Breve due giorni nelle Langhe:
la domenica gironzoliamo per Alba e pranziamo in centro, al Museum, molto bello il posto e si mangia bene direi. Nel pomeriggio passiamo a salutare Accomasso, assaggio veloce, ma ormai ha finito i 2010 e non sgancia praticamente più nulla... se non ho capito male (e qui il condizionale è d'obbligo) nella 2010 ha fatto un Barolo dedicato alla sorella Elena (ex le mie vigne? riconoscibile da una retro etichetta) ed un Barolo senza altre indicazioni che dovrebbe essere il Rocchette. Correggetemi se sbaglio.
Rimaniamo poi a La Morra e andiamo nei vigneti più alti di Barolo, località Serradenari, proprio dietro a quella selva di antenne che si stagliano nel profilo della collina, all'azienda Giulia Negri. Ovviamente terreno e microclima sono estremamente differenti dal versante che guarda a Barolo, anche se in linea d'aria Brunate dista solo qualche centinaio di metri. Qui è l'altitudine a farla da padrone, oltre al fatto che tra i vigneti e il Monte Rosa e le Alpi c'è solo la pianura a dividere, senza alcuna protezione da venti ed intemperie. I vigneti sono quasi tutti attorno alla tenuta, a a loro volta sono circondati da circa 6 ettari di tartufaia, una delle poche resistite all'espandersi dei vigneti da Barolo. L'azienda è in profondo rinnovamento, qualche anno fa alla figlia del proprietario sono stati affidati alcuni vigneti e la loro vinificazione, al momento l'azienda è un ibrido Serradenari/Giulia Negri, ma in futuro verranno probabilmente unificate. Qui si guarda alla Borgogna, e invece di dolcetto e barbera ci sono chardonnay e pinot noir. Il primo, annata 2016, devo dire interessante, con una bella nocciola verde, piuttosto verticale, mentre il pinot, nell'infelice 2014, è trascurabile. Sarebbe interessante risentirlo in altro millesimo.
Tra i Barolo spicca il Tartufaia 2012, da 80% Brunate (in affitto) e 20% Serradenari, energico e con un naso profondo. Piacevole il Serradenari La Vetta 2013, dai vigneti più alti, con un naso floreale e femminile, convince meno il Serradenari 2012, più di potenza.
Non ho visto la madonna come qualche addetto ai lavori, ma sicuramente è un'azienda da tener d'occhio ed in crescita, oltre ad avere vigneti in posizioni particolari. Avviso ai naviganti: visita e deg. euro 15.
Altra tappa a Serralunga d'Alba, da Anselma: la sede è proprio sotto all'albergo Italia, gestito sempre dagli Anselma, e dove un tempo si faceva la famosa Cura dell'Uva, durante la quale per una settimana si mangiava solo uva dolcetto... Il legame con l'osteria/albergo è forte, in quanto proprio per rifornire le tavole dell'osteria, ad inizio novecento, gli Anselma cominciarono a produrre vino da sè, invece di acquistarlo (quest'anno festeggeranno i 100 anni dalla prima vinificazione). Assaggiamo la Barbera 2016, ovviamente ancora in divenire, tutta sul frutto, di buona materia e bevibilità, oltretutto quasi regalata. Proseguiamo con il Barolo Collaretto 2011 (dalla collina successiva alla Rionda uscendo dal paese), ben fatto, ma almeno in questa fase l'annata più calda si fa un poco sentire, mentre il Vigna Rionda Riserva 2010 è davvero un gran Barolo, energico, rustico e se vogliamo anche un po' gnucco (ma in senso buono, concedetemelo) e abbisogna solo di tempo (ultimissime bottiglie disponibili, ogni tanto un po' di culo...).
La sera tradiamo le numerose e ottime osterie langhette (anche se davvero molte in questo periodo chiuse) per una pizza ad Alba, da Gusto Madre, e direi che è andata bene comunque.
dalla sommità del vigneto Francia guardando la Ginestra
La Cascina Francia
legatura della Barbera Cascina Francia (credo sia barbera, è la sommità oltre la strada)
Arione: Vigneto e Cascina
Vigneto Francia visto dalla Ginestra di Monforte
Il lunedì si apre con la visita vero motivo di questa trasferta: Giacomo Conterno.
Prima di arrivare in cantina facciamo una sosta tra la Cascina Francia e la cascina Arione, il tempo è bello freddo ma umido, ideale per fare la legatura dei tralci successiva alla potatura invernale, il vigneto Francia si vede benissimo dalla Ginestra di Monforte.
Conterno ci concede un ora di chiacchierata, tra qualche assaggio in cantina da botte. la scusa è anche quella di rietichettare un Monfortino 1995, una delle famose bottiglie uscite senza la lunetta con l'indicazione dell'annata.
