Diario economico

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Re: Diario economico

Messaggioda beluga » 23 feb 2018 18:09

Mercato e concorrenza
L’Europa e il suo Mercato Comune, la libertà di circolazione al suo interno di persone, capitali, beni e servizi sono la dimostrazione migliore degli effetti virtuosi della concorrenza per la generazione di ricchezza e opportunità. I settori ancora non sufficientemente aperti alla concorrenza, dai trasporti all’energia, dai servizi pubblici locali alle professioni, vanno progressivamente liberalizzati.

È necessario privatizzare le imprese pubbliche che operano in mercati concorrenziali e garantire che alla privatizzazione corrisponda un processo di liberalizzazione che eviti il fiorire di nuovi monopoli privati. Questo avrebbe il duplice effetto virtuoso di contribuire all’abbattimento dello stock di debito e di liberare energie in settori ancora parzialmente o totalmente protetti, nell’interesse dei consumatori. È tuttavia fondamentale che i processi di privatizzazione abbiano luogo in un contesto di regole limpide e in una situazione di mercato che scongiurino operazioni non trasparenti, prive di solide prospettive industriali, non remunerative per l’erario.

Bisogna andare nella direzione del superamento dell’attuale assetto proprietario delle banche, rompendo il legame perverso che gli istituti di credito – tramite le fondazioni bancarie – hanno con la politica locale, causa principale della debolezza delle banche italiane. Anche in questo settore, è necessaria più concorrenza e più apertura agli investimenti esteri.

Vogliamo mettere a gara i servizi pubblici locali, per renderli più efficienti e restituire ai cittadini il potere di governare e controllare la qualità del servizio. I Comuni e le Regioni devono definire le strategie di governo dei trasporti tramite un contratto di servizio a cui le aziende vincitrici della gara dovranno poi rigidamente attenersi. Tutte le concessioni a privati del patrimonio pubblico devono seguire criteri trasparenti di aggiudicazione e di definizione dei prezzi, coerentemente con le direttive europee, in particolare la direttiva servizi (c.d. Bolkestein). Il patrimonio demaniale può essere messo a reddito dai privati purché vi sia un ritorno economico della collettività in termini di investimenti, cura e manutenzione.

È necessario introdurre una nuova normativa sul diritto d’autore per aprire il mercato e superare il monopolio SIAE.
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Re: Diario economico

Messaggioda beluga » 23 feb 2018 18:10

Impresa e sviluppo
Nel lungo periodo il benessere e la qualità della vita del nostro paese saranno dipendenti dalla capacità delle imprese di restare al passo con lo sviluppo tecnologico del pianeta, mantenendo i punti di forza che hanno finora contraddistinto il sistema Italia (a partire dalla capacità di produrre “qualità”), nel quadro di un modello di sviluppo sostenibile sotto il profilo ambientale. L’innovazione tecnologica è alla base della crescita della produttività del lavoro, dal momento che permette di creare e produrre, a parità di input, un maggiore output, o di aumentarne la qualità. In particolare oggi, con l’inizio della così detta “quarta rivoluzione industriale” caratterizzata dalla sempre più pervasiva digitalizzazione dei sistemi produttivi, l’Italia rischia di rimanere indietro, e occupare posizioni sempre più basse nella catena del valore. È quindi necessario agire su tutti i fattori di produttività, intervenendo sui tanti ostacoli “di sistema” alla crescita e allo sviluppo: dal sistema formativo alle infrastrutture materiali e immateriali, dal funzionamento della giustizia civile alla burocrazia.

È fondamentale la dimensione degli investimenti delle imprese. Vogliamo, coerentemente con quanto già fatto dal governo con il piano nazionale “Industria 4.0”, spingere le imprese a fare investimenti di qualità per produrre beni ad alto valore aggiunto. Serve costruire una rete dell’innovazione sul territorio accelerando i bandi per i Competence Center ed i Digital Innovation Hub già previsti nel Piano Industria 4.0. Serve una governance della politica industriale in grado di mettere a sistema le istituzioni pubbliche, le università, i centri di ricerca e le imprese. È necessario concentrarsi da subito sulle aree di crisi industriale complessa definendo iter accelerati per gli interventi di bonifica e infrastrutturali, prevedendo corsie preferenziali per il Fondo di Garanzia e ispirandosi a quanto previsto per le Zone Economiche Speciali.

