Buongiorno a tutti,
volevo dilettarmi a raccontare qualcosina riguardante uno dei più grandi bianchi mondiali: lo Chablis
Sicuramente molte delle cose che narrerò saranno trite e ritrite per molte persone, ma spero che possano essere utili a qualche individuo non ferrato in materia; spero anche che possano essere uno spunto di riflessione, confronto e perché no mio accrescimento culturale per tutti coloro che presentino buona conoscenza in materia. Consideriamolo un post didattico suvvia, penso possano piacere a diversi forumisti.
ps: la possibilità che vi siano errori, soprattutto di stesura e grammaticali, è tutt'altro che nulla pertanto invito gli esperti in materia (sia letteraria che eno-vitivinicola
) a correggermi
Chablis è un comune situato nel dipartimento di Yonne, nella Borgogna Franca Contea, regione vitivinicola in auge grazie a due varietali diffusi in tutto il mondo che qui trovano la maggior espressione in termini di finezza, eleganza e complessità: sto parlando di Chardonnay e Pinot Noir. Il comune di Chablis si trova nell'estremo Nord della Borgogna, confinante con l'Aube, regione conosciuta per la produzione di Champagne. Il clima è molto fresco tant'è vero che fino agli anni 70-80 i contadini riuscivano a portare a casa una vendemmia buona ogni quattro, cinque, questo perché le temperature particolarmente rigide non permettevano la completa maturazione dei grappoli d'uva. Altri problemi ricorrenti, causa scatenante di quanto appena detto, soprattutto oggigiorno in vista dei cambiamenti climatici, risultano essere le gelate primaverili e la grandine. Nei mesi di Aprile e Maggio molto vignaioli si sono visti decimare il raccolto o addirittura rovinare completamente quest'ultimo a causa di intense gelate o di grandinate fuori dal normale: mentre a quest'ultimo fattore non è possibile porre rimedio i contadini hanno cercato e tutt'ora cercano in caso di gelate di accendere barili pieni di olio combustibile ( in corrispondenza dei filari per far sì che la vitis vinifera non congeli (più che altro le gemme) e quindi non venga perso il raccolto (si potrebbe disquisire sul danno eventuale che si avrebbe con le gelate su viti a piede franco e viti con portainnesto termoresistente, ma non è il focus della discussione, pertanto sorvolo, anche se la differenza è notevole e i danni si potrebbero avere anche a carico dell'apparato radicale della pianta). L'ultimo vero danno al raccolto si ha avuto nell'annata 2016, dove non solo la gelata di fine aprile ha decimato il raccolto, ma altri due eventi, in questo caso parliamo di grandine, si sono aggiunti a inizio maggio e a fine maggio. Inutile dire che l'annata sia stata catastrofica, sia in termini di resa che in termini economici, per entrambe le parti, vignaiolo ed acquirente.
Cotes de Nuits e Cotes de Beaune presentano vini la cui classificazione è funzione delle caratteristiche del territorio di provenienza e possiamo distinguere tre categorie: Village, Premier Cru e Grand Cru. Lo Chablis presenta anch'esso classificazioni che risultano essere in funzione del terroir considerato ma qui si passa a 4: Petit Chablis, Chablis, Chablis Premier Cru e Chablis Grand Cru. Il terreno presenta caratteristiche molto interessanti: marne gessose, marne argillose e calcare di Portland. Quest'ultimo presenta una formazione geologica più recente rispetto ai primi due menzionati ed è soprattutto presente nelle parti alte delle colline del terroir Chablisien. Le marne gessose e quelle argillose sono invece molto più antiche e quelle più interessanti hanno avuto genesi nel periodo del Kimmeridgiano. Questi terreni argillosi del kimmeridgiano sono composti prevalentemente da gusci di ammoniti e conferiscono questa nota salina, citrina e marittima al prodotto rendendolo unico. Solo altre due regioni vitivinicole mondiali presentano questo terroir eccezionale: Loira e Champagne (Aube). Detto ciò è già possibile comprendere l'importanza del terreno formatosi nel Kimmeridgiano su quella che sarà la nostra classificazione. Partiamo dalla menzione cosiddetta entry level: Petit Chablis. La parola Petit Chablis può sembrare effettivamente un modo per declassare quello che effettivamente è lo Chablis, in realtà si parla di Petit Chablis ogni qualvolta si ha a che fare con vini meno complessi, più fruibili già da subito, con struttura contenuta e ottima bevibilità, vin de pays diciamo, non fatti per durare, da bersi giovani come un lambrusco o un dolcetto. Ci sono le opportune eccezioni, ma tendenzialmente sono vini che vanno bevuti entro i tre anni dalla vendemmia. L’attribuzione della menzione Petit Chablis viene fatta sulla base del terroir da cui scaturisce il prodotto finito: le zone dello Yonne che si trovano attorno al comune di Chablis possono produrre Petit Chablis nel caso in cui il terreno sia un Calcare di Portland, un terreno più recente che da vita a vini meno complessi, strutturati e sapidi. Molti produttori, tra cui Droin, screditano questo prodotto considerandolo uno chablis declassato mentre in alcuni casi il Petit Chablis (vedi Billaud Simon) può risultare più