de magistris ha scritto:E se si "perdona" ad un carema una certa immaturità tannica solo perché nasce lì, perché non perdonare i 16 gradi di un primitivo che nasce su alberelli non irrigati ad un passo dal mare? Ecco che si ritorna a schemi molto molto soggettivi e la comunicazione condivisa non può limitarsi a questo.
I grandissimi vini del mondo sono quelli che consentono al terroir e al varietale di esprimersi al grado più puro, sono d'accordo con te. Ma per me è condizione necessaria e non sufficiente, cioè non tutti i vini tipicissimi e purissimi sono automaticamente vini assoluti. Altrimenti, ragionando in questo modo, i vini assoluti della Champagne dovrebbero essere le basi ferme di pinot e chardonnay.
Qui ci sarebbe ciccia per una bella discussione.
Io non penso che si debba "perdonare" niente a nessuno, in nome del terroir.
I Carema che presentano una certa immaturita' tannica debbono scontare una certa penalizzazione valutativa, salvo il tannino un poco acerbo sia esattamente quello che si cerca nel vino, ma in tutti i vini. Fuori da questa (masochistica) ipotesi estrema, i Carema che risultano eccellenti possono essere solo quelli dal tannino perfettamente maturo. Il che non toglie che possano presentare comunque inequivoci i segni del terroir freddo da cui vengono, attraverso una certa espressione aromatica, attraverso una certa impronta strutturale, etcetera. Cose ben diverse dal tannino acerbo, ugualmente dipendente dal terroir, che si puo' sentire su di un vino di montagna.
Idem per il Primitivo di turno. E' grandissimo Primitivo solo quello che pur portandosi appresso il grado gigantesco che sappiamo, riesce ad esprimerlo nel bicchiere senza denunciare le zaffate alcoliche da grappa, senza ridurre lo spettro fruttato alla ciliegia sotto spirito della Toschi, senza cuocere il palato come un vin brulee. Per questo c'e' una enorme differenza fra vini come l'ES e Polvanera da una parte, e il Tretarante dall'altra, a cui non faccio alcuno sconto di meridionalita' nel giudicare eccessivo il calore con cui scende nel bicchiere e in bocca. Per questo fra Polvanera ed ES, forse forse e' meglio Polvanera, e forse forse Gioia del Colle e' un terroir superiore a Manduria. Dico cosi' non per stilare classifiche, ma per rappresentare il meccanismo, solo a titolo esemplificativo, ovviamente.
Idem per la Champagne. Ovviamente ogni tipologia va considerata nell'ambito dei propri riferimenti tecnici, quelli definitori intendo. All'interno dei Metodo CLassico, ad ordinare la qualita' ritorna per me lo stesso parametro di trasparenza varietale e territoriale che vale per i vini di diversa tipologia. Non si perdona allo Champagne di sapere di ieviti e relative note di autolisi, si apprezza la capacita' di un vino caratterizzato da questa lavorazione di renderla funzionale all'espressione del terroir e del varietale, facendosi quanto possibile da parte, cosi' come deve succedere con un vino che fa macerazione sulle bucce, o che invecchia in legno, o che e' ottenuto da uve appassite, o botritizzate, o surmaturate...
“La cultura è organizzazione, disciplina del proprio io interiore; è presa di possesso della propria personalità, e conquista di coscienza superiore, per la quale si riesce a comprendere la propria funzione nella vita, i propri diritti e i propri doveri.”