Messaggioda BarbarEdo » 13 apr 2019 14:02
Certe visite in cantina ti travolgono come un treno in corsa. Esci disorientato e stravolto dalla mole di esperienza (e di alcol) assorbita e capisci che nell'equazione a n incognite che sta dietro a una bottiglia di vino, la persona che la crea ha il peso specifico maggiore.
Elio Sandri - Perno (Monforte d'Alba)
Pronti, via. Tempo di presentarci e si assaggia di tutto. Da botte e da bottiglia. Non ho preso appunti: tendo a non farlo, nelle visite in cantina, per cui mi ricordo solo un 50% scarso di quanto assaggiato.
In generale, per chi non lo conoscesse, Elio è un uomo sui cinquant'anni di una gentilezza e generosità rare e con una passione quasi totalizzante per quello che fa.
I vini sono tra i più classici che di possano incontrare in Langa: sciolti, agili, freschissimi anche nelle annate calde, lenti nell'evoluzione. Nei vini (non pochi) da me assaggiati, il tannino l'ho sempre trovato maturo e di grana molto fine. Vini che giocano sempre su purezza ed eleganza senza mai risultare scarichi o diluiti.
Barbera d'Alba Superiore : 18 da botte e 17 da bottiglia. 18 ancora cruda e bisognosa di legno, ma non sembra avere il passo della 17, davvero bella che ha, al contrario, una filo di legno (grande) nuovo da smaltire.
Langhe Nebbiolo. Assaggiato, da vasca, il 18 e il 17 in varie versioni: da porzione di vigneto in ombra e da porzione assolata, da botte e da anfora di terracotta (esperimento). Anche qui, direi che la 17 batte la 18 per struttura acido-tannica e fittezza, anche facendo la tara sull'affinamento in più che ha avuto. Interessante il confronto tra le due parcelle contigue (una in ombra, l'altra al sole), da cui si capisce in modo molto didattico l'effetto del maggiore/minore irraggiamento sul risultato finale. Non convincente invece l'affinamento in terracotta, che mi sembra "raffreddare" troppo il profilo aromatico e gustativo del vino, squilibrandolo verso le durezze.
Barolo Perno Assaggiato il 18 da botte, il 17 da botte, il 16 da botte, il 15 da bottiglia, il 14 da bottiglia, il 13 da bottiglia e un altro 13 sperimentale "barolo non barolo" affinato 4 anni solo in cemento.
2018 (botte): probabilmente poco valutabile in questo momento, ma se mi devo sbilanciare è forse un'annata che interpretata nello stile di Sandri non darà un risultato eccezionale. Il meno strutturato tra i suoi barolo, risulta debole e un po' diluito.
2017 (botte): qui non si sente l'annata calda: anzi, tutto freschezza e tensione. Inizio a sentire più nettamente due descrittori trasversali a tutti i suoi vini: al naso un balsamico molto fresco, tra l'anice e l'eucalipto, e in bocca una nota linfatica molto "tenera", finissima, vegetale senza essere verde, molto elegante. Non lunghissimo, in questo momento il 17.
2016 (botte): le differenze sono minuscole rispetto al precedente, sfumature di frutto che va sulla caramella alla mora, balsamico più accentuato. In bocca è agile, leggiadro, infiltrante. Tannini perfetti, ma aromatica ovviamente molto involuta.
2015 (bottiglia): mi stupisce subito il colore mattonato. Elio anticipa la mia perplessità spiegandomi che il barolo appena messo in bottiglia sembra più evoluto di quello di 6-7 anni, ed è quindi una tappa normale del percorso evolutivo degli antociani. Sembra il fratello maggiore del 17, spigoli smussati dall'affinamento in legno, più compiuto sul piano aromatico ma non in bocca, dove è piuttosto crudo, credo per recentissimo imbottigliamento.
2014 (bottiglia) annata attualmente in commercio. Elio la definisce una "bellissima musica a basso volume": il vino è un gioiellino di raro equilibrio, ammirevole per dettaglio e cesello che cancella ogni "peccato originale" dell'annata, ma che non va oltre. Mi ricorda, pur nelle differenze di terreno, il 14 di M. Teresa Mascarello.
2013 (bottiglia, non ancora in commercio). Un gradino sopra i precedenti come intensità al naso, due sopra per energia gustativa, con tannini e acidità cazzutissimi, trama al contempo fitta e senza peso. Gran vino.
2013 "barolo/non-barolo" 100% cemento (bottiglia, non ancora in commercio). Esperimento da cui usciranno un migliaio di bottiglie come Langhe Nebbiolo. Si tratta delle uve usate per la riserva con vinificazione e affinamento in cemento. Per me uno dei due vini della giornata. Incredibile la purezza, l'essenzialità: tolto ogni rumore di fondo, resta l'anima della terra su cui crescono le viti di Elio: di nuovo tornano l'anice, l'eucalipto, la mentuccia, poi polvere da sparo e roccia. Bocca perfetta, verticale, pulitissima.
Barolo Riserva. Trattasi di una selezione fatta solo in certe annate da parcelle variabili dei suoi vigneti: a seconda del tipo di annata vengono selezionate zone più o meno esposte, con maggiore selezione dei grappoli e affinamento più lungo.
Riserva 2013 (da bottiglia): più profondità rispetto al già ottimo barolo annata, più minerale, complesso. Mi è sembrato immenso, anche se enormemente giovane.
Riserva 2011 (da bottiglia, attualmente in commercio). Altro vino della giornata. Quando l'annata porta il valore aggiunto: una rotondità, una dolcezza di frutto mai ruffiana lo rendono il vino da una parte più impegnativo, l'unico che si concede un filo di ciccia (sopra un fisico da decatleta), dall'altra il più completo e godurioso. Assaggiato in due versioni: una con 15° in etichetta, da esposizioni più calde, l'altra con 14° da vigne più fresche. Preferito, di poco, il primo... Ovviamente quei 15° sembrano 13. Forse il barolo 2011 più buono da me assaggiato finora.
Tutto qui? Macché: distillato di barolo 1990 (brandy) meraviglioso.... Dubito che sia in commercio...
Considerazioni:
1) alla fine mi sentivo in debito. Elio non può venderti nulla o quasi, e quando lo fa (2-3 btt al massimo), le toglie a quelle destinate al suo distributore. Mi ha regalato 3 ore del suo tempo, la sua conoscenza ed esperienza, una ventina di assaggi spiegati uno ad uno. Impagabile. Mi son sentito un privilegiato.
2) uno stile può piacere o meno, però mai mi era capitato di fare così tanti assaggi di barolo (senza sputare) mantenendo una bocca così "pulita" e mai sfiancata dal tannino.
3) ho trovato molto stimolante la linea di ricerca che Elio Sandri sta seguendo, un percorso tutto "in sottrazione" che mira all'essenziale, quasi da artista giapponese.
4) non che ci sia molto da aggiungere. Persona e vini con pochi eguali in Langa. Consigliato a chi ama la borgogna in primis, ma direi anche a chi non la ama.
Primum bibere deinde philosophari