Messaggioda zampaflex » 21 lug 2018 19:12
Ma guarda un po'...
Chi ha la memoria lunga si ricorderà di Nerio Nesi o di Roberto Mazzotta, storici capifila di interi reggimenti di politici italiani prestati alle banche o, viceversa, banchieri prolungatisi in politica. Il grande big bang degli anni '90, firmato Amato-Ciampi-Draghi, con la creazione delle Fondazioni e la privatizzazione delle Casse di risparmio fu un evento traumatico, reso probabilmente possibile solo dall'implosione dei partiti storici con Tangentopoli e che, peraltro, si è rivelato insufficiente ad evitare clientelismo, favoritismi, crediti azzardati come si è appena visto, ad esempio, con le banche venete. Ma, almeno, si è evitato che il cerchio si chiudesse con la politica.
Basta alzare lo sguardo, tuttavia, per fare un balzo indietro di vent'anni. Bisogna guardare in Germania e al potente sistema delle Sparkassen, le locali Casse di risparmio. Qui, la commistione fra politici e banche è portata all'estremo, con conseguenze che vanno al di là del mondo del credito e della politica locale e investono la società e la politica nazionale. Di fatto, se non si capiscono le Sparkassen, non si capisce la Germania di oggi.
Le 400 Casse di risparmio tedesche - enti pubblici, controllati dai governi locali del territorio in cui si trovano (che però non ne sono giuridicamente responsabili) - rappresentano una fetta cospicua, anche se poco vistosa, del mondo bancario nazionale: il 15 per cento di tutti gli attivi bancari nazionali è raccolto nei loro bilanci. In altre parole, ogni sei euro di prestiti, almeno uno è passato per i loro sportelli. Un autorevole think-tank europeo, Bruegel, ha fatto un censimento dei loro vertici e il quadro che ne viene fuori non ha confronti, nel resto d'Europa, neanche con l'Italia di una volta.
Fra il 16 e il 18 per cento dei membri dei consigli di amministrazione delle Sparkassen sono politici locali. Stiamo parlando dei vertici operativi degli istituti di credito, non come in Italia, eventualmente delle fondazioni che stanno dietro. Soprattutto, sono sindaci o presidenti di provincia fra l'82 e l'84 per cento dei presidenti di quei consigli di amministrazione. E' una media, comunque: in Baviera, ad esempio, il 35 per cento dei consiglieri di amministrazione delle Casse è di estrazione politica e i presidenti sono, nel 100 per cento dei casi, i capi dei governi locali. Dal conto sono esclusi i semplici consiglieri comunali o provinciali e, in particolare, tutti gli ex. Di fatto, insomma, la commistione fra politica e Casse è sottovalutata e il nodo è la rete di rapporti, di relazioni che un ruolo del genere garantisce, soprattutto a livello locale. Il problema, tuttavia, non è la trasparenza e l'affidabilità che possono o meno esistere nella politica del credito delle Sparkassen. Il problema è la tenuta del sistema in caso di crisi. E quello che ci dice del ruolo e dell'atteggiamento tedesco in Europa.
Berlino ha combattuto - e vinto, ancora una volta - una battaglia durissima per sottrarre al controllo della Bce le sue Casse di risparmio. Ci pensa la Bundesbank e, solo indirettamente, in seconda battuta, le istituzioni europee. Nei rapporti e nelle prese di posizione della banca centrale, come dell'Fmi, traspare facilmente la sensazione di disagio verso questa zona "off limits". Oggi, con l'economia tedesca che va a gonfie vele, non ci sono allarmi, ma una crisi potrebbe portare alla superficie situazioni scivolose. Berlino, tuttavia, è stata irremovibile nell'attribuirsi tutti i poteri di controllo su questo delicato ingranaggio credito-politica e assolutamente impermeabile alle critiche di chi fa notare che una situazione analoga in Italia o in Spagna avrebbe già mobilitato una crociata da parte tedesca. Più in profondità, questa sorta di corto circuito fra politica e banche spiega anche l'acuta sensibilità della classe politica in generale ai temi del risparmio e del credito: dai bassi tassi di interesse imposti dalla Bce alla rivolta contro le ipotesi, seppur remote, di un intervento dei sistemi bancari in aiuto ad altre banche europee in difficoltà. Dubbi e paure dei risparmiatori i politici tedeschi li vivono - letteralmente - sulla loro pelle.
Non progredi est regredi