Ieri sera bottigliata di inizio estate in quel di Badoere (TV) presso la Cantina Mediterraneo, locale consolidato per i ritrovi veneti...e dove, ancora una volta, si è stati benissimo!
I vini, nell'ordine:
Champagne BdB GC, Michel Gonet, 2008 Di Champagne ci capisco addirittura meno che del resto, ad ogni modo per me meglio al naso, con una nocciola un po' verde sicuramente ben delineata e classica, che in bocca, dove la bollicina è un po' calante e manca un punto di freschezza. Dosaggio molto contenuto. Agli champagnofili seduti al tavolo è piaciuto, meglio così.
Sauvignon, Franz Haas, 2012Vegetalità fine e didascalica, non "sparata", al naso, ed una bocca solo leggermente cremosa per via del parziale passaggio in legno, molto fresca nel complesso. Non di estrema ampiezza o complessità, se vogliamo, ma decisamente buono nella sua precisione espressiva. Tappo a vite.
Ronco del Re, Castelluccio, 2008Tappino. NG.
Terre Alte, Livio Felluga, 2007Un classico nostrano, per equilibrio e compostezza, giustamente al suo apice a 10 anni dalla vendemmia: naso solo leggerissimamente alcolico, con bella fusione tra florealità, boisé e venature vegetali (il sauvignon marca), bocca coerente, gourmand, lunga, armonica, con bevibilità gagliarda nonostante non sia certamente un vinino sottile. Appagante.
Sancerre XXX, YYY, 2001Chiedo ausilio al conferitore della bottiglia (Max Pil44)...mi scuso, ma questo non me lo sono proprio segnato! Comincio a perdere colpi.
Comunque, un'apprezzabilissima freschezza ancora, quasi canforato al naso (ma anche una nota di piselli in scatola che non mi ha fatto impazzire), in bocca frutto maturo dai toni vagamente "gialli" e tardivi. Un po' inusuale forse, ma interessante.
Hermitage Les Rocoules, Marc Sorrel, 2007In una parola: fantastico. Naso amplissimo di pesca matura, cera, erbette di montagna, perfino tocchi fumé, bocca esemplare per la capacità di combinare freschezza e muscolarità, gourmandise e sapidità in chiusura. E poi: 15% alcol, e non sentirli assolutamente, anche a temperature sostenute. Vino della serata senza dubbio, assieme al suo "zio" in rosso.
Leon Barral Blanc, Leon Barral, 2005VdP da uve terret blanc, terret gris e viognier, "storico" esponente dei Triple A Velier. Albicocca sotto spirito, toni macerativi ma anche una vena ossidativa innegabile; bella la tensione salina a centro bocca, si sente la materia concentrata delle vecchie vigne, chiude però un po' cortino, forse per difetto di acidità.
Grasberg, Marcel Deiss, 2007Complantation di riesling, PG e GWT. Residuo zuccherino che copre un po' all'inizio, poi esce fuori la macedonia di frutta fresca e speziata, molto ricca; beva avvolgente e a suo modo dinamica, seppur con tanta ciccia addosso. Giovane è dire poco, comunque.
Opera Prima, Roagna, SA Una delle prime "edizioni" di questa etichetta, imbottigliato il 15 Ottobre 1985. Colore sorprendentemente scuro e compatto, naso poco espressivo e un po' straccioso, meglio in bocca, leggermente radicoso come da stile della casa, però si fa fatica a cogliere l'ariosa complessità del nebbiolo maturo. Bottiglia forse (probabilmente) non perfetta, ma comunque una delusione per me.
Sangiovese Fabrizio Bianchi, Castello di Monsanto, 1990Chapeau! Sottile, sfumato, quasi autunnale (in senso buono), bell'agrume ed un residuo di frutto rosso fresco, tanto al naso quanto bocca; tannino (gallico) ancora leggermente ruvido e che ovviamente mai sparirà (se non l'ha fatto in 27 anni d vita...
), ma che a suo modo ravviva il finale. Peccato non avergli messo a fianco una costatona al sangue, come avrebbe meritato. Integerrimo.
Pauillac, Chateau Grand-Puy-Ducasse, 1982Tappazzo. Sembrava poter dire belle cose, di suo. Dommage!
Hermitage La Chapelle, Paul Jaboulet Ainé, 1999 Non sarà forse il La Chapelle dei tempi d'oro degli anni ante-1990, ma comunque grande vino ugualmente, su un registro non di potenza, ma di leggiadria e fluidità. Di una gioventù impressionante: al naso subito fragoline, spezie elegantissime, anche qui un gran bell'agrume nel tempo, ed un soupçon di animalità a ricordarci (ma non ce ne era bisogno) che trattasi di syrah al suo meglio. In bocca, una seta. Matrimonio d'amore con la faraona confit.
Turriga, Argiolas, 1998Anche qui, colpiscono la gioventù e l'assoluta integrità complessive. Versione potente, concentrata, più vicina alle espressioni metà-fine decennio scorso che agli storici Turriga degli anni '90 a 12,5% alcol e costituzione relativamente longilinea. Questo no: mediterraneo fino al midollo, tannico, frutto scuro e toni quasi balsamici, però tutto caratterizzato da un eccellente equilibrio intrinseco. Purosangue scalpitante.
Chateauneuf du Pape, Domaine de la Vieille Julienne, 2003Parte con un deciso glutammato/dado, poi leggermente si rinfresca, sempre però su toni particolarmente caldi; vino molto concentrato e con una beva complessivamente non semplicissima, se affrontato da solo: meglio con preparazioni di carne con lunghe cotture e riduzioni. Quasi "distillato" nelle sensazioni, ma non brutalmente alcolico/bruciante, anche ai suoi 15,5%. Probabilmente un vino dalla gittata, dal punto di vista puramente tecnico (in termini di resistenza all'ossidazione), pluridecennale: partorito già così, evoluto, dall'annata che (nel bene e nel male) ha fatto la storia, e ancora rinchiuso in una specie di bozzolo dal quale non si sa cosa un giorno potrà uscire.
Aleatico di Vecchia Annata, Ruffino, 1967Esce dal suo riposo di quasi mezzo secolo in bottiglia (e che Dio benedica i tappi a vite, se questi sono i risultati!) con una baldanza quasi da giovanotto. Dal colore ancora impenetrabile, è un vino fuori dal tempo che sembra di 40 anni più giovane, tutto giocato su toni di caffè e sensazioni chinate ed officinali quasi da vermouth, che hanno suggerito ad alcuni seduti al tavolo l'idea che, all'epoca, sia stata fatta qualche aggiunta alle uve! Ipotesi che personalmente non condivido...anche perché in assenza di disciplinari, nessuno avrebbe vietato a Ruffino di scrivere "vino aromatizzato" in etichetta. Affascinante.
Passo e chiudo (per ora!)