È essenziale, oltre agli investimenti, l’apporto della ricerca, a partire da quella pubblica. Al riguardo l’Italia è in ritardo, sia per quanto concerne l’ammontare delle risorse finanziarie destinate alla ricerca, sia per quanto concerne la capacità di interfacciarsi con il mondo delle imprese. Ne consegue l’esigenza di una riforma del comparto, con un’ottica capace di superare vincoli e logiche della pubblica amministrazione.

Pur avendo un’economia più piccola e un numero di abitanti minore, l’Italia ha circa un milione di imprese in più della Francia. Si tratta per la stragrande maggioranza di micro-imprese e partite IVA, ma anche tante piccole imprese, poche medie e pochissime grandi. Questo ha conseguenze sulla produttività e competitività del sistema paese e dunque sul benessere dei lavoratori. È necessario un impegno particolare nell’individuare e rimuovere gli ostacoli burocratici e “di sistema” che impediscono la crescita dell’impresa italiana. Bisogna diminuire l’esposizione delle aziende verso le banche, favorendo l’ingresso nel capitale dei grandi player continentali, fondi di investimento e assicurativi, crowdfunding.
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Re: Diario economico

Messaggioda beluga » 23 feb 2018 18:11

Ambiente ed energia
È indispensabile un salto di qualità delle politiche ambientali, con l’obiettivo di costruire un nuovo modello di sviluppo sostenibile nel lungo periodo, rispettoso dell’ambiente e idoneo ad assicurare una migliore qualità della vita. Occorre un nuovo approccio che assuma la sostenibilità ambientale come stella polare nella formazione di tutte le decisioni. I più urgenti obiettivi ambientali sono la riduzione delle emissioni-serra, responsabili dei cambiamenti climatici in atto, e la riduzione dell’inquinamento dell’aria, il quale soprattutto nei centri urbani (e in val Padana) è responsabile di costi umani e sanitari enormi. Il report The Lancet Commission on pollution and health dedicato agli effetti dell’inquinamento sulla salute umana, ha evidenziato come inquinamento e povertà siano strettamente legati: l’obiettivo della riduzione di inquinamento ed emissioni non è in contrasto quindi con lo sviluppo, la crescita economica e l’innovazione tecnologica.

Per raggiungere l’obiettivo ambizioso della decarbonizzazione è necessario che la transizione sia graduale ma inesorabile, con un apporto sempre maggiore di energie rinnovabili e l’uso del gas naturale come fonte di transizione. È utile favorire disincentivi di mercato all’uso di fonti inquinanti come il sistema europeo di scambio delle quote di emissione, che garantiscano una convenienza economica alla riduzione delle emissioni, per non mettere in contrapposizione crescita economica e sostenibilità ambientale. Anche l’introduzione di una carbon tax può disincentivare i processi ad alta intensità di emissioni, nel quadro di una complessiva riduzione della pressione fiscale. Ci batteremo perché gli impegni del Governo a uscire dal carbone entro il 2025 e ottenere entro il 2030 che il 55% dell’elettricità provenga da fonti rinnovabili vengano rispettati senza compensazioni illegittime ai produttori che tardino ad adeguarsi.

Linee d’azione coerenti per l’Italia sono l’elettrificazione dei consumi energetici, compresi quelli per il trasporto privato attraverso la diffusione dei veicoli elettrici (anche ibridi in una fase di transizione) e la riduzione delle emissioni nocive nei centri urbani, quest’ultima ottenibile con il disincentivo (con misure di mercato come l’Area C di Milano) ai veicoli con motori a combustione e alle forme più inquinanti di riscaldamento degli edifici. Queste politiche devono associarsi a investimenti in potenziamento del trasporto pubblico urbano anche ferroviario (con strumenti contendibili di affidamento), alla diffusione del car sharing e bike sharing e all’eliminazione dei vincoli allo sviluppo di forme di share economy nella mobilità.

È anche necessario proseguire con le politiche per l’efficienza energetica degli edifici pubblici e privati: si tratta di investimenti con ricadute sia ambientali che economiche generalmente molto favorevoli e per questo riteniamo sia importante favorire incentivi cedibili finanziariamente.

In coerenza a tutti questi obiettivi, il primo passo per fornire segnali coerenti al sistema economico è introdurre principi di fiscalità ambientale più rigidi volti a disincentivare in generale il consumo di risorse finite, con eliminazione da subito dei sussidi pubblici alle fonti fossili d’energia, come auspicato dal “Catalogo dei sussidi favorevoli e dannosi all’ambiente” del ministero dell’ambiente e in coerenza con la nostra proposta di revisione fiscale.

