meursault ha scritto:Non esiste un criterio "a sè" che possa essere valido a valutare il vino nel modo "più possibile oggettivo".......
Tant'è che tu parli di "esplicitare criteri" (sacrosanto per un critico) ma sarebbero, chiaramente, parziali, personali, tutt'altro che oggettivi.......
Quello che dici nella prima fase è evidente. Nella citazione di Oltolini il "più possibile oggettivo" è messo in contrapposizione al "de gustibus". Io quando ho parlato di criteri e non di gusti come fondamenti del lavoro critico non ho parlato di oggettività, se fai attenzione.
In realtà siamo in uno spazio che non è semplicemente soggettivo: mentre i gusti lo sono, e lo è la scelta di un criterio piuttosto che di un altro (ma già su questa scelta si può discutere), i criteri in sé sono soggettivi fino a un certo punto, e soprattutto non lo è la loro applicazione.
Faccio un esempio: se siamo d'accordo che la tipicità di un vino è un valore (scelta soggettiva di un criterio), possiamo fino a un certo punto avere idee diverse su quale sia il suo contenuto, cioè cosa vuol dire concretamente rispetto per esempio a un Verdicchio jesino (anche se sarà difficile averle più diverse di tanto o addirittura opposte), ma poi quando siamo di fronte a un vino concreto l'applicazione del criterio non avrà molto di personale, se siamo assaggiatori attendibili: il vino sarà tipico o non lo sarà, quindi avrà un + o non lo avrà per entrambi, se condividiamo il criterio e il suo contenuto.
Ovviamente è una semplificazione che trascura la pluralità di criteri, il loro ordine di importanza e la traduzione diversa che se ne può fare in termini di valutazione, ma l'idea di fondo è che tra assaggiatori attendibili le differenze di giudizio più irriducibili dipendono da criteri opposti (nell'esempio, uno dei due potrebbe giudicare la tipicità un disvalore per quel vino: per esempio, la magrezza per un vino di montagna) piuttosto che da una soggettività che presa alla lettera rende qualsiasi giudizio ugualmente attendibile, e al limite (soggettivismo estremista) perfino qualsiasi descrizione.
Conseguenza interessante: se il discorso critico è fondato (criteri, loro contenuto e applicazione al caso concreto) se ne può discutere e c'è la possibilità che in caso di divergenza vinca il migliore -- il più convincente, il meglio argomentato -- mentre se è tutto semplicemente "parziale, personale, tutt'altro che oggettivo" la discussione tende a zero o alla pura contrapposizione e in caso di divergenza boh, si lancia la monetina, oppure si segue il gregge...