Messaggioda zampaflex » 21 set 2023 10:33
Bah, anche voi, criticate le strategie dei politici ma non è che abbiate molto chiaro il quadro della situazione...
Sanità: dopo decenni di aumenti incontrollati, essendo una delle voci di spesa primarie dello Stato, si è deciso di mettere un freno. E parlo di quindici, venti anni fa. Il livello di spesa (dati OCSE) è leggermente inferiore alla media europea, ma l'efficienza/efficacia del sistema pubblico è altissima (dati OMS).
Però l'amministrazione centrale ha solo il compito di dare i soldi alle regioni, che hanno assunto dal 1999 il ruolo di pianificazione e organizzazione delle risorse.
Perciò cominciamo a dividere le responsabilità: sono le REGIONI a definire quanto rimborsare per ogni operazione, quali cliniche private accreditare, come ripartire la presenza pubblica sul territorio, come tappare i buchi e le falle. E c'è una visione differente tra centro e periferia. E' giusto? No. E' lecito? Purtroppo si.
Per una Lombardia che ha azzerato la sanità spicciola (ambulatori) puntando ai mega ospedali, c'è un Veneto che finora l'ha mantenuta (anche se Zaia stava pensando di cambiare modello proprio prima del coviddi). Per un Lazio che negli anni disastrosi di Storace non ha presentato i bilanci per TRE ANNI ipotecandosi il futuro, c'è una Campania che si arrabatta con fondi sempre più esigui.
Le convenzioni con i privati sono opera (perniciosa e malavitosa) quasi esclusiva di un pensiero, questo sì, neoliberista, dove delle funzioni pubbliche primarie (come sanità e istruzione) vengono ripartite col privato nella pubblica illusione che questo porti efficienza ma in realtà con la nascosta intenzione di dirottare risorse agli amici. Gruppo San Donato in Lombardia, Angelini nel Lazio... nomi grossi, ben ammanicati con la parte politica che ha pianificato lo scempio: il centrodestra.
Ho testimonianze dirette da medici pubblici a proposito del depauperamento voluto e ostinatamente cercato.
In Lombardia ci sono più posti in cardiologia che in mezza Francia...ovviamente privati, che vanno a caccia delle operazioni più lucrative lasciando alle strutture pubbliche la sanità non remunerativa oppure i casi critici.
Queste funzioni primarie sono, a mio parere, assolutamente da NON spartire col privato: la sanità americana insegna, i costi lì sono smodati, lo spreco assurdo, gli utili delle cliniche diventano una variabile indipendente dalla prestazione. E l'istruzione universitaria pure, al punto che i debiti per le rette sono diventati un problema nazionale.
Perciò un liberale si deve porre il problema di come introdurre il merito e aumentare la qualità dei servizi nelle strutture pubbliche, per garantire massima efficienza nell'utilizzo di risorse che il mercato non è in grado di fornire universalmente.
Un liberista alle vongole invece se ne fotte e si intasca la bustarella dagli amici.
Questa è la differenza tra liberismo e liberalismo. Il primo privatizza i profitti potenziali aumentando il costo per la collettività, il secondo si preoccupa di trovare la strada migliore in efficienza ed efficacia, congiunte e mai disgiunte, per fornire beni e servizi ai cittadini. Il primo sceglie gli amici, il secondo il merito.
Cosa è la sinistra oggi?
Con le mani nei capelli mi tocca assistere al rigurgito di ideologia che ha preteso di prendere esempio dal populismo grullino per eleggere una capopopolo che non ha nessuna qualità da amministratrice di cosa pubblica. Nell'illusione che dicesse qualcosa di sinistra. Come se resuscitare le teorie degli anni settanta, aggiornate inclusivamente, siano utili nel mondo odierno. Quella era una società di frontiere, questo odierno è un mondo senza confini. Le idee, le persone, i soldi, le merci, i metodi, tutto viaggia globalmente ad un ritmo che non ti permette di guardare indietro.
Non è la crisi di una classe dirigente piddina (che pure non sta dando buona prova di sé) ad avere provocato lo slittamento del potere a destra: è l'istinto di conservazione di una plebe italica ferocemente localista, arcaica, conservatrice, che non avendo i mezzi intellettuali per affrontare il mondo esterno pretende di rinchiudersi in casa Italia sperando che ritorni il mondo di prima!
Più spesa pubblica! Meno tasse! Via gli immigrati! Abbasso i vincoli europei!
Ma...il gigantesco debito? L'incontrollabile deficit annuale? Il calo delle nascite? La futura crisi pensionistica? IL RISPETTO DELLE REGOLE?
E quindi l'opinione pubblica votante a gauche, per reazione alle crisi economiche e non avendo ottenuto il miracolo da parte della quota di schieramento più orientata alle libertà e alle modernità e meno all'ideologia, si rifugia sotto la comoda coperta di Linus dell'i-den-ti-tà.
Sbagliando.
Perché a problemi complessi non esistono risposte semplici.
Grullini e Berluschini hanno ammaliato un elettorato stupido e stolido offrendo questo, risposte semplici. E hanno aggravato i problemi. E hanno provocato uno slittamento collettivo verso l'ultimo stadio delle risposte politiche al caos: l'autoritarismo.
Perché è chiaro che siamo in democrazia, ma la modalità di gestione della cosa pubblica del governo della cucurbitacea, e soprattutto il pensiero retrostante suo e di tutto il governo, è reazionario.
Per il momento chiudo, vado a vomitare.
Non progredi est regredi