La transizione al mercato del settore dell’energia deve essere completata con una regolamentazione corretta (non esosa per i cittadini rispetto alle buone prassi internazionali e nello stesso tempo mirata allo sviluppo) delle reti gestite in monopolio e una promozione senza indugi della concorrenza nei settori in competizione, limitando il potere di mercato degli ex monopolisti.

Sul piano ambientale occorre inoltre perseguire altri importanti obiettivi.

La riduzione del consumo di suolo, in coerenza con le linee indicate dall’Unione Europea e tenendo conto dell’ampiezza del processo di cementificazione che ha interessato il nostro paese, con grave impatto sull’ambiente, sul paesaggio e sulla produzione agricola. La salvaguardia e la corretta gestione della risorsa “acqua”, nel contesto di un cambiamento climatico che ne riduce la disponibilità. Il recupero di condizioni ottimali nei mari e nelle acque interne, con l’obiettivo di rispristinare e tutelare le risorse biologiche.

Una seria e coerente politica di salvaguardia dei parchi naturali e delle altre zone protette, anche con la prospettiva di ampliarne l’estensione. Una crescita della sensibilità nei confronti delle specie animali, da tradurre anche in vincoli di comportamento.

La riduzione e una progressiva eliminazione di tutti gli inquinanti immessi nell’ambiente, anche attraverso un contrasto sempre più forte nei confronti di tutti i fenomeni di illegalità connessi alla produzione ed allo smaltimento delle sostanze inquinanti.
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Re: Diario economico

Messaggioda zampaflex » 24 feb 2018 11:03

pippuz ha scritto:
beluga ha scritto:
pippuz ha scritto:
Intanto l'idolo della imbecillighenzia nostrana Macron fa protezionismo e sbarra le frontiere. :lol:


Mentre la poco intellighenzia nostrana se la prende con la Bonino che è una delle poche persone oneste votabili e con l'Europa senza la quale saremmo con le pezze al culo e l'inflazione a livelli argentini.

Punti di vista, per me è la più invotabile e pericolosa di tutte.
Lo dici per sentito dire o hai letto il programma? Io l'ho letto.

PS: alle pezze al culo gli argentini ci sono arrivati a causa dell'aggancio della loro moneta ad una più forte, il dollaro. Ricorda qualcosa?


No. Gli argentini hanno una lunga storia di fallimenti alle loro spalle, gli ultimi dettati in particolare dall'elevata spesa pubblica, settore pubblico ipertrofico, scarsa competitività interna ed esterna...ti ricorda qualcosa?
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Re: Diario economico

Messaggioda zampaflex » 24 feb 2018 11:07

beluga ha scritto:Impresa e sviluppo

Pur avendo un’economia più piccola e un numero di abitanti minore, l’Italia ha circa un milione di imprese in più della Francia. Si tratta per la stragrande maggioranza di micro-imprese e partite IVA, ma anche tante piccole imprese, poche medie e pochissime grandi. Questo ha conseguenze sulla produttività e competitività del sistema paese e dunque sul benessere dei lavoratori. È necessario un impegno particolare nell’individuare e rimuovere gli ostacoli burocratici e “di sistema” che impediscono la crescita dell’impresa italiana.


Questo. Se non si capisce (e i 5 stalle non lo hanno proprio capito, legati come sono al piccolo, alla bottega, al quartierino, al rinchiudiamoci dentro casa nostra) che la dimensione nanometrica delle nostre aziende è il PRINCIPALE ostacolo all'internazionalizzazione e quindi allo sviluppo del nostro settore produttivo, si è fuori dal mondo e dal tempo.
Ci vogliono aziende più grandi, che sappiano fare massa critica nelle spese generali e di ricerca e sviluppo; che possano proiettarsi all'estero; che sappiano creare managers che continuino l'attività e tramandino cultura aziendale, invece di vendere al primo straniero che passa.
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Re: Diario economico

Messaggioda harmattan » 28 feb 2018 17:24

Eurostat ha recentemente pubblicato alcuni dati sulla ricchezza media delle famiglie europee, ricchezza che è cresciuta negli ultimi anni raggiungendo i livelli pre-crisi.

Logicamente nella media si nascondono sempre grandi differenze come si può osservare nel seguente grafico.

