Messaggioda landmax » 03 ago 2018 10:39
Due veloci parole sui vini che mi hanno colpito di più.
Ottimo e davvero ben bilanciato Philippart RD 1988 (93/100), una bevuta eccellente, se non fosse che poi è arrivato Dom Perignon '82, davvero spaziale, saporitissimo e molto molto lungo, con bolla ancora perfettamente presente ed integrata (96/100).
Tra i bianchi, vince per distacco l'Hermitage Blanc '98 di Chave, colto, credo, all'apice della sua parabola evolutiva (il che non significa che non possa mantenersi ad altissimi livelli ancora per molti anni, è chiaro), capolavoro di finezza e naturalezza espressiva (poetica la pesca sciroppata a bicchiere ormai caldo), capace di grande evoluzione nel bicchiere e dalla bocca ritmica, viva (acidità ben presente), profonda (95/100). Ottimo anche il Trebbiano '90 di Valentini, scambiato alla prima "snasata" per un Meursault, tanto evidenti erano le note di polvere da sparo (le quali, checché se ne dica in giro, sono principalmente marcatori di vinificazione in "riduzione", più che note di terroir, come il caso di specie dimostra, ma ne potrei fare altri). Coi minuti quelle note spariscono quasi del tutto per lasciare spazio al consueto florilegio valentiniano, fatto di fieno, camomilla, erbe di campo, ecc. Vivace, ancora paradossalmente indietro nell'evoluzione, delle tre bottiglie assaggiate nella mia vita decisamente la più giovanile (91/100). Qualche perplessità in più sui due Borgogna: Montee de Tonnerre '01 di Raveneau ha un legnetto un pò in evidenza (è la prima volta che mi capita con il grande Maestro), che ne marca un pò lo spettro olfattivo (comunque rimarchevole, ça va sans dire), in bocca è insolitamente "solare" (per lo stile del produttore), comunque lungo e molto salino (91/100). Il Clos de La Barre '01 di Comtes Lafon è burroso, come da manuale del produttore e di un certo stile di Meursault che io non apprezzo molto, anche se certamente molto intenso e anche abbastanza complesso. La bocca sulle prime è un pò scomposta tra acidità e parte glicerica, e con chiusura un pò amarognola, ma scaldandosi migliora e si distende meglio (90/100).
Passando ai rossi, mi soffermo su quelli che ho apprezzato di più: Biondi Santi Ris. '93, pur in annata non grandissima, tira fuori il solito gioiello di eleganza e finezza, ancora assolutamente in divenire e con tannino scalpitante, migliora tanto nel bicchiere, dove chiude con una lunga scia tra il frutto e la foglia d'alloro (93/100). Crichet Paje '98 ancora indietro, poderosamente tannico, ma dal futuro radioso. Mi ha ricordato molto un 2001 bevuto ad aprile: sono vini che vanno aspettati decenni, ma dal potenziale enorme (oggi 92/100, tra qualche lustro molto di più). Eccellente lo Janus '95 di Tinto Pesquera, per me rivelazione "rossista" della giornata, complesso e mutevole, dalla beva fluida, ma che non toglie nulla alla profondità (94/100). Piaciuto meno, anche se è forse la bottiglia più bella che ho assaggiato finora di questo vino, il Vega Sicilia Unico '94, un pò lattico al naso ma certamente complesso e davvero poderoso/muscoloso al gusto, tanto da frenarne un pò la voglia di berlo, comunque molto lungo. Credo che vada atteso ancora molti anni affinché si distenda, ma il confronto con Janus (che tra l'altro costa 7/8 volte di meno), è stato, in questo momento, a favore del primo (92/100).