vinotec ha scritto:Ieri sera, organizzazione Riccardo(aedeslaterani), venuto appositamente da Roma con al seguito due super bottiglie, con i miei due figlioli Andrea e Francesco, mio cugino Gregorio, Gianni amico cacciatore, mio fratello Mario e l'amico Andrea, tra crostini al fagiano, agnolotti alla crema di porcini, lepre in salmì, colombacci al tegame(strepitosi), polenta fritta e tenerine al cioccolato caldo, con un finale canoro musicale mio(al pianoforte) e mio fratello(tenore, core n'grato, perhaps love, torna a Surriento...), ci siamo scolati:
- CHAMPAGNE PHILIPPONNAT BASE:
una sicurezza
- CHAMPAGNE ROSE MILLESIMATO (non ricordo il nome):
- TIGNANELLO 2004:
veramente all'apice da non aspettare troppo molto buono
- MIANI CALVARI 2006:
: che dire, il top; muscoloso e con un naso imbarazzante da tanto che è invasivo...vino del cuore!
- POMMARD 2009(non ricordo il produttore colpa dei fumi dell'alcol
):
, venuto dopo un colosso come il miani ha comunque fatto la sua figura...molto fine e sottile.
- CHATEAU RIEUSSEC 1996 MEZZINA:
...deludente, forse perché passato di là...al naso sembrava acido fenico puro lo stesso odore di quando si entra dal dentista; in bocca un po' meglio
Veramente gran bella serata!
""" Indovina chi viene a cena
Non c'è voluto molto, è bastata una telefonata da Roma, una data, radunare otto amici, una batteria di bottiglie di vino, e la cena è servita.
Come sempre, la gentilezza di Riccardo si è dimostrata tale, regalandoci emozioni uniche portandoci due bottiglie pazzesche, una di Tignanello 2004 e l'altra di Miani Calvari 2006.
Ma cominciamo dall'inizio.
L'atmosfera che respiro mentre aspettiamo l'arrivo degli ospiti è magica, saranno forse le note che babbo strimpella dolcemente al pianoforte, o la mamma che controlla nei minimi particolari che tutto sia in ordine, mentre la stufa in terracotta borbotta silenziosamente, regalandoci quel calduccio accogliente nella sala da pranzo un po' in stile Gattopardo.
Quando tutti gli ospiti arrivano, come in ogni buona cena che si rispetti, non possono non mancare un paio di bollicine da aperitivo. Apriamo dunque uno Champagne Philipponat base; sempre una bollicina piacevole, fresca, che, con la sua nota leggermente amaricante, ha contrastato quella accennata dolcezza data dai crostini al fagiano.
Cercando tutt'ora di capire se fosse troppa la nostra sete, o fossero troppi i crostini, la prima bottiglia non tocca ancora la tavola che è già finita. Stappiamo dunque un'altra bottiglia. Champagne Drappier 2005 rosé; bollicina a mio gusto molto più interessante per la sua acidità e finezza bella controllata, mentre in bocca ha una nota molto accentuata di nespola matura.
I crostini finiscono e col poco pane rimasto, ci togliamo un piccolo sfizio bagnando le fette con l'olio nostrano di Brisighella di quest'anno, molito pochissimi giorni prima.
Le bollicine sono ormai un ricordo passato come i crostini, quindi, sulla tavola facciamo spazio alla seconda batteria di cibi e bevande.
Agnolotti verdi alla crema di funghi con porcini freschi, che dire buoni, buoni e buoni, nei bicchieri invece abbiamo Tignanello 2004 e Miani Calvari 2006, ma cominciamo col primo.
Non me ne vogliano, ma per me è stata la bottiglia della serata, perfetta in tutto partendo dal colore, con un naso pazzesco. Avevamo nel bicchiere di tutto tabacco, cacao, cioccolato. In bocca è stato “un'esplosione elegante”. Tannino perfetto, gentilissimo, composto seppur presente e vigoroso, si avvertivano anche in bocca i sentori piacevoli e ancora giovani della terziarizzazione. Ho apprezzato la sua evoluzione dal primo fino all'ultimo bicchiere, bevuto quasi due ore dopo la stappatura, è stato come vedere un bambino giocare all'impazzata al parco per poi crollare alla fine sul sedile della macchina mentre tornava a casa. Perdonate la banale metafora, ma all'ultimo bicchiere l'ho sentito affaticato e povero di sapori, ma non di odori. Morale della favola, grandissimo vino bevuto all'apice, da non aspettare ancora molto per aprirlo.
