Messaggioda Vinos » 12 mag 2018 21:07
Per organizzare una degustazione del genere non basta entrare in enoteca,scegliere delle bottiglie della stessa denominazione e annata, e aprire il portafogli; ci vuole esperienza, cultura, sensibilità, lungimiranza, caparbietà, pazienza.
Solo chi frequenta degustazioni del genere puó capire l’impegno che c’è dietro.
Perciò grazie Alessandro per tutto questo.
Possiamo ai vini... alcune note sulle bottiglie che mi hanno colpito di più.
Chave hermitage 1998: l’anima dello syrah , si spoglia subito dall’armatura rustica che lo ricopre per sprigionare un vortice di spezie e pasta di olive, tabacco dolce appena pronunciato ed una sfumatura minerale da ascoltare in sottofondo, bellissimo.
In bocca sale e spezie, quello che si desidera da uno shiraz è qui, profondo e sensuale, un grande bicchiere,un omaggio alla terra da cui proviene.
Jamet cote brune 1996: se chave rappresentava l’anima dello syrah, jamet rappresenta l’anima della cote rotie, sangue e ferro sono il suo biglietto da visita, chave colpisce per eleganza, jamet per intensità, la parte contadina contrasta l’esteticitá di guigal, ma ti ammalia e ti colpisce dritto al cuore.
All’assaggio ha tannini decisi,è fiero di mostrare le palle, si perché è maschio rude e duro, che non ha paura degli anni che corrono e non si nasconde dietro una confezione che non gli appartiene. Per chi ama la cote rotie, un must.
Guigal la turque 1996: cote brune in giacca e cravatta, la parte fumosa e leggermente balsamica ammalia,il cioccolato bianco ci ricorda il suo lungo affinamento , un gentleman che si scontra con il rude cote brune di jamet, la battaglia per alcuni di conclude con un pareggio,per altri ha la meglio jamet, per altri ancora Guigal. Il gusto personale qui ha un ruolo fondamentale; in bocca il vino fodera il palato e lo avvolge, difficile non esserne sedotti.
Bonneau reseves des celestins 2000: naso dalle mille sfaccettature, garrigue, spezie, incenso, agrumi che ricordano l’arancia ma anche il lime, vieni sbattuto a destra e a sinistra senza rendertene conto( i profumi più interessanti della bevuta? “certo che si!!”).
In bocca il calore dell’annata viene fuori, i tannini sono morbidi ,ma dimenticatevi qualsiasi parola che assomigli al termine pesante perché qui si gioca sull’eleganza. Grande, grande, grande.
Jamet cote rotie 1999: incredibile come l’annata influenza le caratteristiche di un vino nei produttori che lasciano libero sfogo a madre natura senza intervenire troppo con tecniche enologiche che standardizzano il vino. Di incredibile giovinezza( stiamo parlando di un vino di quasi 20 anni), la parte ematica qui è sovrastata da uno strato di frutta che ricorda la ciliegia, l’amarena, mentre note terrose e di pepe nero fanno da contorno. All’assaggio è prorompente, i tannini sono fitti ma incisivi, grandissima freschezza ed energia, sarà al culmine tra dieci anni e in quella fase sarà inarrestabile.
domaine de margaux vielles vignes 2000: tecnicamente perfetto, nessuna sbavatura.
Naso nitido di macchia mediterranea, mirtillo, un leggero profumo di cuoio.
In bocca la parte fruttata impatta accompagnata da tannini gommosi, grande potenza e persistenza.
La belle helen ogier 1999 : 100 punti parker.
Un ottimo vino che per ora non ha lasciato il segno, meno ferroso ed ematico del solito, molto denso e ancora indietrissimo, da riassaggiare fra qualche anno.
Ps non mi sognerei mai di contrastare i punteggi di zabaione parker( come lo chiama il targhini) ma caspita 100 punti, sono 100 punti!
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Vinos il 12 mag 2018 23:15, modificato 1 volta in totale.