Altro articolo, sull'Argentina, da cui trarre spunto per mettere a tacere i sovranisti monetari, i teorici del deficit, le rane tronfie dell'autarchia liresca, gli aedi del glorioso passato nostalgico. I cattivi maestri.
Questo è il cambio ufficiale, quello figlio delle restrizioni sul mercato dei capitali:
https://mercati.ilsole24ore.com/tassi-e-valute/valute/contro-dollaro/cambio/ARSUS.FXE questo è il cambio vero, quello dell'economia quotidiana:
https://dolarhoy.com/1150 pesos per un dollaro contro 350.
Blue è il termine per indicare il cambio nero, unico funzionante in un paese dove l'inflazione a ottobre sta sfiorando il 140%, dove la povertà estrema è aumentata in sei anni dal 26% al 43%, dove la banca centrale non ha soldi per ripagare i prestiti stranieri, ricordando che la nazione è stata in default per due terzi della sua storia patria.
Adesso ci saranno nuove elezioni, e tra i due classici schieramenti, ambedue fallimentari, peronista e di centrodestra, sbuca il terzo candidato, con metodi e apparenze trumpiane (carismatico, imprenditore, vanaglorioso, seguito da energumeni) che propone la dollarizzazione dell'economia e una fortissima riduzione del bilancio pubblico per arrestare inflazione e declino.
Dovesse vincere, accetto scommesse sul suo fallimento da qui a cinque anni.
La dollarizzazione c'è già stata (il peg, "legame"), dal 1991 al 2002 nel tentativo di combattere esattamente le stesse situazioni (iperinflazione, spesa pubblica, bassi investimenti privati) ed ha fallito come tutte le politiche precedenti.
Se non ci sono equilibrio nelle bilance dei pagamenti, nell'import export, nel bilancio dello stato, nessuna bacchetta magica può salvare d'incanto un sistema economico in disarmo.