Miani Calvari 2006; ultima bottiglia prodotta dalla vigna leggendaria di Refosco dal peduncolo rosso. Ne ho sempre sentito parlare di questa bottiglia straordinaria, e l'emozione nel berla la superava ampiamente. Già dal colore me ne sono perdutamente innamorato, rosso rubino intenso quasi impenetrabile, colori accesi, intensi. Il naso prima che uscisse fuori abbiamo dovuto attendere poco più di un'ora, era come essere ai piedi di una collina e non poterti godere il panorama per via della nebbia. Aspettando e ossigenandolo, alla fine ci siamo trovati davanti ad un bellissimo vino.
Al naso i terziari erano più spinti, con una bella, ma notevole concentrazione alcolica, che ricordava le marasche sotto spirito, poi liquirizia, liquirizia e ancora liquirizia. In bocca era possente, muscoloso, quasi imbarazzante. Anche qui ci regala bellissimi sentori, con questo legno un po' speziato, che rende piacevole e non stucchevole la beva.
La previdenza di mio babbo è sempre stata una sua virtù, infatti, preventivamente aveva portato una bottiglia da tenere come jolly nel caso servisse. Ebbene è servita.
Apriamo dunque un pinot noir.
Pommard Combes Dessus 2009; breve premessa ovviamente dopo aver bevuto due vini così, qui si è fatto un passo indietro, ma, attenzione, non perché era un difetto del vino, stiamo parlando di bottiglie totalmente diverse fra loro sia di vitigni sia di terroir. Questo pinot mi è davvero piaciuto finalmente già al primo bicchiere, era perfetto, bello, piacevolissimo, naso fresco, fine e sottile, con note di rosa e fiori rossi, la bocca morbida e vellutata, quasi setosa, con questa bellissima fragolina di bosco che ti stuzzicava il palato. Ad accompagnare questi vini, come pietanza avevamo colombacci al tegame che, lo ammetto, era no strepitosi e lepre in salmì, anch'essa di una bontà indescrivibile con polentina fritta.
Siamo ormai giunti alla fine della cena e il vino comincia a circolare fluido in corpo, lo si intuisce dai discorsi a tavola, che inizialmente variavano da quello politico a quello culturale, ma, come da buona tradizione romagnola, alla fine si sfociava sempre in quelli più seri, dove ognuno ha da dire sempre la sua, quei discorsi un po' acculturati, dove si parla sempre della...Abbiamo capito.
Per stemperare un po' i bollenti spiriti di alcuni commensali, nostalgici di quei momenti turbolenti e focosi, apriamo un mezzina di Chateau Rieussec 1996; mio babbo non l'ha trovata piacevole anzi l'ha descritta quasi deludente. Premetto che non sono amante dei Sauternes o dei vini passiti, perché mi risultano sempre stucchevoli, pur essendo pieni di incredibili profumi e sentori, ma devo ammettere che questo Rieussec mi è piaciuto, dentro i miei limiti ovviamente. Ho apprezzato il naso, così ricco, ma con una nota accesa di zafferano che spiccava più in alto di tutte. In bocca era un bouquet di fiori gialli, cera, miele, e ancora zafferano che andava a stemperare e rinfrescare la beva. Come dolce tortino al cioccolato fondente con mascarpone e salsa ai frutti rossi.
Un famosissimo scrittore scrisse una frase che non smetterò mai di citare, perché racchiude con pochissime parole il vero concetto della vita, fregandosene dei pregiudizi, del tempo e cercando di godere a pieno ogni tipo di piacere.
“Le cose più belle della vita sono immorali, illegali, oppure fanno ingrassare.” (George Bernard Shaw) """
...il figlio che supera il babbo...