egio ha scritto:gp ha scritto:Niente zafferano? Io l'avevo assaggiato due anni fa ed era quasi come bere un risotto alla milanese
Bellississimo che abbiamo usato entrambi la locuzione "col passare del tempo", seguita però da impressioni opposte (che ci possono abbondantemente stare a due anni di distanza ecc.)!
La 2010 comunque resta sempre una buona annata per la denominazione, di quelle che fanno fare una bella figura ai vini, mentre direi che nelle due annate successive il Pallio si è molto... afflosciato, mi sembra anche presso i suoi estimatori storici. Salvo smentita di Francvino, naturalmente!gp ha scritto:Ho assaggiato come promesso il VCJ Pallio di S. Floriano 2010 (lotto 1 175).
Il primo giorno, il profumo parte in quarta su nette note minerali, con plastica e iodio in evidenza, poi si acquieta su cenere e lieviti, lasciando emergere una netta nota di zafferano, inconsueta ma certo non sgradevole. Meno convincente il sapore, soprattutto col passare del tempo: l’acidità è tonica e la mineralità cinerina evidente, ma una certa staticità alcolica e mentosa fa sentire il suo peso, zavorrando l’agilità del vino.
- VCJesi cl sup Pallio di S. Floriano 2010 Monte Schiavo-La Vite, doc 14° (Maiolati Spontini, AN) L 1 175
il lotto è L 1248 - No, zafferano direi proprio di no. Mi pare si sia evoluto bene, leggendo i tuoi appunti di allora. Le note balsamiche, meglio, mentose come le chiami tu, appena accennate all'inizio non diventano mai preponderanti; mentre quel che tu chiamavi allora cenere e cinerino, si è evoluto o forse amalgamato proprio con i toni balsamici, e mi pare ora ricordare un incenso delicato, più che la cenere da camino spento, per intenderci. L'alcol c'è, ma tutto sommato in equilibrio. Non ho sentito le annate ulteriori, ma questa mi è piaciuta, anche se lo ricordavo diverso negli anni precedenti, come dire, più "Verdicchio". Se davvero Francvino intervenisse per dare dei consigli per gli acquisti sulle ultime annate, a tutti noi orfani della 2010, sarebbe un'opera meritoria: la zona Verdicchio della mia cantina langue paurosamente come non succedeva da molti anni... Urge riassortimento!
Il Pallio è sempre un buon Verdicchio. Nelle annate migliori riesce a piazzare la zampata e porsi tra le migliori riuscite dei vini d'annata.
Anche per me le ultime due annate, '11 e '12, sono meno performanti rispetto ad altre, tipo '10 ma anche '09.
Nel primo caso è da riferirsi all'annata, un '11 che mi faccia impazzire lo devo ancora trovare. (A oggi il migliore resta Mirum '11 ma versione non memorabile).
Nel secondo caso è stata una sorpresa: Pallio '12 all'assaggio era un vino chiuso nel suo guscio. Resta da capire se si tratta di un guscio vuoto o pieno.
L'impressione volgeva più verso la prima ipotesi ma con Verdicchio non è mai detto: il riposo in bottiglia è fondamentale, specie quando si tratta di un vino che esce un po' troppo presto. Il Pallio ha una tenuta insospettabile.
La sua cifra principale, più che la profondità gustativa, è una piacevolezza che riesce a sfoderare agevolmente e con buona costanza.
In esso si sente molto la mano di chi lo produce, vale a dire la stessa che plasma il Misco di Tavignano o lo Stefano Antonucci Bianco/Le Vaglie.
Poi che la natura (leggi: la variabilità dell'annata) faccia il suo corso, dando o togliendo qualità, è un concetto oramai accertato.