Approfondimento Chablis

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Messner
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Approfondimento Chablis

Messaggioda Messner » 14 lug 2018 10:47

Buongiorno a tutti,
volevo dilettarmi a raccontare qualcosina riguardante uno dei più grandi bianchi mondiali: lo Chablis
Sicuramente molte delle cose che narrerò saranno trite e ritrite per molte persone, ma spero che possano essere utili a qualche individuo non ferrato in materia; spero anche che possano essere uno spunto di riflessione, confronto e perché no mio accrescimento culturale per tutti coloro che presentino buona conoscenza in materia. Consideriamolo un post didattico suvvia, penso possano piacere a diversi forumisti.
ps: la possibilità che vi siano errori, soprattutto di stesura e grammaticali, è tutt'altro che nulla pertanto invito gli esperti in materia (sia letteraria che eno-vitivinicola :lol: ) a correggermi
Chablis è un comune situato nel dipartimento di Yonne, nella Borgogna Franca Contea, regione vitivinicola in auge grazie a due varietali diffusi in tutto il mondo che qui trovano la maggior espressione in termini di finezza, eleganza e complessità: sto parlando di Chardonnay e Pinot Noir. Il comune di Chablis si trova nell'estremo Nord della Borgogna, confinante con l'Aube, regione conosciuta per la produzione di Champagne. Il clima è molto fresco tant'è vero che fino agli anni 70-80 i contadini riuscivano a portare a casa una vendemmia buona ogni quattro, cinque, questo perché le temperature particolarmente rigide non permettevano la completa maturazione dei grappoli d'uva. Altri problemi ricorrenti, causa scatenante di quanto appena detto, soprattutto oggigiorno in vista dei cambiamenti climatici, risultano essere le gelate primaverili e la grandine. Nei mesi di Aprile e Maggio molto vignaioli si sono visti decimare il raccolto o addirittura rovinare completamente quest'ultimo a causa di intense gelate o di grandinate fuori dal normale: mentre a quest'ultimo fattore non è possibile porre rimedio i contadini hanno cercato e tutt'ora cercano in caso di gelate di accendere barili pieni di olio combustibile ( in corrispondenza dei filari per far sì che la vitis vinifera non congeli (più che altro le gemme) e quindi non venga perso il raccolto (si potrebbe disquisire sul danno eventuale che si avrebbe con le gelate su viti a piede franco e viti con portainnesto termoresistente, ma non è il focus della discussione, pertanto sorvolo, anche se la differenza è notevole e i danni si potrebbero avere anche a carico dell'apparato radicale della pianta). L'ultimo vero danno al raccolto si ha avuto nell'annata 2016, dove non solo la gelata di fine aprile ha decimato il raccolto, ma altri due eventi, in questo caso parliamo di grandine, si sono aggiunti a inizio maggio e a fine maggio. Inutile dire che l'annata sia stata catastrofica, sia in termini di resa che in termini economici, per entrambe le parti, vignaiolo ed acquirente.
Cotes de Nuits e Cotes de Beaune presentano vini la cui classificazione è funzione delle caratteristiche del territorio di provenienza e possiamo distinguere tre categorie: Village, Premier Cru e Grand Cru. Lo Chablis presenta anch'esso classificazioni che risultano essere in funzione del terroir considerato ma qui si passa a 4: Petit Chablis, Chablis, Chablis Premier Cru e Chablis Grand Cru. Il terreno presenta caratteristiche molto interessanti: marne gessose, marne argillose e calcare di Portland. Quest'ultimo presenta una formazione geologica più recente rispetto ai primi due menzionati ed è soprattutto presente nelle parti alte delle colline del terroir Chablisien. Le marne gessose e quelle argillose sono invece molto più antiche e quelle più interessanti hanno avuto genesi nel periodo del Kimmeridgiano. Questi terreni argillosi del kimmeridgiano sono composti prevalentemente da gusci di ammoniti e conferiscono questa nota salina, citrina e marittima al prodotto rendendolo unico. Solo altre due regioni vitivinicole mondiali presentano questo terroir eccezionale: Loira e Champagne (Aube). Detto ciò è già possibile comprendere l'importanza del terreno formatosi nel Kimmeridgiano su quella che sarà la nostra classificazione. Partiamo dalla menzione cosiddetta entry level: Petit Chablis. La parola Petit Chablis può sembrare effettivamente un modo per declassare quello che effettivamente è lo Chablis, in realtà si parla di Petit Chablis ogni qualvolta si ha a che fare con vini meno complessi, più fruibili già da subito, con struttura contenuta e ottima bevibilità, vin de pays diciamo, non fatti per durare, da bersi giovani come un lambrusco o un dolcetto. Ci sono le opportune eccezioni, ma tendenzialmente sono vini che vanno bevuti entro i tre anni dalla vendemmia. L’attribuzione della menzione Petit Chablis viene fatta sulla base del terroir da cui scaturisce il prodotto finito: le zone dello Yonne che si trovano attorno al comune di Chablis possono produrre Petit Chablis nel caso in cui il terreno sia un Calcare di Portland, un terreno più recente che da vita a vini meno complessi, strutturati e sapidi. Molti produttori, tra cui Droin, screditano questo prodotto considerandolo uno chablis declassato mentre in alcuni casi il Petit Chablis (vedi Billaud Simon) può risultare più piacevole e complesso di alcuni Chablis (non sto parlando di quello di Raveneau ovviamente). Terreni più antichi ospitano le altre tre classificazioni: Chablis, Premier Cru e Grand Cru. Ora la differenziazione si assottiglia e la si ha in base alla quantità di calcare di Kimmeridge, all'esposizione, ma anche alla pendenza della porzione vitata. La zona in cui è possibile produrre Chablis è molto estesa, direi la più estesa, circa un 65%, mentre il Petit copre un 20%, Premier Cru un 13% ed il Grand Cru solo un 2%. Lo Chablis acquisisce rispetto al suo fratellino minore una maggior complessità, volume in bocca, grazie anche alla porzione di Kimmeridgiano che dona queste caratteristiche inconfondibili ai vini. La tenuta nel tempo si estende ulteriormente e possiamo indicativamente spostare l’asticella sino ad una tenuta di 5-7 anni, tutto dipende dalla mano del produttore e dall’annata. Indubbiamente gli Chablis vengono prodotti su terreni a maggior altitudine, con esposizioni un po’ più infauste e con pendenze molto limitate: questo perché in una regione così fredda l’esposizione della porzione vitata è fondamentale per garantire un processo di maturazione regolare. Altra caratteristica che connota queste due menzioni risulta essere una vinificazione in acciaio: questi vini non vedono quasi mai il legno, garanzia di maggior freschezza e prontezza di beva. Essendo vini molto fini e minerali, di medio corpo, un passaggio in legno potrebbe appesantirli, ecco il perché di questa scelta da parte dei vignerons. I Premier Cru godono di una fama non indifferente e sono all’incirca una quarantina, distribuiti a 360° attorno al comune di Chablis. Questi Cru si differenziano per esposizione, pendenza e terreno (più che altro quantità di Kimmeridge). Qui si ottengono vini molto più complessi, corposi, strutturati, con una mineralità molto accesa conferita dal calcare fossile che permette al vino un eventuale vinificazione in legno che non appiattisce il prodotto come nello Chablis, ma lo ingentilisce e lo rende più complesso. Fra i Premier più noti ricordiamo Montmains e Vaillons (di fronte alla collina che ospita i Grand Cru), Fourchaume, Vosgros, Mont de Milieu, Montee de Tonnerre, Vaulorent (questi ultimi due in corrispondenza della collina che ospita i Grand Cru). La durata temporale dei Premier Cru si estende sino ad una decina d’anni. I Grand Cru invece si estendono tutti sulla stessa collina, esposti a sud/sud-ovest (mentre i Premier tendono ad essere esposti a sud/sud-est, quindi prendono meno sole) con pendenze da brivido che permettono un irraggiamento ottimale che porta a maturazione le uve in tempi più brevi; non solo, si hanno anche gradazioni zuccherine leggermente superiori che permettono di guadagnare un mezzo grado alcolico in etichetta. Le pendenze sono talmente elevate che è possibile veder affiorare il calcare del Kimmeridgiano. Provate a prendere due porzioni calcaree di queste vigne, sfregatele fra di loro: la nota che percepirete è la medesima che sentite nello Chablis. I Grand Cru sono sette: Les Clos, Valmur, Vaudesir, Bougros, Grenouilles, Blanchot, Preuses. Qui rispetto al Premier si ha un amplificazione ulteriore delle caratteristiche già citate ( salinità, struttura, complessità) tant’è vero che questi prodotti affinano principalmente in legno e questo permette loro un acquisizione di complessità notevole ed una durata maggiore nel tempo (sino a 15-20 anni). Proprio i Grand Cru di Chablis sono chardonnay che tavolta per complessità si avvicinano ai grandi Chardonnay della Cotes de Beaune (Mersault, Montrachet). In realtà questa distinzione fra Grand Cru e Premier Cru non è sempre netta e talvolta, blinding taste, è possibile confondere i due Cru. La confusione dipende sostanzialmente da tre fattori: età del vino, età della vigna, tipologia di Cru. Uno Chablis Grand Cru comincia ad esprimersi dopo circa 5-6 anni raggiungendo l’apice dopo 10-15 anni mentre un Premier abbisogna di un paio d’anni in meno pertanto un blind taste di questi due prodotti dopo circa 3-4 anni potrebbe confondere e non farci comprendere il reale valore del Grand Cru a scapito del Premier. Supposto che la degustazione sia fatta dopo diversi anni, quindi in presenza di una certa complessità del Grand Cru data dall’opportuno affinamento in bottiglia, età delle vigne e tipologia di Premier possono decretare una patta fra i due Crus. Se confrontiamo una vigna di Grand Cru giovane (10-20 anni) con una di Premier più anzianotta (40-50 anni) non noteremo grandissime differenze quindi anche l’età della vigna è importante nel definire la qualità di un Crus. In ultimo anche la tipologia di Crus è importante: Montee de Tonnerre e Vaulorent presentano caratteristiche molto simili a Grand Cru eppure vengono classificati come Premier Cru. Detto ciò ricordiamo rapidamente alcuni tra i migliori produttori, dove si ergono con distacco Raveneau e Dauvissat, che hanno reso celeberrimo questo terroir nel mondo grazie ai loro capolavori, seguiti da Droin, Samuel Billaud, Fevre, Moreau, Michel e tanti altri.
Spero vi sia piaciuto il racconto :D
marcolanc
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Re: Approfondimento Chablis

