meursault ha scritto:Chicco76 ha scritto: Che dici non ti ritrovi in queste cose ?

Posso essere d'accordo su alcune delle cose che dici ma non lo sono sul senso del generale del tuo discorso.
E cioè, tu stai elencando caratteristiche che Tu ritieni importanti e che sottendono un modello di riferimento qualitativo che per quando condiviso non è definibile in modo univoco nè valido una volta per tutte ed una volta per tutti.
Se andiamo ad analizzare punto per punto in maniera approfondita le variabili che tu indichi come determinanti della qualità ti posso garantire che non ci sarebbe affatto uniformità di vedute nella loro determinazione.
Queste differenze vengono fuori ogni tanto, come è logico, anche nella valutazione di alcuni vini da parte di alcuni degustatori.......
Scusami ma devo capire ...
Il modello di riferimento qualitativo che io applico è fondato sicuramente, vuoi per deformazione professionale, su una certa "logica d'insieme" i cui elementi sono i principi fondamentali di composizione dell'elemento vino. Se non metto in gioco le variabili che compongono il vino che altro dovrei mettere in gioco ?
Ho fatto una battuta due o tre pagine prima a Vittorio sulle tagliatelle ... posso considerare altri elementi tranne uova, farina,manico della sfoglina e tecnica di cucina per stabilirne la grandezza ? Non credo ...
Sull'elemento vino oltre alle componenti fondamentali che lo compongono, a cui aggiungi l'elemento più importante ovvero "il residuo secco o cenere (quello che la pianta ha estratto dal terreno)", c'è la parte di vinificazione che è opera dell'uomo e nella quale le variabili sono tante ...
Come si può dire che le caratteristiche che io reputo importanti lo siano solo per me quando sono gli elementi di base ? Ma non giochiamo tutti lo stesso gioco ?
Come può non esserci uniformità di vedute su dei modelli standard qualitativi ... fammi capire, tu apprezzi il grado alcolico ben percettibile ? l'amaro in un vino ? il tannino sgranato e polveroso ? l'acidità verde e limonosa ?
Io non affermo assolutamente che il mio modello deve esssere univoco ma è basato su di una certa logica d'insieme ...
Quando assaggio un vino la prima cosa che vado a cercare sono i difetti, e per difetti intendo l'alcool eccessivo, i sentori amari, la piattezza glicerica, la scarsa acidità, la mancanza di sapidità ... tutte cose che guarda caso quando ci sono all'opposto diventanto pregi per tutti.
Tanto per entrare nel dettaglio ho sentito centinaia e migliaia di commenti su vini qui sul forum e su internet in generale e guarda caso vengono esaltate doti di equilibrio e componenti pressochè migliorative rispetto ai sopraelencati e presunti difetti, che tanto presunti poi non sono. Ho sempre letto di persone entusiaste nel trovare acidità sostenute ma integrate ed equilibrate, tannini fitti e dolci, potenza di estrazione, grandi persistenze ... sono o non sono valutazioni comunque riconducibili agli elementi di base ?
Non ci può essere uniformità di vedute se l'alchimia chimica di cantina prende il sopravvento e quando il produttore rovina la materia prima ... Poi non ho capito l'ultima frase, cioè che cosa dovrebbe venire fuori da un degustatore se non questi elementi o le dirette conseguenze di questi elementi, visto che sta valutando vino ...
Se poi parliamo della parte emozionale, cerebrale, viscerale che un vino solletica e che fa alzare l'asticella, pensi che l'anima di un vino sia qualcosa di assolutamente estraneo ai componenti di base che lo compongono ? Pensi sia il manico di un prodottore a fare la differenza ? E sempre direttamente collegato a quello che c'è nel bicchiere e a quello che la vigna ha raccolto, non ci sono alchimie strane ma solo il rispetto della natura.
Può non essere un modello condiviso ma a me fa fare i conti molto chiaramente su qualcosa di tangibile ... che posso "toccare con mano" e dimostrabile. Altrimenti spariamo numeri alla cazzo e cifre in base a cosa? Ecco che forse entra in gioco il soggettivismo sul quale nemmeno apro bocca perchè tanto li ognuno la pensa come vuole.