piacevole e complesso di alcuni Chablis (non sto parlando di quello di Raveneau ovviamente). Terreni più antichi ospitano le altre tre classificazioni: Chablis, Premier Cru e Grand Cru. Ora la differenziazione si assottiglia e la si ha in base alla quantità di calcare di Kimmeridge, all'esposizione, ma anche alla pendenza della porzione vitata. La zona in cui è possibile produrre Chablis è molto estesa, direi la più estesa, circa un 65%, mentre il Petit copre un 20%, Premier Cru un 13% ed il Grand Cru solo un 2%. Lo Chablis acquisisce rispetto al suo fratellino minore una maggior complessità, volume in bocca, grazie anche alla porzione di Kimmeridgiano che dona queste caratteristiche inconfondibili ai vini. La tenuta nel tempo si estende ulteriormente e possiamo indicativamente spostare l’asticella sino ad una tenuta di 5-7 anni, tutto dipende dalla mano del produttore e dall’annata. Indubbiamente gli Chablis vengono prodotti su terreni a maggior altitudine, con esposizioni un po’ più infauste e con pendenze molto limitate: questo perché in una regione così fredda l’esposizione della porzione vitata è fondamentale per garantire un processo di maturazione regolare. Altra caratteristica che connota queste due menzioni risulta essere una vinificazione in acciaio: questi vini non vedono quasi mai il legno, garanzia di maggior freschezza e prontezza di beva. Essendo vini molto fini e minerali, di medio corpo, un passaggio in legno potrebbe appesantirli, ecco il perché di questa scelta da parte dei vignerons. I Premier Cru godono di una fama non indifferente e sono all’incirca una quarantina, distribuiti a 360° attorno al comune di Chablis. Questi Cru si differenziano per esposizione, pendenza e terreno (più che altro quantità di Kimmeridge). Qui si ottengono vini molto più complessi, corposi, strutturati, con una mineralità molto accesa conferita dal calcare fossile che permette al vino un eventuale vinificazione in legno che non appiattisce il prodotto come nello Chablis, ma lo ingentilisce e lo rende più complesso. Fra i Premier più noti ricordiamo Montmains e Vaillons (di fronte alla collina che ospita i Grand Cru), Fourchaume, Vosgros, Mont de Milieu, Montee de Tonnerre, Vaulorent (questi ultimi due in corrispondenza della collina che ospita i Grand Cru). La durata temporale dei Premier Cru si estende sino ad una decina d’anni. I Grand Cru invece si estendono tutti sulla stessa collina, esposti a sud/sud-ovest (mentre i Premier tendono ad essere esposti a sud/sud-est, quindi prendono meno sole) con pendenze da brivido che permettono un irraggiamento ottimale che porta a maturazione le uve in tempi più brevi; non solo, si hanno anche gradazioni zuccherine leggermente superiori che permettono di guadagnare un mezzo grado alcolico in etichetta. Le pendenze sono talmente elevate che è possibile veder affiorare il calcare del Kimmeridgiano. Provate a prendere due porzioni calcaree di queste vigne, sfregatele fra di loro: la nota che percepirete è la medesima che sentite nello Chablis. I Grand Cru sono sette: Les Clos, Valmur, Vaudesir, Bougros, Grenouilles, Blanchot, Preuses. Qui rispetto al Premier si ha un amplificazione ulteriore delle caratteristiche già citate ( salinità, struttura, complessità) tant’è vero che questi prodotti affinano principalmente in legno e questo permette loro un acquisizione di complessità notevole ed una durata maggiore nel tempo (sino a 15-20 anni). Proprio i Grand Cru di Chablis sono chardonnay che tavolta per complessità si avvicinano ai grandi Chardonnay della Cotes de Beaune (Mersault, Montrachet). In realtà questa distinzione fra Grand Cru e Premier Cru non è sempre netta e talvolta, blinding taste, è possibile confondere i due Cru. La confusione dipende sostanzialmente da tre fattori: età del vino, età della vigna, tipologia di Cru. Uno Chablis Grand Cru comincia ad esprimersi dopo circa 5-6 anni raggiungendo l’apice dopo 10-15 anni mentre un Premier abbisogna di un paio d’anni in meno pertanto un blind taste di questi due prodotti dopo circa 3-4 anni potrebbe confondere e non farci comprendere il reale valore del Grand Cru a scapito del Premier. Supposto che la degustazione sia fatta dopo diversi anni, quindi in presenza di una certa complessità del Grand Cru data dall’opportuno affinamento in bottiglia, età delle vigne e tipologia di Premier possono decretare una patta fra i due Crus. Se confrontiamo una vigna di Grand Cru giovane (10-20 anni) con una di Premier più anzianotta (40-50 anni) non noteremo grandissime differenze quindi anche l’età della vigna è importante nel definire la qualità di un Crus. In ultimo anche la tipologia di Crus è importante: Montee de Tonnerre e Vaulorent presentano caratteristiche molto simili a Grand Cru eppure vengono classificati come Premier Cru. Detto ciò ricordiamo rapidamente alcuni tra i migliori produttori, dove si ergono con distacco Raveneau e Dauvissat, che hanno reso celeberrimo questo terroir nel mondo grazie ai loro capolavori, seguiti da Droin, Samuel Billaud, Fevre, Moreau, Michel e tanti altri.
Spero vi sia piaciuto il racconto