Messaggioda marcolanc » 14 lug 2018 12:50

Da qualche tempo, con un gruppo di amici, facciamo delle bevute dedicate ai singoli comuni della Borgogna. Prima di inoltrarci nella Côte d’Or, iniziammo proprio con una serata dedicata a Chablis.
Dal momento che, al contrario di quanto succede in Côte d’Or, sulla quale c’è solo l’imbarazzo della scelta (ultimi in ordine di tempo i bellissimi lavori di Castagno e di Favaro/Gravina), su Chablis c’è davvero poca letteratura, pensai bene di effettuare una piccola ricerca al fine di fornire una breve guida introduttiva ai miei amici (che in generale erano poco informati, come il sottoscritto). La piccola guida che avevo in mente si ingrossò, fino a diventare un libretto di alcune decine di pagine, che ci permise di affrontare la serata con una discreta preparazione.
Fatto questo lungo preambolo, vi do le mie impressioni nude e crude, principalmente sui difetti che alla fine non mi hanno fatto scoccare la scintilla per quella zona.
Primo è più importante problema: i produttori. Sono pochissimi quelli che lavorano veramente bene. Sulle denominazioni minori, poi, si contano sulle dita di una mano. Il risultato è che cercare qualcosa di interessante fuori dai “soliti noti” rischia di diventare frustrante (o almeno lo è stato per me). Riguardo il Petit Chablis (la cui estensione di produzione, paradossalmente, è molto minore dell’area atta a Chablis), dopo essermi imbattuto in un numero spropositato di sciacquature di botti, ho definitivamente rinunciato a cercarne. E spero vada in porto la riforma delle denominazioni volta ad eliminarlo definitivamente.
Secondo problema (almeno per quanto mi riguarda): al contrario di quanto avviene in Côte d’Or, la differenza tra i singoli Cru di pari livello spesso è impercettibile. Non lo dico io, che ho un palato pessimo, ma lo confermano anche molti altri, sicuramente più esperti di me: ricordo, per esempio, di averne parlato con Falcone, che mi raccontò della enorme difficoltà che aveva avuto un panel, a cui aveva partecipato, nel riconoscimento dei singoli Cru, fatte pochissime eccezioni. Si potrà obiettare: chi se ne frega? Certo, ma uno degli aspetti che ho sempre amato di più in Borgogna sono le peculiarità dei singoli lieu-dit. Qui possiamo più o meno tranquillamente dimenticarceli.
Se sul secondo problema si potrebbe anche passare sopra, il primo è davvero limitante. Nella giornata di assaggi ai Grands Jours passata a Chablis quest’anno, ho avuto l’ennesima delusione: sarò stato sfortunato, ma la stragrande maggioranza dei miei assaggi non mi ha affatto entusiasmato. Certo, mancavano i due fuoriclasse, ma degli altri ne ho salvati veramente pochi.
Continuerò, di tanto in tanto, a riprovarci. Ma per il momento (fatta eccezione per Raveneau, che adoro, Dauvissat, Billaud-Simon e pochi altri) continuo a spendere soldi altrove.
Messner
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Re: Approfondimento Chablis

Messaggioda Messner » 14 lug 2018 13:23

marcolanc ha scritto:Da qualche tempo, con un gruppo di amici, facciamo delle bevute dedicate ai singoli comuni della Borgogna. Prima di inoltrarci nella Côte d’Or, iniziammo proprio con una serata dedicata a Chablis.
Dal momento che, al contrario di quanto succede in Côte d’Or, sulla quale c’è solo l’imbarazzo della scelta (ultimi in ordine di tempo i bellissimi lavori di Castagno e di Favaro/Gravina), su Chablis c’è davvero poca letteratura, pensai bene di effettuare una piccola ricerca al fine di fornire una breve guida introduttiva ai miei amici (che in generale erano poco informati, come il sottoscritto). La piccola guida che avevo in mente si ingrossò, fino a diventare un libretto di alcune decine di pagine, che ci permise di affrontare la serata con una discreta preparazione.
Fatto questo lungo preambolo, vi do le mie impressioni nude e crude, principalmente sui difetti che alla fine non mi hanno fatto scoccare la scintilla per quella zona.
Primo è più importante problema: i produttori. Sono pochissimi quelli che lavorano veramente bene. Sulle denominazioni minori, poi, si contano sulle dita di una mano. Il risultato è che cercare qualcosa di interessante fuori dai “soliti noti” rischia di diventare frustrante (o almeno lo è stato per me). Riguardo il Petit Chablis (la cui estensione di produzione, paradossalmente, è molto minore dell’area atta a Chablis), dopo essermi imbattuto in un numero spropositato di sciacquature di botti, ho definitivamente rinunciato a cercarne. E spero vada in porto la riforma delle denominazioni volta ad eliminarlo definitivamente.
Secondo problema (almeno per quanto mi riguarda): al contrario di quanto avviene in Côte d’Or, la differenza tra i singoli Cru di pari livello spesso è impercettibile. Non lo dico io, che ho un palato pessimo, ma lo confermano anche molti altri, sicuramente più esperti di me: ricordo, per esempio, di averne parlato con Falcone, che mi raccontò della enorme difficoltà che aveva avuto un panel, a cui aveva partecipato, nel riconoscimento dei singoli Cru, fatte pochissime eccezioni. Si potrà obiettare: chi se ne frega? Certo, ma uno degli aspetti che ho sempre amato di più in Borgogna sono le peculiarità dei singoli lieu-dit. Qui possiamo più o meno tranquillamente dimenticarceli.
Se sul secondo problema si potrebbe anche passare sopra, il primo è davvero limitante. Nella giornata di assaggi ai Grands Jours passata a Chablis quest’anno, ho avuto l’ennesima delusione: sarò stato sfortunato, ma la stragrande maggioranza dei miei assaggi non mi ha affatto entusiasmato. Certo, mancavano i due fuoriclasse, ma degli altri ne ho salvati veramente pochi.
Continuerò, di tanto in tanto, a riprovarci. Ma per il momento (fatta eccezione per Raveneau, che adoro, Dauvissat, Billaud-Simon e pochi altri) continuo a spendere soldi altrove.


