Unica visita che sono riuscito a concedermi durante le ferie: Nicola Santoleri.
Curiosità: già citato in Vino al Vino di Soldati:
https://books.google.it/books?id=2003DwAAQBAJ&pg=PT389&lpg=PT389&dq=soldati+vino+al+vino+santoleri&source=bl&ots=gbQxO485qe&sig=W4thz_S2qv0OJDQeJxTBOSWhAa0&hl=it&sa=X&ved=0ahUKEwjRuPf6vJfcAhVJ-6QKHViIAbkQ6AEIajAK#v=onepage&q=soldati%20vino%20al%20vino%20santoleri&f=falseL'azienda si trova a Guardiagrele, siamo a circa una trentina di Km dalla costa, all'altezza di Ortona, e siamo quindi parecchio più a sud sia dalle colline teramane che da Loreto Aprutino (tanto per citare il comune più conosciuto da queste parti...), a circa 500m di altitudine, ed i vigneti hanno alle spalle l'imponente Majella e di fronte il mare. Il terroir e clima è di conseguenza molto differente dalle altre zone, ed in particolare ci troviamo praticamente su calanchi di argilla, con un terreno bianco che a sorpresa, con tutti i distinguo del caso, mostra diverse somiglianze con le famose "Rocche" di Barolo e Barbaresco (la foto non mi è uscita benissimo...).
Nicola Santoleri è citato in Vino al Vino di Soldati, le vigne parecchio vecchie, come anche le fallanze ed i cloni, Giovanni Santoleri mi parla di Bombino bianco utilizzato per il trebbiano d'Abruzzo, che niente ha da spartire con il Trebbiano Toscano, e che potrebbe invece essere imparentato con l'omonimo vitigno pugliese (ma non ho capito benissimo la questione). I vigneti sono gestiti da sempre in biologico e da pochi anni in biodinamico, la cantina ha sede in una grande casa coloniale, bombardata durante la seconda guerra mondiale ed oggi interamente ristrutturata (un gioiellino), mentre la bottaia è in centro al paese.
Dei 190 ettari di proprietà (si producono anche cereali) solo 28 sono vitati, ma solo il meglio finisce in bottiglia (circa 20/30 mila bott.) mentre il resto venduto sfuso ad imbottigliatori, ed il tempo non è assolutamente un problema, in quanto vini escono solo quando ritenuti pronti (vedasi le annate attualmente in commercio...).
L'accoglienza cordialissima di Giovanni, innamorato del suo territorio e desideroso di raccontarlo, comprende anche l'assaggio di prodotti tipici dei dintorni, e tra salsicce, salumi vari e ricotte, assaggiammo:
il trebbiano non filtrato 2015 (ne fa anche una versione filtrata, strana scelta) è la prima sorpresa, da criomacerazione che in genere odio, regala un naso fragrante e sussurrato di mela verde, cedro, sorso fresco e teso, amarognolo appena accennato, pecca in lunghezza ma scaldandosi continua a cambiare al naso.
Sii Me Brut Rosé, da metodo Charmat lungo che fanno spumantizzare a Gambellara (io tenterei sicuramente un metodo classico, o al limite un col fondo) è un divertissement da pizza e niente di più, con una bella fragolina e melograno.
Capitolo Montepulciano:
Vignaladra 2012 è la versione più facile, un'esplosione di frutta tridimensionale che farebbe venire non pochi pruriti a Luca Maroni, con una ciliegiona scura e polputa, ma senza marmellatone, ed anzi molto piacevole, bocca fresca e agile, da godere subito. Crognaleto 2007 acquista eleganza nei profumi, meno sparati e con qualche spezia, e maggior lunghezza al sorso. Crognaleto Riserva 2000, attualmente in commercio, gioca molto più sulla spezia, frutta scura, prugna secca quella polposa, fondo di caffè e una bella bocca piena. Direi un ottima linea.
Il Cerasuolo Crognaleto 2015 (si, 2015 rosato, alla faccia delle pizzerie che già oggi vogliono il 2018...) l'ho assaggiato a casa, di colore bello intenso, non da salasso ma da vendemmia leggermente anticipata, concede poco al naso, se non un po' di melagrana e fruttini rossi vari, appaga sicuramente di più al sorso dove è di mirabile equilibrio nel riuscire ad unire corpo, 13,5 di alcol, sapidità e giusta acidità.