magicamente, diventarono 200, poi 300, poi 500.......riuscendo, così, ad accontentare tutti!!
il nostro pastore si addormentò con il sorriso e visse felice e contento!!!

ti è piaciuta la favola?


La favola è bella, ma se ne deduce che il pastore è una testa di vitello.
Per accontentare tutte le nuove richieste deve lavorare 30 ore al giorno. Basterebbe invece alzare il prezzo per guadagnare gli stessi soldi e continuare a fare la stessa fatica di prima.
La Francia ha fatto questo: invece che allargare il vigneto Montrachet (dico una cosa a caso, ovviamente) ha alzato i prezzi. Non solo, in questo modo è decisamente più facile che i prodotti che derivano dal vigneto montrachet abbiano, anno dopo anno, una qualità sempre rivolta verso l'alto. Il pastore, invece, per accontentare tutti probabilmente farà un formaggio d'alpeggio mediocre e sarà costretto a rivedere al ribasso la politica dei prezzi.
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Re: Vino top Italiano.. dove siamo arrivati (segue)

Messaggioda yuzu » 24 dic 2013 16:08

il chiaro ha scritto:La favola è bella, ma se ne deduce che il pastore è una testa di vitello.
Per accontentare tutte le nuove richieste deve lavorare 30 ore al giorno. Basterebbe invece alzare il prezzo per guadagnare gli stessi soldi e continuare a fare la stessa fatica di prima.
La Francia ha fatto questo: invece che allargare il vigneto Montrachet (dico una cosa a caso, ovviamente) ha alzato i prezzi. Non solo, in questo modo è decisamente più facile che i prodotti che derivano dal vigneto montrachet abbiano, anno dopo anno, una qualità sempre rivolta verso l'alto. Il pastore, invece, per accontentare tutti probabilmente farà un formaggio d'alpeggio mediocre e sarà costretto a rivedere al ribasso la politica dei prezzi.

il chiaro risposta chiara..
è appunto la miopia dell'italico imprenditore da strapazzo, che crede di poter fare fesso il consumatore.. e si addentra in un terreno pericolosissimo.. perchè quando si và sulle quantità, l'industriale è imbattibile.. ha tanti soldi per costruire un capannone coibentato, tenere le vacche (o pecore) in batteria.. comprare i più sofisticati macchinari e prodotti chimici per la pastorizzazione, cagliata, e mille altre cag.. (ehhm... cagliate) che tu voglia aggiungere.
nel vino si è speso per l'enologo di grido, la barrique tostata, il rotomaceratore.. e chi più ne ha più ne metta.

risultato: DOCG che non valgono quasi più nulla..
2.000 ettari di brunello, il più grande produttore è una ditta americana.. ed un vino che viene venduto a qualche spicciolo.. o uve da barolo e barbaresco a 2/3 euro al chilo. e poi compri il barbaresco riserva a 6,45 euro in promozione all'esselunga

si è liberissimi di scegliere che strada intraprendere.. ieri ho bevuto il poggio riserva 2009, un chianti stratosferico pagato 42 euro in enoteca. per me il chianti è una delle docg peggiori d'italia. è vastissima e ci si trova di tutto.. pensa un pò se lavorassero tutti come monsanto.. che da 40 anni (io ho bevuto fino alla 75 ahimè.. nulla prima) fa dei vini buonissimi

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