Interessante considerazione, premesse giustissime, ma io per primo (ignorante), pur avendo saputo di diverse comparisons fra sud della borgogna e nord da parte di gente espertissima, non proverei minimamente a fare un confronto fra le due, perchè si parla di aria fritta. Si paragona lo stesso vitigno con climi diversi e con terroir diversissimi, non può che essere infausto il confronto. Che poi ci siano alcuni prodotti che si assomiglino è un altro paio di maniche, ma tendenzialmente sono due mondi diversi, un po' come paragonare il Barolo al Barbaresco o ancora peggio alla Chiavennasca. Sono pur sempre Nebbiolo ma completamente diversi. Altra considerazione: seppur il sud della borgogna dia vita ai migliori chardonnay mondiali, bisogna anche considerare quale sia il gusto personale dell'assaggiatore, dato che qui non siamo campioni del mondo di degustazione e il vino lo beviamo per diletto, non per valutarlo con criteri certificati e bla bla bla. Io personalmente tendo a preferire Chablis, per quello che ho bevuto ovviamente, non ho avuto la fortuna di bere i migliori grand cru di Montrachet o i migliori premier di Mersault per questioni economiche, ma vista l'impostazione che hanno e il loro utilizzo a mio avviso spesso calcante del legno, tenderò sempre e più a preferire la zona a nord. Ma è un gusto personale, non ho detto che siano migliori.
marcolanc
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Re: Approfondimento Chablis

Messaggioda marcolanc » 14 lug 2018 13:41

Messner ha scritto:
marcolanc ha scritto:Da qualche tempo, con un gruppo di amici, facciamo delle bevute dedicate ai singoli comuni della Borgogna. Prima di inoltrarci nella Côte d’Or, iniziammo proprio con una serata dedicata a Chablis.
Dal momento che, al contrario di quanto succede in Côte d’Or, sulla quale c’è solo l’imbarazzo della scelta (ultimi in ordine di tempo i bellissimi lavori di Castagno e di Favaro/Gravina), su Chablis c’è davvero poca letteratura, pensai bene di effettuare una piccola ricerca al fine di fornire una breve guida introduttiva ai miei amici (che in generale erano poco informati, come il sottoscritto). La piccola guida che avevo in mente si ingrossò, fino a diventare un libretto di alcune decine di pagine, che ci permise di affrontare la serata con una discreta preparazione.
Fatto questo lungo preambolo, vi do le mie impressioni nude e crude, principalmente sui difetti che alla fine non mi hanno fatto scoccare la scintilla per quella zona.
Primo è più importante problema: i produttori. Sono pochissimi quelli che lavorano veramente bene. Sulle denominazioni minori, poi, si contano sulle dita di una mano. Il risultato è che cercare qualcosa di interessante fuori dai “soliti noti” rischia di diventare frustrante (o almeno lo è stato per me). Riguardo il Petit Chablis (la cui estensione di produzione, paradossalmente, è molto minore dell’area atta a Chablis), dopo essermi imbattuto in un numero spropositato di sciacquature di botti, ho definitivamente rinunciato a cercarne. E spero vada in porto la riforma delle denominazioni volta ad eliminarlo definitivamente.
Secondo problema (almeno per quanto mi riguarda): al contrario di quanto avviene in Côte d’Or, la differenza tra i singoli Cru di pari livello spesso è impercettibile. Non lo dico io, che ho un palato pessimo, ma lo confermano anche molti altri, sicuramente più esperti di me: ricordo, per esempio, di averne parlato con Falcone, che mi raccontò della enorme difficoltà che aveva avuto un panel, a cui aveva partecipato, nel riconoscimento dei singoli Cru, fatte pochissime eccezioni. Si potrà obiettare: chi se ne frega? Certo, ma uno degli aspetti che ho sempre amato di più in Borgogna sono le peculiarità dei singoli lieu-dit. Qui possiamo più o meno tranquillamente dimenticarceli.
Se sul secondo problema si potrebbe anche passare sopra, il primo è davvero limitante. Nella giornata di assaggi ai Grands Jours passata a Chablis quest’anno, ho avuto l’ennesima delusione: sarò stato sfortunato, ma la stragrande maggioranza dei miei assaggi non mi ha affatto entusiasmato. Certo, mancavano i due fuoriclasse, ma degli altri ne ho salvati veramente pochi.
Continuerò, di tanto in tanto, a riprovarci. Ma per il momento (fatta eccezione per Raveneau, che adoro, Dauvissat, Billaud-Simon e pochi altri) continuo a spendere soldi altrove.


Interessante considerazione, premesse giustissime, ma io per primo (ignorante), pur avendo saputo di diverse comparisons fra sud della borgogna e nord da parte di gente espertissima, non proverei minimamente a fare un confronto fra le due, perchè si parla di aria fritta. Si paragona lo stesso vitigno con climi diversi e con terroir diversissimi, non può che essere infausto il confronto. Che poi ci siano alcuni prodotti che si assomiglino è un altro paio di maniche, ma tendenzialmente sono due mondi diversi, un po' come paragonare il Barolo al Barbaresco o ancora peggio alla Chiavennasca. Sono pur sempre Nebbiolo ma completamente diversi. Altra considerazione: seppur il sud della borgogna dia vita ai migliori chardonnay mondiali, bisogna anche considerare quale sia il gusto personale dell'assaggiatore, dato che qui non siamo campioni del mondo di degustazione e il vino lo beviamo per diletto, non per valutarlo con criteri certificati e bla bla bla. Io personalmente tendo a preferire Chablis, per quello che ho bevuto ovviamente, non ho avuto la fortuna di bere i migliori grand cru di Montrachet o i migliori premier di Mersault per questioni economiche, ma vista l'impostazione che hanno e il loro utilizzo a mio avviso spesso calcante del legno, tenderò sempre e più a preferire la zona a nord. Ma è un gusto personale, non ho detto che siano migliori.

Forse (anzi, sicuramente) mi sono spiegato male. Non faccio confronti con la Côte de Beaune, ma considerazioni del tutto generali. Probabilmente il prologo poteva confondere le idee, ma certamente non cerco in uno Chablis le caratteristiche di un Meursault o di uno Chardonnay siciliano: ho raccontato solo come è nato il mio piccolo approfondimento su questa zona, da cui mi aspettavo tanto (certo non qualcosa di paragonabile alle migliori espressioni della Côte d’Or), ma spesso sono rimasto deluso.
E le ragioni le ho espresse sopra: se chi lavora in vigna bada poco ai dettagli, poi è normale che in bottiglia il prodotto finito sia il più delle volte approssimativo.
Quel che mi dispiace è che il potenziale evidentemente è alto (basta bere qualcosa di Raveneau per farsene un’idea), ma i risultati mediamente sono ancora molto lontani dal potersi ritenere soddisfacenti, in particolare nelle due denominazioni minori.
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Re: Approfondimento Chablis

Messaggioda alì65 » 14 lug 2018 14:26

così, a spanne, avete bisogno di tempo e bere molto di più prima di trarre conclusioni; l'unica cosa in cui sono d'accordo è che i produttori validi sono pochi ma la differenza da cru a cru esiste eccome....
futuro incerto...2021 grandissima annata!!!
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Re: Approfondimento Chablis

Messaggioda Luca90 » 14 lug 2018 14:40

alì65 ha scritto:così, a spanne, avete bisogno di tempo e bere molto di più prima di trarre conclusioni; l'unica cosa in cui sono d'accordo è che i produttori validi sono pochi ma la differenza da cru a cru esiste eccome....