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Parallelamente alla crescita della ricchezza ha corrisposto anche una percentuale media di persone in condizioni di seria deprivazione materiale, anche qui con notevoli differenza tra vari paesi.

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Re: Diario economico

Messaggioda zampaflex » 08 mar 2018 12:44

Perché il PD è stato bastonato alle ultime elezioni?
Torniamo a Clinton contro Bush. It's the economy, stupid.
Guardate il terzo grafico di questo articolo.

https://tradingyourownway.com/italy-going-boom/
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Re: Diario economico

Messaggioda harmattan » 08 mar 2018 16:44

zampaflex ha scritto:..........................
Guardate il terzo grafico di questo articolo.

https://tradingyourownway.com/italy-going-boom/



Il terzo grafico si sposa con quest'altro, fresco fresco di giornata. Cmq, bella prova come sempre!

P.S.: Scusate per le dimensioni dell'immagine!!!



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Re: Diario economico

Messaggioda tenente Drogo 2 » 08 mar 2018 19:48

oggi ho letto un'intervista a Fassina in cui dice che stima Bagnai
I comunisti mi trattavano da fascista, i fascisti da comunista.
Tutto questo ha aiutato il film.
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Re: Diario economico

Messaggioda zampaflex » 10 mar 2018 09:47

tenente Drogo 2 ha scritto:oggi ho letto un'intervista a Fassina in cui dice che stima Bagnai

Dimostrazione che al FMI faceva solo fotocopie e non ha imparato un caxxo
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Re: Diario economico

Messaggioda beluga » 10 mar 2018 17:00

zampaflex ha scritto:
tenente Drogo 2 ha scritto:oggi ho letto un'intervista a Fassina in cui dice che stima Bagnai

Dimostrazione che al FMI faceva solo fotocopie e non ha imparato un caxxo


Ma Fassina è la moglie di Fassino?
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Re: Diario economico

Messaggioda Timoteo » 10 mar 2018 17:03

beluga ha scritto:
Ma Fassina è la moglie di Fassino?


La moglie di Fassino quando scopa col marito si sta facendo le ossa.
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Re: Diario economico

Messaggioda zampaflex » 11 mar 2018 19:02

Lieve risalita per il tasso di disoccupazione a gennaio. Secondo i dati diffusi oggi dall'Istat il dato si attesta all'11,1%, in crescita di 0,2 punti percentuali rispetto a dicembre. Un aumento - rileva l'istituto di statistica - che non si registrava da luglio scorso. In crescita anche il numero di occupati: +25mila rispetto al mese di dicembre, ma l'aumento, tra i dipendenti, è trainato esclusivamente dai contratti a tempo (+66mila), mentre quelli stabili sono in calo (-12mila). l tasso di disoccupazione giovanile scende al 31,5% (-1,2 punti). È il più basso dal dicembre 2011, quando si attestò al 31,2%.

Positivo complessivamente il dato che riguarda l'occupazione femminile: il numero di donne al lavoro sale di 37 mila unità, ma è drastico il calo degli inattivi, che tra le donne crollato di -78 mila. Il tasso di occupazione sale così al 49,3%, toccando il massimo storico. Magra consolazione però, se si confronta il dato italiano con il resto d'Europa: il tasso di occupazione femminile rilevato da Eurostat (relativo alla fascia 20-64, mentre quello Istat è relativo alla fascia 15-64) nei paesi europei vicini è sensibilmente più alto in Germania è al 74,5% e Francia al 66,3%.

Su base annua si conferma l'aumento degli occupati (+0,7%, +156 mila) e anche qui la "crescita si concentra solo tra i lavoratori a termine (+409 mila) mentre calano gli indipendenti (-191 mila) e i permanenti (-62 mila)". I dipendenti a termine toccano i 2,9 milioni, aggiornando il record assoluto.

A livello anagrafico, si segnala il calo al 31,5% della disoccupazione tra i giovani dal 32,8% precedente. E' il minimo dal 2011 e a livello di Eurozona non si trovano miglioramenti in misura maggiore, anche se il valore resta il terzo peggiore dell'area dopo Grecia e Spagna. Particolarmente rilevante risulta essere il raffronto della situazione dei giovani 15-24enni tra il gennaio scorso e quello del 2017: crescono del 10,9% gli occupati e scendono del 14,9% i disoccupati, con un -1% degli inattivi. E' senz'altro presto per trarre conclusioni, ma il dato Istat è interessante perché fotografa la situazione del mercato del lavoro all'avvio della nuova forma di sgravi alle assunzioni, entrati in vigore con il 2018 a seguito dell'approvazione della legge di Stabilità. Sgravi che si rivolgono proprio ai giovani. Istat fornisce anche i dati tendenziali depurati della componente anagrafica ed emerge da questo prospetto che nella fascia 15-34 anni si è vista la crescita maggiore, con un +2% degli occupati.

