vino.curioso ha scritto:Sì, molto bene BarbarEdo, grazie!
A quel punto viene da chiedersi: nonostante io capisca l'importanza di avere una produzione quanto più "simile" fra produttori che poi alla fine devono fare massa critica e cavarci un vino unico, non è un po' un peccato questo "appiattimento"?
Cioè, magari uno, piuttosto di altri, riesce a tirar fuori l'anima di quel piccolo appezzamento, ma poi vieni ri-fagocitato dalla massa. O loro cercano di seguire la linea di chi tratta "meglio" il vigneto, di cru in cru?
Mi son sempre chiesto come si faccia a far funzionare bene una cooperativa che ha così tanti vigneti in un posto così "ricercato".
Dunque... Gli enotecnici della cooperativa hanno ovviamente interesse che tu, conferitore, lavori "bene", facendo i trattamenti che devi fare ecc... Al conferimento non misurano solo il grado babo, come qualunque cantina sociale, ma anche l'acidità, e una serie di altri parametri riguardanti la maturità fenolica ( potenziale antocianico, estraibilità degli antociani, indice di maturità dei vinaccioli e altre robe..). Se non stai nei parametri, l'uva non te la comprano, o te la declassano per farne il base o il Langhe nebbiolo. Per stare nei parametri, in vigna devi lavorare almeno decentemente, e per questo so che c'è una discreta "supervisione" in molti passaggi... per diradamenti, sfogliature e ovviamente tutta la parte fitosanitaria.
Insomma, è tutto un po' meno romantico di quanto uno si immagina
. Poi conta che quella che tu chiami la "massa" di viticoltori conferenti per ciascun cru è composta da un massimo di otto o nove (Ovello) a un minimo di due (Pajé) conferitori... Oserei dire "superstiti" (la PdB ne ha persi molti per strada, che si son messi a vinificare in proprio).
Come farla funzionare bene? Pagando molto bene le uve!