Riporto la mia esperienza da appassionato ignorante: non ho ancora avuto modo di bere le più grandi espressioni di Borgogna bianca e Chablis (leggi Revenau), tuttavia su un livello "medio" ho sempre trovato più intrigante lo Chablis rispetto alla Borgogna bianca che spesso mi ha invece deluso (al contrario di quella rossa, che se ne dica quel che se ne vuole ma personalmente ho bevuto villages e premier cru molto buoni a prezzi decenti), chiaramente deluso in relazione a quanto speso.

AL contrario invece ho bevuto Chablis di medio e se vogliamo medio-basso livello spendendo poco e che ho trovato e continuo a trovare godibilissimi; facciamo un semplice nome, La Chablisienne, la cantina cooperativa, imho va dei villages e premier cru che in relazione al prezzo (parliamo dai 10 ai 20 euro a bt) trovo veramente ottimi.

Come dicevo sto riportanto la mia esperienza non certo da sommelier professionista, felicissimo di essere contraddetto e imparare
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Re: Approfondimento Chablis

Messaggioda gianni femminella » 14 lug 2018 15:18

alì65 ha scritto:così, a spanne, avete bisogno di tempo e bere molto di più prima di trarre conclusioni; l'unica cosa in cui sono d'accordo è che i produttori validi sono pochi ma la differenza da cru a cru esiste eccome....


Dai Claudio!
Giudicare non so, ma ho letto tutto e con molto interesse, è un argomento propositivo e per me è degno di lode.
Roma, fecisti patriam diversis gentibis unam
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Re: Approfondimento Chablis

Messaggioda Messner » 14 lug 2018 16:10

alì65 ha scritto:così, a spanne, avete bisogno di tempo e bere molto di più prima di trarre conclusioni; l'unica cosa in cui sono d'accordo è che i produttori validi sono pochi ma la differenza da cru a cru esiste eccome....


Accetto chiaramente la presa di posizione, seppur marcata, in tal caso però gradirei una spiegazione più approfondita sulle differenza tra Premier Cru e riguardo il confronto che ho fatto tra i due Premier e Grand Cru confinanti. Giusto affinchè mi faccia un idea di quello che è realmente il tuo punto di vista, che potrebbe benissimo essere corretto, ma così mi dici tutto e niente. Quando si confuta bisogna argomentare.

Comunque riporto un piccolo aneddoto, letto su un sito di una rivista enologica francese qualche tempo fa, se lo ritrovo posto il link: ai grand jours de bourgogne organizzano tutti gli anni seminari e degustazioni (interne all'evento ma anche esterne) atte a valutare non solo la tenuta del tempo dei vini ma anche confrontare fra di loro diverse espressioni e crus. Sono state fatte delle degustazioni alla cieca di Chablis maturi da un panel di esperti assaggiatori (mi pare di ricordare una decina d'anni) ove erano compresi diversi Premier e Grand Crus. Quanto è emerso è che le differenze stilistiche fra premier non sono così nette come si pensa anzi a volte si confondono e addirittura alcuni premier vocati hanno caratteristiche molto simili ai grand cru confinanti. Se trovo l'articolo bisogna che lo posti, anche perchè riferisco quanto detto, io non c'ero là però sulla base di quel che ho bevuto negli ultimi mesi mi trovo in accordo. Chiaramente non ho bevuto 20 annate di 40 crus di altrettanti produttori quindi non posso dire che quanto affermato da me sia corretto, ho solo dato il mio punto di vista che giustamente può essere sbagliato e deve essere contestato, ma argomentando.
alì65
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Re: Approfondimento Chablis

Messaggioda alì65 » 14 lug 2018 19:15

il discorso è molto lungo e complesso
intanto, per capirci, i versanti sono 2 (quelli importanti) e gli unici vigneti premier "confinanti" con i GC sono M.Milieu, M.de Tonnerre, Chapelots e altri secondari
come ormai molti sanno MdeT. è un GC mancato, è quello che potremmo associare, più di tutti, alla costa a fianco
questo versante è più ripido e, come spesso sono in Borgogna, i sedimenti del sottosuolo che danno importanza alle uve sono a media costa ma tutto il vigneto è considerato GC e così è la costa a fianco dei premier prima citati
il versante solo premier è più "pianeggiante" e vasto dove Forets e Monts-Mains sono riconosciuti i migliori

detto questo è una buona base di partenza per capire l'importanza delle uve
il manico ci mette il resto, l'esperienza e la parte migliore del cru fanno differenza; differenza anche la selezione, quantità per ettaro, ecc....
per me la differenza dei cru è sottile in Veudesir, Prouses e Grenouilles, vini ricchi ma meno complessi e completi di Valmur, Blanchot e Clos, dove quest'ultimo la fa da padrona
manico a parte Les Clos è nella parte centrale della costa, quella migliore anche per esposizione; ne fa un vino molto complesso, profondo e molto minerale, Valmur simile ma un po meno profondo...sempre un vino della madonna.

ora se mi dici che messi alla cieca i premier della costa sud possano assomigliare ci sta ma solo se proveniente dalla stessa azienda, mentre i cru costa nord hanno un'identità più marcata
come detto sopra il premier che potrebbe essere scambiato per GC è MdeT; poi se bevuti giovani questa differenza è meno netta, molto di più se bevuti a 10 anni e oltre

martedì parteciperò ad una bevuta di Chablis produttori vari e cru vari, maturazioni varie; ho paura che i soliti saranno i migliori (come sempre)

di altro diventa una storia molto lunga; sarebbe da elencare produttore per produttore, capire le rese, gli affinamenti, ecc.....è un poema....per questo ho detto che racchiudere in qualche riga Chablis non è possibile.....poi, scusatemi, leggo che sono giudizi riportati (alcuni) e saranno pure professionisti ma sempre riportati...vanno presi per quello che sono se non si conosce la persona che da il giudizio, nel senso che non potrebbe incontrare i gusti personali
se fosse argomentato su giudizi seri (non fiori bianchi, sasso di fiume e cagate del genere) allora se può discutere....
ma serve tempo e voglia, cosa che mancano, ultimamente....
futuro incerto...2021 grandissima annata!!!
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Re: Approfondimento Chablis