Nonostante il prestigio dell'azienda l'accoglienza è estremamente cordiale e ottengo risposta senza problemi alle numerose domande. Oltre quanto emerso nell'altro thread posso aggiungere che una parte dei vigneti acquistati all'Arione ricadono subito fuori dall'area del Barolo e quindi ci sarà sicuramente un nebbiolo d'Alba, inoltre pensavo che Gigi Rosso avesse tenuto una parte dei vigneti, invece ha venduto in blocco (ma il suo barolo di punta non proviene proprio da lì? strano. a proposito dimenticai di chiedere da chi ha comprato i vigneti della cerretta, qualcuno lo sa?). Sul carattere del Nebbiolo dell'Arione dice che preferisce stare cauto al momento, in quanto sta ancora cercando di capirlo e decifrarlo bene anche lui, e anche per la Cerretta ha voluto avere più annate in cantina per pronunciarsi. La diraspatrice nuova, operativa da qualche annata, l'ha voluta in quanto garantisce che una percentuale quasi nulla di raspi finisca nel mosto. Non sembra infastidito dal fatto che con le cifre raggiunte il Monfortino diventi più oggetto da collezione che vino da stappare, anche perchè gli sembra che di 2010 ne sia già stato stappato parecchio, contro ogni previsione... Per quanto riguarda le annate di Monfortino ribadisce che per lui la migliore tra le ultime è indubbiamente la 14, molto buona la 2013, e ovviamente dietro la 10 (alla facciaccia degli speculatori). La 2014 è stata salvata dai bei due mesi finali di settembre ed ottobre, che hanno permesso di recuperare la maturazione, e mi sembra di capire che Conterno non ha quasi mai fretta di raccogliere, e ha anche citato un'annata non troppo lontana nella quale gli ultimissimi grappoli di nebbiolo sono stati staccati ad inizio novembre. In cantina regna l'ordine, la precisione e la pulizia più assoluta, anche le botti di 10/15 anni sono linde e pinte come quelle più nuove, e tutti i gesti e le parole di Conterno sembrano pensate e calcolate al millimetro, e per una volta più che da un artista/poeta del vino mi sentirei di dire che siamo da un "ingegnere del vino", dove la tecnica (non invasiva) più assoluta sposa la tradizione.
Veniamo agli assaggi: barbera Francia 16, Barolo Cerretta 14, Monfortino 13 e 14. Barbera come sempre di gran bella materia, ancora tutta sul frutto e in divenire, ma già di buon equilibrio. Cerretta di carattere nettamente differente dai nebbioli della cascina Francia, e i due Monfortino: il 14 come dice Conterno ha un bel frutto polposo in evidenza, sorso succoso, più solare e (almeno in questa fase) più pronto/godibile del 13, fatta comunque la tara ai tannini di Serralunga. Il 13 è più verticale e duro, ma anche più stratificato al naso, credo darà gran belle soddisfazioni a chi potrà permetterselo e soprattutto pazientare un po' di anni...
Pranzo a Santa Maria di La Morra, Osteria del Vignaiolo: sempre ottimo.
Monvigliero 2017 Oddero
Ci spostiamo poi una decina di metri più sotto: Oddero Poderi e Cantine.
Qui i ben 35 Ha. di vigneto danno vita a circa 150.000 bottiglie, i cru di Barolo solo ben 5, che diventeranno 6 con l'annata 2017: la novità è l'acquisto di quasi un ettaro nel Monvigliero. Ora capisco come mai nelle vecchie cantine si trovano sempre in abbondanza i loro Barolo, quando erano accorpati alla Luigi Oddero erano praticamente un colosso di Langa...
Fanno due tipi di degustazione: i vini base, oppure 4 Barolo (€ 50!!! abbuonati però in caso di acquisti...). Scegliamo ovviamente la seconda: Barolo 2013 ben fatto, dai vigneti Capalot, Bricco Chiesa e Fiasco, di struttura, caldo (senza eccessi) e terroso. Villero 2013 è invece più verticale, tannino fitto e deciso, ritornano le note terrose, bello. Brunate 2011 come ci si può aspettare è più floreale e fruttato, mentre Bussia Soprana Vigna Mondoca 2008 è il più completo ed energico. Sempre una bella batteria di Barolo dagli Oddero. Peccato per i prezzi molto poco amichevoli, ma ragazzi, in Langa avevano il petrolio sotto i piedi e non se ne erano accorti, invece di trivellare lo vendemmiano e imbottigliano, e sarà sempre peggio...
E niente, in Langa si sta sempre davvero bene, carichi di vino, tajarin e farine varie ce ne ritorniamo a casa... oggi guardando una vigna di Valcalepio ho pianto...