Prendo spunto da questa utile analisi dei programmi elettorali nelle quattro grandi città in cui si voterà a breve per notare una cosa: la visione della società del MoV, il filo conduttore che lega molte sue proposte, appare incentrata su un mondo economico "piccolo", dove si deve dare più spazio all'artigianello, al negozietto, al quartierino.
Perfetta traduzione in azione del riflesso di fuga di fronte all'allargamento dell'economia su scala mondiale, nella quale i poveri (di cultura oltre che di mezzi) si sentono inadatti e non tutelati, e cercano quindi una protezione del loro piccolo mondo antico alla Fogazzaro. Dimenticando (o meglio, non capendo) che la proposizione è ferocemente perdente e che può generare, al limite, alcune microscopiche nicchie ecologiche in cui gli inadatti all'evoluzione riusciranno a sopravvivere a stento.
NON E' UN CASO che le analisi delle intenzioni di voto certifichino come attualmente il grosso del bacino elettorale del MoV stia al Sud, e sopra i 40 anni.
http://www.lastampa.it/2016/05/28/italia/speciali/elezioni/2016/amministrative/la-battaglia-nelle-grandi-citt-sfida-fra-candidati-a-colpi-di-slogan-iek8lW5C8Z7udWB0VDzteN/pagina.html"Che l’urbanistica sia pertanto cruciale nell’attività di un sindaco è ben chiaro a Chiara Appendino, che la mette al primo punto della sua agenda di governo. I servizi andrebbero “decentrati” per evitare il degrado delle periferie: si parla di scuole, ospedali, università, “parchi, uffici, trasporti, residenze popolari”. Forse però esiste pure una dimensione relativamente più «efficiente», per ciascuna di queste realtà:
se non bastano due aule per fare un’università o due sale operatorie per fare un ospedale, ci sarà un motivo. Come la mettiamo? Ha priorità il tentativo di offrire un servizio efficiente, che non può prescindere dall’allocazione degli spazi, o il sogno di una città nella quale periferie e centro pari sono? Siamo sicuri che ogni zona della città debba avere servizi simili o vogliamo una sorta di «specializzazione funzionale»? "
"Appendino, che punta molto sulla cultura, «principale strumento di crescita e sviluppo della società civile», si fa portavoce degli artigiani e del piccolo commercio. La candidata cinquestelle vorrebbe «riavvicinare i torinesi alle piccole attività locali», si oppone a nuovi centri commerciali, auspica una nuova regolamentazione «che privilegi la qualità dei prodotti venduti». E chi decide cos’è «qualità»? L’ennesima commissione, il suo equivalente telematico? Del giudizio dei consumatori, proprio non ci fidiamo? "
"Raggi dichiara guerra agli sprechi ed apre a iniziative di «partnership pubblico-privata», se «adeguatamente normate». L’impressione è che la sua sia una visione economica un po’ strapaesana: guarda alle «piccole e medie imprese locali e artigiane», pensa a un rilancio dell’edilizia per il tramite di «investimenti mirati sulla cura ed il decoro urbano»." A ROMA?!?!?