Messaggioda alì65 » 14 lug 2018 19:25

Messner ha scritto:Buongiorno a tutti,
volevo dilettarmi a raccontare qualcosina riguardante uno dei più grandi bianchi mondiali: lo Chablis
Sicuramente molte delle cose che narrerò saranno trite e ritrite per molte persone, ma spero che possano essere utili a qualche individuo non ferrato in materia; spero anche che possano essere uno spunto di riflessione, confronto e perché no mio accrescimento culturale per tutti coloro che presentino buona conoscenza in materia. Consideriamolo un post didattico suvvia, penso possano piacere a diversi forumisti.
ps: la possibilità che vi siano errori, soprattutto di stesura e grammaticali, è tutt'altro che nulla pertanto invito gli esperti in materia (sia letteraria che eno-vitivinicola :lol: ) a correggermi
Chablis è un comune situato nel dipartimento di Yonne, nella Borgogna Franca Contea, regione vitivinicola in auge grazie a due varietali diffusi in tutto il mondo che qui trovano la maggior espressione in termini di finezza, eleganza e complessità: sto parlando di Chardonnay e Pinot Noir. Il comune di Chablis si trova nell'estremo Nord della Borgogna, confinante con l'Aube, regione conosciuta per la produzione di Champagne. Il clima è molto fresco tant'è vero che fino agli anni 70-80 i contadini riuscivano a portare a casa una vendemmia buona ogni quattro, cinque, questo perché le temperature particolarmente rigide non permettevano la completa maturazione dei grappoli d'uva. Altri problemi ricorrenti, causa scatenante di quanto appena detto, soprattutto oggigiorno in vista dei cambiamenti climatici, risultano essere le gelate primaverili e la grandine. Nei mesi di Aprile e Maggio molto vignaioli si sono visti decimare il raccolto o addirittura rovinare completamente quest'ultimo a causa di intense gelate o di grandinate fuori dal normale: mentre a quest'ultimo fattore non è possibile porre rimedio i contadini hanno cercato e tutt'ora cercano in caso di gelate di accendere barili pieni di olio combustibile ( in corrispondenza dei filari per far sì che la vitis vinifera non congeli (più che altro le gemme) e quindi non venga perso il raccolto (si potrebbe disquisire sul danno eventuale che si avrebbe con le gelate su viti a piede franco e viti con portainnesto termoresistente, ma non è il focus della discussione, pertanto sorvolo, anche se la differenza è notevole e i danni si potrebbero avere anche a carico dell'apparato radicale della pianta). L'ultimo vero danno al raccolto si ha avuto nell'annata 2016, dove non solo la gelata di fine aprile ha decimato il raccolto, ma altri due eventi, in questo caso parliamo di grandine, si sono aggiunti a inizio maggio e a fine maggio. Inutile dire che l'annata sia stata catastrofica, sia in termini di resa che in termini economici, per entrambe le parti, vignaiolo ed acquirente.
Cotes de Nuits e Cotes de Beaune presentano vini la cui classificazione è funzione delle caratteristiche del territorio di provenienza e possiamo distinguere tre categorie: Village, Premier Cru e Grand Cru. Lo Chablis presenta anch'esso classificazioni che risultano essere in funzione del terroir considerato ma qui si passa a 4: Petit Chablis, Chablis, Chablis Premier Cru e Chablis Grand Cru. Il terreno presenta caratteristiche molto interessanti: marne gessose, marne argillose e calcare di Portland. Quest'ultimo presenta una formazione geologica più recente rispetto ai primi due menzionati ed è soprattutto presente nelle parti alte delle colline del terroir Chablisien. Le marne gessose e quelle argillose sono invece molto più antiche e quelle più interessanti hanno avuto genesi nel periodo del Kimmeridgiano. Questi terreni argillosi del kimmeridgiano sono composti prevalentemente da gusci di ammoniti e conferiscono questa nota salina, citrina e marittima al prodotto rendendolo unico. Solo altre due regioni vitivinicole mondiali presentano questo terroir eccezionale: Loira e Champagne (Aube). Detto ciò è già possibile comprendere l'importanza del terreno formatosi nel Kimmeridgiano su quella che sarà la nostra classificazione. Partiamo dalla menzione cosiddetta entry level: Petit Chablis. La parola Petit Chablis può sembrare effettivamente un modo per declassare quello che effettivamente è lo Chablis, in realtà si parla di Petit Chablis ogni qualvolta si ha a che fare con vini meno complessi, più fruibili già da subito, con struttura contenuta e ottima bevibilità, vin de pays diciamo, non fatti per durare, da bersi giovani come un lambrusco o un dolcetto. Ci sono le opportune eccezioni, ma tendenzialmente sono vini che vanno bevuti entro i tre anni dalla vendemmia. L’attribuzione della menzione Petit Chablis viene fatta sulla base del terroir da cui scaturisce il prodotto finito: le zone dello Yonne che si trovano attorno al comune di Chablis possono produrre Petit Chablis nel caso in cui il terreno sia un Calcare di Portland, un terreno più recente che da vita a vini meno complessi, strutturati e sapidi. Molti produttori, tra cui Droin, screditano questo prodotto considerandolo uno chablis declassato mentre in alcuni casi il Petit Chablis (vedi Billaud Simon) può risultare più piacevole e complesso di alcuni Chablis (non sto parlando di quello di Raveneau ovviamente). Terreni più antichi ospitano le altre tre classificazioni: Chablis, Premier Cru e Grand Cru. Ora la differenziazione si assottiglia e la si ha in base alla quantità di calcare di Kimmeridge, all'esposizione, ma anche alla pendenza della porzione vitata. La zona in cui è possibile produrre Chablis è molto estesa, direi la più estesa, circa un 65%, mentre il Petit copre un 20%, Premier Cru un 13% ed il Grand Cru solo un 2%. Lo Chablis acquisisce rispetto al suo fratellino minore una maggior complessità, volume in bocca, grazie anche alla porzione di Kimmeridgiano che dona queste caratteristiche inconfondibili ai vini. La tenuta nel tempo si estende ulteriormente e possiamo indicativamente spostare l’asticella sino ad una tenuta di 5-7 anni, tutto dipende dalla mano del produttore e dall’annata. Indubbiamente gli Chablis vengono prodotti su terreni a maggior altitudine, con esposizioni un po’ più infauste e con pendenze molto limitate: questo perché in una regione così fredda l’esposizione della porzione vitata è fondamentale per garantire un processo di maturazione regolare. Altra caratteristica che connota queste due menzioni risulta essere una vinificazione in acciaio: questi vini non vedono quasi mai il legno, garanzia di maggior freschezza e prontezza di beva. Essendo vini molto fini e minerali, di medio corpo, un passaggio in legno potrebbe appesantirli, ecco il perché di questa scelta da parte dei vignerons. I Premier Cru godono di una fama non indifferente e sono all’incirca una quarantina, distribuiti a 360° attorno al comune di Chablis. Questi Cru si differenziano per esposizione, pendenza e terreno (più che altro quantità di Kimmeridge). Qui si ottengono vini molto più complessi, corposi, strutturati, con una mineralità molto accesa conferita dal calcare fossile che permette al vino un eventuale vinificazione in legno che non appiattisce il prodotto come nello Chablis, ma lo ingentilisce e lo rende più complesso. Fra i Premier più noti ricordiamo Montmains e Vaillons (di fronte alla collina che ospita i Grand Cru), Fourchaume, Vosgros, Mont de Milieu, Montee de Tonnerre, Vaulorent (questi ultimi due in corrispondenza della collina che ospita i Grand Cru). La durata temporale dei Premier Cru si estende sino ad una decina d’anni. I Grand Cru invece si estendono tutti sulla stessa collina, esposti a sud/sud-ovest (mentre i Premier tendono ad essere esposti a sud/sud-est, quindi prendono meno sole) con pendenze da brivido che permettono un irraggiamento ottimale che porta a maturazione le uve in tempi più brevi; non solo, si hanno anche gradazioni zuccherine leggermente superiori che permettono di guadagnare un mezzo grado alcolico in etichetta. Le pendenze sono talmente elevate che è possibile veder affiorare il calcare del Kimmeridgiano. Provate a prendere due porzioni calcaree di queste vigne, sfregatele fra di loro: la nota che percepirete è la medesima che sentite nello Chablis. I Grand Cru sono sette: Les Clos, Valmur, Vaudesir, Bougros, Grenouilles, Blanchot, Preuses. Qui rispetto al Premier si ha un amplificazione ulteriore delle caratteristiche già citate ( salinità, struttura, complessità) tant’è vero che questi prodotti affinano principalmente in legno e questo permette loro un acquisizione di complessità notevole ed una durata maggiore nel tempo (sino a 15-20 anni). Proprio i Grand Cru di Chablis sono chardonnay che tavolta per complessità si avvicinano ai grandi Chardonnay della Cotes de Beaune (Mersault, Montrachet). In realtà questa distinzione fra Grand Cru e Premier Cru non è sempre netta e talvolta, blinding taste, è possibile confondere i due Cru. La confusione dipende sostanzialmente da tre fattori: età del vino, età della vigna, tipologia di Cru. Uno Chablis Grand Cru comincia ad esprimersi dopo circa 5-6 anni raggiungendo l’apice dopo 10-15 anni mentre un Premier abbisogna di un paio d’anni in meno pertanto un blind taste di questi due prodotti dopo circa 3-4 anni potrebbe confondere e non farci comprendere il reale valore del Grand Cru a scapito del Premier. Supposto che la degustazione sia fatta dopo diversi anni, quindi in presenza di una certa complessità del Grand Cru data dall’opportuno affinamento in bottiglia, età delle vigne e tipologia di Premier possono decretare una patta fra i due Crus. Se confrontiamo una vigna di Grand Cru giovane (10-20 anni) con una di Premier più anzianotta (40-50 anni) non noteremo grandissime differenze quindi anche l’età della vigna è importante nel definire la qualità di un Crus. In ultimo anche la tipologia di Crus è importante: Montee de Tonnerre e Vaulorent presentano caratteristiche molto simili a Grand Cru eppure vengono classificati come Premier Cru. Detto ciò ricordiamo rapidamente alcuni tra i migliori produttori, dove si ergono con distacco Raveneau e Dauvissat, che hanno reso celeberrimo questo terroir nel mondo grazie ai loro capolavori, seguiti da Droin, Samuel Billaud, Fevre, Moreau, Michel e tanti altri.
Spero vi sia piaciuto il racconto :D