Proprio la presenza della decontribuzione (a pieno regime nel 2015, poi via via calata) ha negli ultimi anni condotto la dinamica delle assunzioni. L'Inps ha recentemente diffusoil consuntivo del 2017 per quanto riguarda le aperture e chiusure di contratti, confermando la dinamica a luci e ombre. Se i contratti (tracciati a differenza dell'Istat, che conta le teste in via statistica, in base alle comunicazioni obbligatorie) sono risultati in crescita rispetto a dicembre 2016, a farla da padrone sono stati ancora un volta quelli a tempo determinato (+537mila), mentre sono addirittura scesi quelli a tempo indeterminato, -117mila: dopo il Job act, non è proprio una buona notizia. L'apprendistato non sembra ancora decollare. In un anno i contratti firmati sono 58mila, superiori comunque ai contratti stagionali che hanno fatto +10mila. Alla fine del 2017, nel settore privato, ha certificato l'Inps, si registra comunque un saldo tra i flussi di assunzioni e cessazioni pari a +488.000, dunque superiore a quello corrispondente del 2016. Alla crescita delle assunzioni il maggior contributo è stato dato dai contratti a tempo determinato (+27,3%) e dall'apprendistato (+21,7%); sono invece diminuite le assunzioni a tempo indeterminato (-7,8%).
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Re: Diario economico

Messaggioda zampaflex » 16 mar 2018 10:16

Nonostante il burrone fosse vicinissimo fino al 4 marzo, e improvvisamente nel giro di una notte pare sia stato colmato, le statistiche marciano e ci danno un quadro economico in graduale e costante miglioramento

Bankitalia, cresce il reddito delle famiglie ma aumentano le disuguaglianze. Record storico per la povertà
Per la prima volta dalla crisi un rialzo ma gli squilibri sono in aumento. In situazioni di svantaggio i nuclei con capofamiglia giovani, stranieri, poco istruiti o meridionali: una persona su quattro a rischio

L'economia migliora ma aumentano anche gli squilibri. Gli analisti della Banca d'Italia rilevano un aumento del 3,5% del reddito medio equivalente delle famiglie nel 2016, una buona notizia visto che dal 2006 invece era in caduta libera. Però siamo ancora lontani dell'11% dal picco dei livelli precrisi. Inoltre il ritorno della crescita non beneficia tutti: è aumentata la disuguaglianza, "tornata in prossimità dei livelli prevalenti alla fine degli anni '90", e aumenta anche la quota di persone a rischio povertà: si arriva al 23%, un record. Le maggiori difficoltà per le famiglie giovani, del Mezzogiorno o composte da stranieri. Gli squilibri riguardano anche la ricchezza: calano infatti sia quella media che quella mediana. Nota positiva: si riduce però la quota di famiglie indebitate.
Il reddito annuo familiare risulta pari a 30.700 euro, al netto delle imposte sul reddito e dei contributi sociali. E' in linea con la precedente indagine, mentre a crescere in modo più consistente per la prima volta dall'esplosione della crisi è il reddito medio equivlente. Cresce anche la quota di famiglie che dichiarano di essere riscuite al risparmiare, e al contempo diminuisce la quota di quelle che dichiarano di arrivare con fatica alla fine del mese. Ma "la crescita del reddito equivalente reale non è stata uniforme tra gruppi socio-demografici", sottolinea la Banca d'Italia: va meglio alle famiglie con lavoratori dipendenti e pensionati, continua a cadere il reddito degli autonomi.
Soprattutto, l'"Indagine sui bilanci delle famiglie italiane" rileva una crescita consistente della disuguaglianza e delle persone con reddito equivalente inferiore al 60% di quello mediano, la soglia usata per individuare il rischio di povertà (che nel 2016 corrisponde a entrate per circa 830 euro mensili. Stranieri, giovani, meridionali, meno istruiti sono maggiormente a rischio, e lo sono anche le loro famiglie. Negli ultimi dieci anni, ricorda la Banca d'Italia, il livello di disuguaglianza misurato dall'indice di Gini è aumentato di 1,5 punti percentuali.
Non cambia la quota di italiani indebitati con un mutuo, mentre si riduce il debito al consumo, ma solo nelle famiglie con capofamiglia di oltre 45 anni. Nel 2016 è indebitato con un mutuo immobiliare il 28% delle famiglie, con una rata media di 7.300 euro che incide sul reddito per il 14%. L'11% delle famiglie indebitate è vulnerabili, deve pagare cioè una rata superiore al 30% del proprio reddito.
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Re: Diario economico

