Messaggioda zampaflex » 15 giu 2018 14:32
Accomunati dall'esperienza governativa, pare oramai anche dalla cronaca giudiziaria...5 stelle e Lega forever (in carcere?)
«Aiutiamoli a casa loro». Da anni è il mantra che il neo-ministro degli Interni, Matteo Salvini, ripete nella sua crociata anti-immigrato. Un concetto ribadito con forza anche nei giorni in cui ha chiuso i porti in faccia ai migranti, senza però mai spiegare come si dovrebbe aiutarli a casa loro. In attesa della risposta istituzionale, è utile vedere come la Lega e l’alleato (o ex, non è chiaro) Forza Italia, hanno messo in pratica negli anni quel principio. Sì, perché i manager in casacca verde agli ordini dell’allora presidente lombardo Roberto Maroni, tramite la finanziaria di Regione Lombardia, Finlombarda, in Nord Africa hanno investito e parecchio: circa 10 milioni di euro. Soldi usati per creare catene di gelaterie in Libano, fabbriche di tappi di plastica in Tunisia, sistemi fotovoltaici, sempre in Tunisia. Tutte avventure imprenditoriali finite a gambe all’aria. Tanto che quei 10 milioni – in buona parte usciti dalle tasche degli operosi cittadini lombardi – sono andati in fumo.
A svelare la vicenda quattro mesi fa, ironia della sorte, fu l’ex consigliere regionale del Movimento Cinque Stelle, oggi onorevole, Stefano Buffagni, quando ancora l’alleanza Lega-M5s appariva fantascienza e il Movimento era in prima linea per denunciare le malefatte della Lega.
Finlombarda nel 2001 dà vita a Finlombarda Gestioni S.p.A., una Sgr che deve raccogliere fondi da investitori istituzionali e privati: l’obiettivo dichiarato è raggiungere i 50 milioni di euro. Non vi riuscirà, tuttavia racimolerà la discreta sommetta di 18 milioni, grazie ai contributi di Regione Lombardia, Fondazione Cariplo e Banca Europea degli investimenti (gli investitori privati si guardano bene da metterci un euro). Con quei soldi, la Sgr crea due fondi di investimento mobiliari: Euromed e Next (oggi entrambi liquidati).
Euromed in particolare, deve finanziare quegli imprenditori lombardi che desiderano “avviare o espandere la propria attività nei mercati nordafricani”. Come, ad esempio, i soci della Energie del sole S.A., che in Tunisia intende sviluppare un’attività di “Produzione e vendita di impianti solari termici mediante un brevetto proprietario e installazione di sistemi fotovoltaici”. Un investimento convincente, così la Sgr sborsa 1 milione tondo tondo per il 20% della società. Tuttavia l’affare non decolla, tanto che nel 2016 quel 20% societario è iscritto a bilancio per un valore di 90 mila euro.
Ma c’è di molto peggio. La seconda società che riceve fiducia (e soldi) è la ALMED S.A.S., che sempre in Tunisia pianifica di avviare un’attività di “Produzione e vendita preforme in Pet e tappi in Hdpe per il settore dell’imbottigliamento”. Cioè, tappi di plastica. Altro affare all’apparenza ghiotto, tanto che la Sgr, ci butta dentro 6.250.000 euro per il 48,8% della società. Purtroppo, il tappo di plastica in Tunisia non tira, così a luglio 2017 il valore detenuto dalla Sgr è ridotto a 2 euro, con una perdita secca di 6.249.000 euro.
Ma forse il capolavoro si compie con la Gastronomia italiana holding Sal. Qui il business sembra sicuro: con i soldi dei lombardi si aprirà una catena di gelaterie in Libano. In fondo, a chi non piace il gelato? Ai libanesi, evidentemente. Tanto che i 3.517.223 investiti dalla Sgr per l’85,23% della società, ad agosto 2017 si erano trasformati in 2 euro e «quelle gelaterie non sono mai state nemmeno costruite», ha spiegato Buffagni.
Visti i non brillantissimi risultati, nel 2016 Finlombarda ha messo la sua Sgr in vendita. Il primo bando è andato deserto, il secondo ha ricevuto una manifestazione di interesse di alcuni privati per un milione di euro. «Peccato che la Sgr in pancia avesse ancora tre milioni di liquidità», ha detto Buffagni, «quindi Regione Lombardia stava vendendo per un milione una cosa che ne valeva almeno tre. Per fortuna come M5s ci siamo opposti e l’affare è saltato». Insomma, il Nord Africa non ha portato affatto bene agli amici di Salvini. Forse visto quanto accaduto, più che aiutarli là, è ancora meglio accoglierli qua.
Non progredi est regredi