è scritto molto più dettagliato ma il concetto è quello....la differenza sta nei produttori dove la ricchezza della materia è (molto spesso) smorzata dal legno
mi sembra niente di nuovo all'orizzonte; quello che mi ha fatto specie è che si dica che non ci sono differenze.....è come dire che Montrachet è uguale a Chevalier o Batard solo perchè confinanti
futuro incerto...2021 grandissima annata!!!
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Re: Approfondimento Chablis

Messaggioda Messner » 14 lug 2018 23:46

alì65 ha scritto:il discorso è molto lungo e complesso
intanto, per capirci, i versanti sono 2 (quelli importanti) e gli unici vigneti premier "confinanti" con i GC sono M.Milieu, M.de Tonnerre, Chapelots e altri secondari
come ormai molti sanno MdeT. è un GC mancato, è quello che potremmo associare, più di tutti, alla costa a fianco
questo versante è più ripido e, come spesso sono in Borgogna, i sedimenti del sottosuolo che danno importanza alle uve sono a media costa ma tutto il vigneto è considerato GC e così è la costa a fianco dei premier prima citati
il versante solo premier è più "pianeggiante" e vasto dove Forets e Monts-Mains sono riconosciuti i migliori

detto questo è una buona base di partenza per capire l'importanza delle uve
il manico ci mette il resto, l'esperienza e la parte migliore del cru fanno differenza; differenza anche la selezione, quantità per ettaro, ecc....
per me la differenza dei cru è sottile in Veudesir, Prouses e Grenouilles, vini ricchi ma meno complessi e completi di Valmur, Blanchot e Clos, dove quest'ultimo la fa da padrona
manico a parte Les Clos è nella parte centrale della costa, quella migliore anche per esposizione; ne fa un vino molto complesso, profondo e molto minerale, Valmur simile ma un po meno profondo...sempre un vino della madonna.

ora se mi dici che messi alla cieca i premier della costa sud possano assomigliare ci sta ma solo se proveniente dalla stessa azienda, mentre i cru costa nord hanno un'identità più marcata
come detto sopra il premier che potrebbe essere scambiato per GC è MdeT; poi se bevuti giovani questa differenza è meno netta, molto di più se bevuti a 10 anni e oltre

martedì parteciperò ad una bevuta di Chablis produttori vari e cru vari, maturazioni varie; ho paura che i soliti saranno i migliori (come sempre)

di altro diventa una storia molto lunga; sarebbe da elencare produttore per produttore, capire le rese, gli affinamenti, ecc.....è un poema....per questo ho detto che racchiudere in qualche riga Chablis non è possibile.....poi, scusatemi, leggo che sono giudizi riportati (alcuni) e saranno pure professionisti ma sempre riportati...vanno presi per quello che sono se non si conosce la persona che da il giudizio, nel senso che non potrebbe incontrare i gusti personali
se fosse argomentato su giudizi seri (non fiori bianchi, sasso di fiume e cagate del genere) allora se può discutere....
ma serve tempo e voglia, cosa che mancano, ultimamente....


Ottimo spunto, hai aggiunto cose che non ho citato e che trovo interessanti e corrette. Pero in fin dei conti hai confermato quanto detto da me nel poema. Forse mi sono espresso male io ma non volevo dire che non c'era differenza fra i premier, volevo semplicemente dire che le differenze sono molto piu sottili di quello che si crede e a volte alla cieca è facile non riconoscere il premier di provenienza, o addirittura confondere tonnerre con un grand cru alla cieca è molto facile, soprattutto se non passano 10-15 anni dalla vendemmia.Teoricamente non dovrebbe essere cosi, considerato che ogni CRU deve avere la sua peculiarità che lo distingue dagli altri. Ma sei stato chiaro, ti ringrazio
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Re: Approfondimento Chablis

Messaggioda marcolanc » 15 lug 2018 03:28

Messner ha scritto:Forse mi sono espresso male io ma non volevo dire che non c'era differenza fra i premier, volevo semplicemente dire che le differenze sono molto piu sottili di quello che si crede e a volte alla cieca è facile non riconoscere il premier di provenienza

È inutile girarci attorno: molto (ma moooolto) spesso, le differenze sono minime.
Sai quanti sono i lieu-dit eletti a 1er Cru? Quaranta! Già il fatto che questi quaranta siano stati raggruppati in diciassette Premier Cru “principali” lascia intendere che lo stesso nomenclatore abbia confermato che, per esempio, tra Le Lys e Vaillons, non ci sia poi tutta questa differenza (visto che sono etichettabili entrambi come Vaillons). Poi, tanto di cappello a Daniel Dampt, che, analogamente a Raveneau per Foret e Montsmains, produce due ottimi esempi di entrambi i vini, ma stiamo proprio parlando di uno di quei pochi produttori che personalmente mi attirano in questa regione. Ma restando sui Premier Cru “principali”, assaggia uno di fianco all’altro un Vau de Vey e un Vau Ligneau, poi mi dirai (stile del produttore a parte) che profonde differenze ci trovi.
Detto questo, torno al punto principale (che è il vero problema): il giorno in cui ci sarà un numero adeguato di produttori che punteranno più alla qualità che alla quantità, molto probabilmente ci sarà da divertirsi. Per ora, almeno per quanto mi riguarda, visto che per me il vino è solo divertimento e non ho né tempo né tantomeno soldi per cercare aghi nel pagliaio, continuerò a dedicare a Chablis un’attenzione relativamente contenuta.
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Re: Approfondimento Chablis

Messaggioda maxer » 15 lug 2018 08:50

marcolanc ha scritto:Detto questo, torno al punto principale (che è il vero problema): il giorno in cui ci sarà un numero adeguato di produttori che punteranno più alla qualità che alla quantità, molto probabilmente ci sarà da divertirsi. Per ora, almeno per quanto mi riguarda, visto che per me il vino è solo divertimento e non ho né tempo né tantomeno soldi per cercare aghi nel pagliaio, continuerò a dedicare a Chablis un’attenzione relativamente contenuta.

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Re: Approfondimento Chablis

Messaggioda alì65 » 15 lug 2018 11:58

maxer ha scritto:
marcolanc ha scritto:Detto questo, torno al punto principale (che è il vero problema): il giorno in cui ci sarà un numero adeguato di produttori che punteranno più alla qualità che alla quantità, molto probabilmente ci sarà da divertirsi. Per ora, almeno per quanto mi riguarda, visto che per me il vino è solo divertimento e non ho né tempo né tantomeno soldi per cercare aghi nel pagliaio, continuerò a dedicare a Chablis un’attenzione relativamente contenuta.

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Re: Approfondimento Chablis

Messaggioda marcolanc » 15 lug 2018 12:06

alì65 ha scritto:
maxer ha scritto:
marcolanc ha scritto:Detto questo, torno al punto principale (che è il vero problema): il giorno in cui ci sarà un numero adeguato di produttori che punteranno più alla qualità che alla quantità, molto probabilmente ci sarà da divertirsi. Per ora, almeno per quanto mi riguarda, visto che per me il vino è solo divertimento e non ho né tempo né tantomeno soldi per cercare aghi nel pagliaio, continuerò a dedicare a Chablis un’attenzione relativamente contenuta.