Messaggioda zampaflex » 16 mar 2018 10:19

Istat, nel 2017 occupati al top dal 2009 ma ancora sotto il picco pre-crisi

Il tasso di disoccupazione è sceso nella media dell'anno scorso di 0,5 punti percentuali, all'11,2 per cento. La ripresa trainata "quasi esclusivamente" dal tempo determinato. Crescono ore lavorate e posti vacanti

Più persone al lavoro, anche giovani, soprattutto a tempo determinato e con un boom di lavoro a somministrazione, nell'anno dell'addio (temporaneo) ai voucher. Meno scoraggiati, ma una cartina geografica che mostra ancora una volta una netta spaccatura tra Nord e Sud.
E' la fotografia dell'Italia al lavoro nel corso del 2017, durante il quale il tasso di disoccupazione è sceso di 0,5 punti percentuali: all'11,2% dall'11,7% dell'anno prima. Lo rileva l'Istat, spiegando che si tratta del terzo calo consecutivo e del livello più basso dal 2013, ovvero da quattro anni. Il numero delle persone in cerca di un lavoro si è ridotto di oltre 100 mila unità (-105 mila, -3,5%). Sull'altra faccia della medaglia, ovvero quella dell'occupazione, sempre nella media dello scorso anno l'Istituto di statistica ha rilevato una crescita dell'1,2%, ovvero 265 mila persone in più al lavoro: il tasso di occupazione è salito al 58%, il livello più alto dal 2009, pur "rimanendo 0,7 punti al di sotto del picco del 2008", il valore massimo pre-crisi. Lo stesso discorso vale per il numero di occupati, che sono risultati 23 milioni e 23 mila.
Sebbene la crescita dell'occupazione sia stata quasi omogenea lungo lo Stivale, le distanze territoriali restano enormi: "Mentre nel Centro-Nord il tasso di occupazione raggiunge livelli pressoché analoghi a quelli del 2008, arrivando al 66,7% nel Nord e 62,8% nel Centro, nel Mezzogiorno l'indicatore è ancora al di sotto del 2008 di 2,0 punti (44,0%)".
Nella relazione sul mercato del lavoro italiano del quarto trimestre 2017, che permette di chiudere il discorso sull'intero anno, l'Istituto annota tra le voci positive anche il calo degli inattivi, ovvero di coloro che non cercano né hanno occupazione. L'aumento della presenza al lavoro, inoltre, "per il secondo anno consecutivo coinvolge anche i giovani di 15-34 anni". In quella fascia di età gli occupati sono saliti di 45mila (+0,9%). Quanto alla discesa della disoccupazione, "è più forte per i più giovani in confronto ai 35-49enni mentre per gli ultra 50enni aumenta sia il numero di disoccupati sia il tasso di disoccupazione".
Si conferma il trend che emerge chiaramente ormai da mesi, da quando cioè gli sgravi alle assunzioni stabili sono calati di intensità. E cioè che la ripresa occupazionale è trainata dai lavoratori dipendenti (+2,1% o 371 mila) ma "quasi esclusivamente" a tempo determinato (+298 mila in confronto a +73 mila permanenti). Non a caso, con la fine degli incentivi è tornato a salire il costo del lavoro (+0,8%) principalmente per la ripresa degli oneri sociali, mentre gli stipendi sono saliti solo dello 0,5%. Continua invece l'emorragia di autonomi, giunta ormai al settimo anno: il numero di lavoratori indipendenti scende di 105 mila ovvero dell'1,9%. Boom per il lavoro in somministrazione, ai livelli più alti degli ultimi 15 anni nell'anno di abolizione di voucher.

