Poi due parole sui vini, che ancora non ne ho parlato.
Innanzittutto grazie a tutti per la presenza, ci tenevamo a condividere una parte dei risultati del lavoro di esplorazione e selezione che stiamo facendo da un anno e mezzo a questa parte. Siamo convinti che l'Ungheria abbia ottime potenzialità (in parte espresse, in parte non ancora) che vadano ben al di là del giustamente famoso terroir di Tokaj.
In particolare sono contenta che l'Olaszrizling (il riesling italico, il vitigno bianco più coltivato d'Ungheria, praticamente autoctono) è piaciuto stavolta nella sua espressione minerale e sassosa tipica della zona di Csopak, e ad aprile da Diego quando abbiamo assaggiato una versione molto più spalluta e speziata dai terreni vulcanici di Somló. Meno buono era il 2007 di St.Ilona che ha deluso anche noi, l'avevamo bevuto due volte e onestamente non ce lo ricordavamo così. Interessante anche il Juhfark, vino tutt'altro che esile che a mia grande sorpresa è piaciuto anche a Greg! Con il senno di poi andava aperto prima o comunque scaraffato. I produttori di Somló sostengono che i loro bianchi vanno trattati quasi come i rossi, anche per quanto riguarda la temperatura che è meglio tenere più alta.
Il furmint di Homonna è un fuoriclasse assoluto, credo che lui sia oggi il produttore che riesca ad interpretare meglio il furmint nella sua versione secca. Peccato invece per il Lapis di Demeter, è uno dei cru più pregiati della zona in annata di grazia, se non fosse stato tappato credo che ci avrebbe regalato altre emozioni.
Per quanto riguarda i rossi, nella scelta dei vini abbiamo privilegiato la zona di Eger perchè sui pinot nero e sui kadarka (vitigno autoctono delicato, speziato, fine) mostra una bella eleganza e finezza. Si è visto, l'unico vino rosso della zona di Szekszárd (il primo kadarka) era bonino ma è stato facilmente battuto dal kadarka di Hagymási, prodotto sulle colline di Eger. Peccato per il pinot nero di Gróf Buttler, un produttore valido che con questa etichetta ha sbagliato tutto, a cominciare dal grado alcolico di 15,5°. Ha recuperato gli onori il "solito" pinot nero di St. Andrea che con l'annata 2007 ci aveva già fatto divertire (alla cieca lo si prende per Borgogna senza esitazione) e che ha confermato con il suo 2008 di essere un vino di classe. Il Bikavér (sangue di toro) discreto, senza errori, ma non si fa ricordare.
Molto buono secondo me anche il Szamorodni 2008 di Szepsy, che ha avuto la sfiga di capitare insieme con il '99 di Oremus che per quanto mi riguarda teme ben pochi avversari nella sua categoria.
Ora ci prepariamo per la seconda edizione... magari stavolta con piatti della tradizione ungherese in abbinamento