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Assolutamente d’accordo. Non sto sostenendo che a Chablis non si trovi nulla di buono (anzi...), solo che per certi versi ho spesso l’impressione che in molti casi si perdano occasioni per fare grandi vini. Mi consolo con il fatto che almeno a Chablis, contrariamente a quanto accade a Bordeaux, quasi tutti i migliori vini sono ancora alla mia portata economica (anche se con sforzi sempre maggiori...).
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Re: Approfondimento Chablis

Messaggioda zampaflex » 15 lug 2018 16:58

Nel dubbio, si compra solo Les Clos di Raveneau (2010 aperta di recente, buonissima ).
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Re: Approfondimento Chablis

Messaggioda maxer » 15 lug 2018 21:38

zampaflex ha scritto:Nel dubbio, si compra solo Les Clos di Raveneau (2010 aperta di recente, buonissima ).
:mrgreen:

E qui ci siamo, ineluttabilmente, indiscutibilmente, incontrovertibilmente ! :wink:
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Re: Approfondimento Chablis

Messaggioda videodrome » 19 lug 2018 00:13

marcolanc ha scritto:
alì65 ha scritto:
maxer ha scritto:
marcolanc ha scritto:Detto questo, torno al punto principale (che è il vero problema): il giorno in cui ci sarà un numero adeguato di produttori che punteranno più alla qualità che alla quantità, molto probabilmente ci sarà da divertirsi. Per ora, almeno per quanto mi riguarda, visto che per me il vino è solo divertimento e non ho né tempo né tantomeno soldi per cercare aghi nel pagliaio, continuerò a dedicare a Chablis un’attenzione relativamente contenuta.

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Assolutamente d’accordo. Non sto sostenendo che a Chablis non si trovi nulla di buono (anzi...), solo che per certi versi ho spesso l’impressione che in molti casi si perdano occasioni per fare grandi vini. Mi consolo con il fatto che almeno a Chablis, contrariamente a quanto accade a Bordeaux, quasi tutti i migliori vini sono ancora alla mia portata economica (anche se con sforzi sempre maggiori...).

Inzomma….
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Re: Approfondimento Chablis

Messaggioda marcolanc » 19 lug 2018 01:56

videodrome ha scritto:
marcolanc ha scritto:
alì65 ha scritto:
maxer ha scritto:
marcolanc ha scritto:Detto questo, torno al punto principale (che è il vero problema): il giorno in cui ci sarà un numero adeguato di produttori che punteranno più alla qualità che alla quantità, molto probabilmente ci sarà da divertirsi. Per ora, almeno per quanto mi riguarda, visto che per me il vino è solo divertimento e non ho né tempo né tantomeno soldi per cercare aghi nel pagliaio, continuerò a dedicare a Chablis un’attenzione relativamente contenuta.

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Assolutamente d’accordo. Non sto sostenendo che a Chablis non si trovi nulla di buono (anzi...), solo che per certi versi ho spesso l’impressione che in molti casi si perdano occasioni per fare grandi vini. Mi consolo con il fatto che almeno a Chablis, contrariamente a quanto accade a Bordeaux, quasi tutti i migliori vini sono ancora alla mia portata economica (anche se con sforzi sempre maggiori...).

Inzomma….
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Ho sottolineato e grassettato anche un’altra parte del mio discorso.
Se si prendono come esempi 7 Grand Cru (di cui 6 Le Clos!) e un 1er Cru che sta a due passi da Blanchot, prodotti da Raveneau, Dauvissat, Fevre e Billaud Simon, poi manca solo che parta la musichetta ponci-ponci-popopo e una voce in sottofondo che dica: “ti piace vincere facile”... :mrgreen:
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Re: Approfondimento Chablis

Messaggioda marcolanc » 19 lug 2018 02:06

Piuttosto, a chi interessa un approfondimento serio e certamente interessante (a cui io purtroppo molto probabilmente non potrò partecipare... :(), consiglio di andare tra un mese e mezzo a Predappio (FC), dove, in occasione della manifestazione “I tre giorni del Sangiovese”, anche quest’anno Armando Castagno terrà una serie di seminari, tra cui, domenica 2 settembre, uno dedicato a Chablis.
Non ho dubbi che Armando saprà dare anche qualche indicazione relativa a produttori meno noti ed interessanti (lui ha un buon metal detector per gli aghi nel pagliaio... :D).
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Re: Approfondimento Chablis