Quanto infine alla qualità dell'occupazione, cresce per il terzo anno il lavoro a tempo pieno e si attenua la crescita del part time. Per la prima volta, annotano gli statistici, non sale il part-time involontario (quello accettato dai lavoratori in assenza di offerte full-time), la cui quota resta comunque elevata al 61% sul totale del tempo parziale. Buone prospettive a giudicare da quanto succede nelle aziende. Il monte ore lavorate è cresciuto del 3,9 per cento. E, gettando uno sguardo al futuro di quelle con almeno dieci dipendenti, spicca che il tasso di posti vacanti (ovvero le posizioni aperte e non ancora occupate) nel 2017 è risultato dello 0,9%. Si tratta di una crescita di 0,2 punti, ai livelli più elevati dal 2010.
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Re: Diario economico

Messaggioda tenente Drogo 2 » 16 mar 2018 10:25

per me il dato più sconfortante è che la maggioranza degli italiani non vuole essere rappresentata a Bruxelles da una persona seria e competente come Padoan
I comunisti mi trattavano da fascista, i fascisti da comunista.
Tutto questo ha aiutato il film.
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Re: Diario economico

Messaggioda tenente Drogo 2 » 16 mar 2018 20:51

http://www.lastampa.it/2018/03/16/ester ... agina.html

e l'Italia starà a guardare?
parteciperà attivamente al processo?
borbotterà con Salvini e Di Maio?
I comunisti mi trattavano da fascista, i fascisti da comunista.
Tutto questo ha aiutato il film.
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Re: Diario economico

Messaggioda maxer » 16 mar 2018 21:11

tenente Drogo 2 ha scritto:http://www.lastampa.it/2018/03/16/esteri/macron-a-merkel-entro-giugno-una-road-map-per-rifondare-ue-jfVK3Gfjc2Y9Qk0kNGkoqO/pagina.html
e l'Italia starà a guardare?
parteciperà attivamente al processo?
borbotterà con Salvini e Di Maio?

Ahhhhh, se ci fosse ancora il grande statista Renzi ...
carpe diem 8)
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Re: Diario economico

Messaggioda tenente Drogo 2 » 17 mar 2018 14:44

Immagine

bei tempi
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Re: Diario economico

Messaggioda harmattan » 18 mar 2018 16:23

tenente Drogo 2 ha scritto:Immagine

bei tempi


Beato a te che vivi di sogni.
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Re: Diario economico

Messaggioda tenente Drogo 2 » 18 mar 2018 17:16

harmattan ha scritto:
tenente Drogo 2 ha scritto:Immagine

bei tempi


Beato a te che vivi di sogni.


meglio i miei sogni che certi incubi

Immagine
I comunisti mi trattavano da fascista, i fascisti da comunista.
Tutto questo ha aiutato il film.
(Sam Fuller, a proposito di "The Steel Helmet")
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pippuz
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Re: Diario economico

Messaggioda pippuz » 19 mar 2018 09:58

tenente Drogo 2 ha scritto:Immagine

bei tempi

Qui cosa gli stava regalando?

Zone di pesca?
Pezzi di mare?
Il controllo dei cantieri Saint-Nazaire?

Purtroppo non li processeranno mai.
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tenente Drogo 2
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Re: Diario economico

Messaggioda tenente Drogo 2 » 19 mar 2018 11:01

riprendiamoci Nizza e Savoia
I comunisti mi trattavano da fascista, i fascisti da comunista.
Tutto questo ha aiutato il film.
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Re: Diario economico

Messaggioda harmattan » 19 mar 2018 15:32

tenente Drogo 2 ha scritto:meglio i miei sogni che certi incubi



Mi piacerebbe rincuorarti, ma ultimamente sei sul depresso andante causa risultato elezioni e non cogli certe perle di saggezza :D Il M5S, per il mio punto di vista, è la perfetta continuazione del sistema feudale-statalista fallito del PD: più Stato, meno privatizzazioni e soprattutto zero liberismo, quando la ricetta per far ripartire il paese è l'esatto contrario.

https://it.businessinsider.com/piu-stato-meno-privatizzazioni-e-stop-alluso-dei-contanti-la-ricetta-economica-dei-5-stelle/
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Re: Diario economico

Messaggioda zampaflex » 19 mar 2018 17:13

harmattan ha scritto:più Stato, meno privatizzazioni e soprattutto zero liberismo, quando la ricetta per far ripartire il paese è l'esatto contrario


Incredibile. Siamo totalmente d'accordo.
Non progredi est regredi

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