Un enorme grazie a Ivo e a tutta la sua famiglia per la calorosa ospitalità con la quale ci accolgono ogni volta! E' sempre un piacere, e un onore, poter essere presente.
Devo dire che questa volta il cibo è risultato talmente straordinario da mettere quasi in ombra la qualità, sia pur elevatissima, dei vini. Pappardelle al germano reale, uccellini di ogni sorta cucinati in maniera perfetta, un filetto di capriolo tenerissimo... insomma, un pranzo davvero luculliano.
Ma veniamo ai vini.
Grand Cru 1999 Pommery: piacione, molto dosato, ma bello affilato in bocca. Non male come apertura.
Special Cuvee Bollinger: si lascia bere più facilmente del precedente, è meno dosato e dalla bolla ben integrata. Piaciuto.
1a BATTERIA
Clos De Vougeot 1988 Morgeard-Mugneret: sulle prime di grande intensità olfattiva, dove al classico bouquet borgognone si unisce una piacevolissima vena balsamica. Col passare del tempo prendono il sopravvento i classici sentori di terziarizzazione (funghi, rabarbaro, ecc.). La bocca mi piace molto: entra sottile, quasi si nasconde a centro bocca, ma poi rilancia con un finale lungo e articolato, dove è avvertibile il timbro del raspo.
Ronco Casone 1982 Castelluccio: una bottiglia non all’altezza della prima che aprimmo qualche tempo fa sempre da Ivo. Ottimo, per carità, ma il naso pare un po’ compresso sulle note di radice, mentre la bocca non sembra avere quella progressione che ricordavo.
Barbaresco Bricco Asili 2003 Ceretto: ‘na schifezza. Assaggiato e immediatamente lavandinato. Non so se fosse una bottiglia sfortunata, ma l’alcol invadente (sia al naso che in bocca), profumi di colla vinilica e marmellatosi e una struttura a dir poco pachidermica non me l’hanno fatto apprezzare per niente.
2a BATTERIA
Saint-Julien 2012 Chateau Lagrange: ancora giovanerrimo, specialmente al naso, dove qua e là fanno ancora capolino le note di elevage. In bocca si lascia apprezzare per la forza e la misura dell'architettura tannica, che lasciano presagire un brillante futuro.
Malbec 2007 San Pedro de Yacochuya: sicuramente, la scoperta della giornata. Profumi di una certa originalità, anche se non particolarmente cangianti, l’attacco di bocca è potente, ma è incredibile come il vino riesca a gestire perfettamente la massa alcolica (15,7% in etichetta) in un corpo tutto sommato slanciato, non privo di eleganza. Un vino "sul filo del rasoio", che riesce a mantenere un equilibrio invidiabile. Qualcuno al tavolo l’ha paragonato al Kurni, ma il paragone non è azzeccato, a mio modo di vedere, non ritrovo in bocca dolcezze particolari, anzi, è bello secco. Molto intrigante.
Margaux 2006 Chateau Giscours: grande eleganza, bella distensione nei profumi, in una parola: un vino di grande piacevolezza. Perfetto con la caccia e finito in un amen.
3a BATTERIA
Le Pergole Torte 2014 Montevertine: l’avevo già assaggiato un anno fa alla presentazione Slow Food a Montecatini Terme e mi aveva lasciato un pò interdetto. Perplessità che si riconfermano all’assaggio di sabato: un Pergole Torte, è vero, leggibile e godibile sin da ora, ma decisamente non un campione di complessità e profondità. Ho inoltre la sensazione che il legno piccolo marchi un po’ il vino, specie al naso. Da un vino di questa caratura, e prezzo, pretendo qualcosa di più.
Barolo Cerretta 2012 G. Conterno: buono, ma senza sussulti. Conterno ci mette tutta sua maestria, ma non ho la sensazione di trovarmi di fronte a un campione di razza.
Sorì Tildìn 1998 Gaja: a differenza di altri che ne hanno criticato l’assenza di tipicità, io invece l’ho apprezzato. Ci è voluto un po’, è vero, ma stando nel bicchiere il vino si è disteso bene e verso la fine non avrei avuto dubbi a dire che era un nebbiolo. Solo, bisognava attendere. Bocca ancora in divenire, dal tannino serratissimo, ma molto lunga. Anche in questo caso, non un vino che mi abbia fatto vedere la Madonna, ma come si fa a dire che non è un vino notevole!
Sauternes 1985 Chateau Rieussec: molto meno dolce di altri Rieussec da me bevuti e l’ho apprezzato proprio per questo. Non intensissimo né complessissimo nei profumi, tuttavia la bocca è davvero convincente ed invita immediatamente al secondo sorso. Piaciuto.
Vino Santo 1897 casa Diletti: sempre più difficile trovare le parole per descrivere liquidi del genere. Irrealmente integro già dal colore, i profumi spaziano dal bergamotto al cedro, dall’incenso alla cenere, di grandissimo fascino. Bocca piuttosto secca per essere un passito, di freschezza disarmante e, probabilmente, eterna.