Messaggioda trikki » 31 lug 2018 11:33

Messner ha scritto:Buongiorno a tutti,
volevo dilettarmi a raccontare qualcosina riguardante uno dei più grandi bianchi mondiali: lo Chablis
Sicuramente molte delle cose che narrerò saranno trite e ritrite per molte persone, ma spero che possano essere utili a qualche individuo non ferrato in materia; spero anche che possano essere uno spunto di riflessione, confronto e perché no mio accrescimento culturale per tutti coloro che presentino buona conoscenza in materia. Consideriamolo un post didattico suvvia, penso possano piacere a diversi forumisti.
ps: la possibilità che vi siano errori, soprattutto di stesura e grammaticali, è tutt'altro che nulla pertanto invito gli esperti in materia (sia letteraria che eno-vitivinicola :lol: ) a correggermi
Chablis è un comune situato nel dipartimento di Yonne, nella Borgogna Franca Contea, regione vitivinicola in auge grazie a due varietali diffusi in tutto il mondo che qui trovano la maggior espressione in termini di finezza, eleganza e complessità: sto parlando di Chardonnay e Pinot Noir. Il comune di Chablis si trova nell'estremo Nord della Borgogna, confinante con l'Aube, regione conosciuta per la produzione di Champagne. Il clima è molto fresco tant'è vero che fino agli anni 70-80 i contadini riuscivano a portare a casa una vendemmia buona ogni quattro, cinque, questo perché le temperature particolarmente rigide non permettevano la completa maturazione dei grappoli d'uva. Altri problemi ricorrenti, causa scatenante di quanto appena detto, soprattutto oggigiorno in vista dei cambiamenti climatici, risultano essere le gelate primaverili e la grandine. Nei mesi di Aprile e Maggio molto vignaioli si sono visti decimare il raccolto o addirittura rovinare completamente quest'ultimo a causa di intense gelate o di grandinate fuori dal normale: mentre a quest'ultimo fattore non è possibile porre rimedio i contadini hanno cercato e tutt'ora cercano in caso di gelate di accendere barili pieni di olio combustibile ( in corrispondenza dei filari per far sì che la vitis vinifera non congeli (più che altro le gemme) e quindi non venga perso il raccolto (si potrebbe disquisire sul danno eventuale che si avrebbe con le gelate su viti a piede franco e viti con portainnesto termoresistente, ma non è il focus della discussione, pertanto sorvolo, anche se la differenza è notevole e i danni si potrebbero avere anche a carico dell'apparato radicale della pianta). L'ultimo vero danno al raccolto si ha avuto nell'annata 2016, dove non solo la gelata di fine aprile ha decimato il raccolto, ma altri due eventi, in questo caso parliamo di grandine, si sono aggiunti a inizio maggio e a fine maggio. Inutile dire che l'annata sia stata catastrofica, sia in termini di resa che in termini economici, per entrambe le parti, vignaiolo ed acquirente.
Cotes de Nuits e Cotes de Beaune presentano vini la cui classificazione è funzione delle caratteristiche del territorio di provenienza e possiamo distinguere tre categorie: Village, Premier Cru e Grand Cru. Lo Chablis presenta anch'esso classificazioni che risultano essere in funzione del terroir considerato ma qui si passa a 4: Petit Chablis, Chablis, Chablis Premier Cru e Chablis Grand Cru. Il terreno presenta caratteristiche molto interessanti: marne gessose, marne argillose e calcare di Portland. Quest'ultimo presenta una formazione geologica più recente rispetto ai primi due menzionati ed è soprattutto presente nelle parti alte delle colline del terroir Chablisien. Le marne gessose e quelle argillose sono invece molto più antiche e quelle più interessanti hanno avuto genesi nel periodo del Kimmeridgiano. Questi terreni argillosi del kimmeridgiano sono composti prevalentemente da gusci di ammoniti e conferiscono questa nota salina, citrina e marittima al prodotto rendendolo unico. Solo altre due regioni vitivinicole mondiali presentano questo terroir eccezionale: Loira e Champagne (Aube). Detto ciò è già possibile comprendere l'importanza del terreno formatosi nel Kimmeridgiano su quella che sarà la nostra classificazione. Partiamo dalla menzione cosiddetta entry level: Petit Chablis. La parola Petit Chablis può sembrare effettivamente un modo per declassare quello che effettivamente è lo Chablis, in realtà si parla di Petit Chablis ogni qualvolta si ha a che fare con vini meno complessi, più fruibili già da subito, con struttura contenuta e ottima bevibilità, vin de pays diciamo, non fatti per durare, da bersi giovani come un lambrusco o un dolcetto. Ci sono le opportune eccezioni, ma tendenzialmente sono vini che vanno bevuti entro i tre anni dalla vendemmia. L’attribuzione della menzione Petit Chablis viene fatta sulla base del terroir da cui scaturisce il prodotto finito: le zone dello Yonne che si trovano attorno al comune di Chablis possono produrre Petit Chablis nel caso in cui il terreno sia un Calcare di Portland, un terreno più recente che da vita a vini meno complessi, strutturati e sapidi. Molti produttori, tra cui Droin, screditano questo prodotto considerandolo uno chablis declassato mentre in alcuni casi il Petit Chablis (vedi Billaud Simon) può risultare più piacevole e complesso di alcuni Chablis (non sto parlando di quello di Raveneau ovviamente). Terreni più antichi ospitano le altre tre classificazioni: Chablis, Premier Cru e Grand Cru. Ora la differenziazione si assottiglia e la si ha in base alla quantità di calcare di Kimmeridge, all'esposizione, ma anche alla pendenza della porzione vitata. La zona in cui è possibile produrre Chablis è molto estesa, direi la più estesa, circa un 65%, mentre il Petit copre un 20%, Premier Cru un 13% ed il Grand Cru solo un 2%. Lo Chablis acquisisce rispetto al suo fratellino minore una maggior complessità, volume in bocca, grazie anche alla porzione di Kimmeridgiano che dona queste caratteristiche inconfondibili ai vini. La tenuta nel tempo si estende ulteriormente e possiamo indicativamente spostare l’asticella sino ad una tenuta di 5-7 anni, tutto dipende dalla mano del produttore e dall’annata. Indubbiamente gli Chablis vengono prodotti su terreni a maggior altitudine, con esposizioni un po’ più infauste e con pendenze molto limitate: questo perché in una regione così fredda l’esposizione della porzione vitata è fondamentale per garantire un processo di maturazione regolare. Altra caratteristica che connota queste due menzioni risulta essere una vinificazione in acciaio: questi vini non vedono quasi mai il legno, garanzia di maggior freschezza e prontezza di beva. Essendo vini molto fini e minerali, di medio corpo, un passaggio in legno potrebbe appesantirli, ecco il perché di questa scelta da parte dei vignerons. I Premier Cru godono di una fama non indifferente e sono all’incirca una quarantina, distribuiti a 360° attorno al comune di Chablis. Questi Cru si differenziano per esposizione, pendenza e terreno (più che altro quantità di Kimmeridge). Qui si ottengono vini molto più complessi, corposi, strutturati, con una mineralità molto accesa conferita dal calcare fossile che permette al vino un eventuale vinificazione in legno che non appiattisce il prodotto come nello Chablis, ma lo ingentilisce e lo rende più complesso. Fra i Premier più noti ricordiamo Montmains e Vaillons (di fronte alla collina che ospita i Grand Cru), Fourchaume, Vosgros, Mont de Milieu, Montee de Tonnerre, Vaulorent (questi ultimi due in corrispondenza della collina che ospita i Grand Cru). La durata temporale dei Premier Cru si estende sino ad una decina d’anni. I Grand Cru invece si estendono tutti sulla stessa collina, esposti a sud/sud-ovest (mentre i Premier tendono ad essere esposti a sud/sud-est, quindi prendono meno sole) con pendenze da brivido che permettono un irraggiamento ottimale che porta a maturazione le uve in tempi più brevi; non solo, si hanno anche gradazioni zuccherine leggermente superiori che permettono di guadagnare un mezzo grado alcolico in etichetta. Le pendenze sono talmente elevate che è possibile veder affiorare il calcare del Kimmeridgiano. Provate a prendere due porzioni calcaree di queste vigne, sfregatele fra di loro: la nota che percepirete è la medesima che sentite nello Chablis. I Grand Cru sono sette: Les Clos, Valmur, Vaudesir, Bougros, Grenouilles, Blanchot, Preuses. Qui rispetto al Premier si ha un amplificazione ulteriore delle caratteristiche già citate ( salinità, struttura, complessità) tant’è vero che questi prodotti affinano principalmente in legno e questo permette loro un acquisizione di complessità notevole ed una durata maggiore nel tempo (sino a 15-20 anni). Proprio i Grand Cru di Chablis sono chardonnay che tavolta per complessità si avvicinano ai grandi Chardonnay della Cotes de Beaune (Mersault, Montrachet). In realtà questa distinzione fra Grand Cru e Premier Cru non è sempre netta e talvolta, blinding taste, è possibile confondere i due Cru. La confusione dipende sostanzialmente da tre fattori: età del vino, età della vigna, tipologia di Cru. Uno Chablis Grand Cru comincia ad esprimersi dopo circa 5-6 anni raggiungendo l’apice dopo 10-15 anni mentre un Premier abbisogna di un paio d’anni in meno pertanto un blind taste di questi due prodotti dopo circa 3-4 anni potrebbe confondere e non farci comprendere il reale valore del Grand Cru a scapito del Premier. Supposto che la degustazione sia fatta dopo diversi anni, quindi in presenza di una certa complessità del Grand Cru data dall’opportuno affinamento in bottiglia, età delle vigne e tipologia di Premier possono decretare una patta fra i due Crus. Se confrontiamo una vigna di Grand Cru giovane (10-20 anni) con una di Premier più anzianotta (40-50 anni) non noteremo grandissime differenze quindi anche l’età della vigna è importante nel definire la qualità di un Crus. In ultimo anche la tipologia di Crus è importante: Montee de Tonnerre e Vaulorent presentano caratteristiche molto simili a Grand Cru eppure vengono classificati come Premier Cru. Detto ciò ricordiamo rapidamente alcuni tra i migliori produttori, dove si ergono con distacco Raveneau e Dauvissat, che hanno reso celeberrimo questo terroir nel mondo grazie ai loro capolavori, seguiti da Droin, Samuel Billaud, Fevre, Moreau, Michel e tanti altri.
Spero vi sia piaciuto il racconto :D

Bravo, mi è piaciuto
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Re: Approfondimento Chablis

Messaggioda rossobarbagia » 12 set 2018 16:23

Bello bello...unica cosa a mio avviso...Simon Billaud al posto di Samuel Billaud
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Re: Approfondimento Chablis

Messaggioda Kalosartipos » 12 set 2018 18:28

Uno è Billaud-Simon, l'altro è Samuel Billaud.. :wink:
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Re: Approfondimento Chablis

Messaggioda rossobarbagia » 15 set 2018 02:44

Kalosartipos ha scritto:Uno è Billaud-Simon, l'altro è Samuel Billaud.. :wink:


si, credo che Simon Billaud sia superiore
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Re: Approfondimento Chablis

Messaggioda Kalosartipos » 15 set 2018 06:20

rossobarbagia ha scritto:
Kalosartipos ha scritto:Uno è Billaud-Simon, l'altro è Samuel Billaud.. :wink:


si, credo che Simon Billaud sia superiore

Per i (tanti) Billaud-Simon ed i (pochi) Samuel Billaud che ho bevuto, la penso diversamente da te..
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