gp ha scritto:Wineduck ha scritto:Sulla questione del sentore di pesca penso semplicemente che gp non abbia la più pallida idea di come vengano prodotti al giorno d'oggi gli aromi naturali e di come vengano usati. Certi sentori "caricaturali" che si percepiscono in certi prodotti sono solo il frutto di scelte di marketing delle aziende. Questo perché tutti, dico tutti, risottolineo, tutti i produttori di alimenti utilizzano aromi naturali, senza i quali, con i processi di produzione attuali ed i protocolli obbligatori per l'igiene, quelli di conservazione ed altre amenità, i cibi sarebbero quasi tutti poco più che totalmente insapori. La differenza non è quindi fra industriale ed artigianale (vecchia classica zone in stile "puttanata galattica vetero bolscevica radical-chic") ma fra aromi naturali di seria A e quelli di serie B o C (più precisamente in funzione del livello qualitativo delle materie prime).
Così come non è facile prendere due piccioni con una fava, non è da tutti riuscire a fare due errori con una sola affermazione. Pochi grandi (misconosciuti) hanno questa capacità, e lui ce l’ha.
1) E’ falso dire che “
tutti i produttori di alimenti utilizzano aromi” (naturali o no, per il momento). Come ha giustamente sottolineato vinogodi, gli aromi sono strettamente regolamentati, e se li usi (ove ammessi) li devi elencare: se non lo fai e ti beccano, ti rovinano. Quindi, fino a prova contraria (onere che spetta a chi affermi il contrario), tutti i prodotti alimentari che non contengono nella lista degli ingredienti la dicitura “aromi” e le sue varianti sono privi di aromi aggiunti.
2) E’ se possibile ancora più falso (perché è sotto gli occhi di tutti, ove non ultra-ideologizzati come in questo caso) dire che “
tutti i produttori di alimenti utilizzano aromi naturali”. Proprio per il discorso risparmio che fai, dato che gli aromi artificiali sono nati soprattutto per rimpiazzare a costo più basso quelli naturali (vinogodi, se sbalio corigème), i produttori industriali a cui ho fatto riferimento NON usano aromi naturali, bensì quelli artificiali, indicandoli in etichetta semplicemente come “aromi” (si può fare, se il consumatore non capisce l'omissis affari suoi). Per essere concreti: i té alla pesca Estathé e SanThé indicano in etichetta “aromi” tra gli ingredienti.
Riguardo al vino, rilancio la richiesta di Stecca qui sopra: dacci la lista!
Discutere con la gente in malafede è sempre difficile ma se uno vuole stare sul forum si deve sorbire anche questo onere. Tu sei un personaggio da "punta alle matite", un burocrate da scrivania, io da fabbrica e da azienda in genere. Il nostro linguaggio è diverso: chi voleva capire ha capito benissimo il senso del mio discorso ma visto che tu vuoi fare il "precisino" (tipo quello che beve i vini annotandosi i lotti di imbottigliamento), cercherò di accontentarti (sapendo già che tanto tirerai fuori altre menate, all'infinito...
)
Doverosa premessa: gli aromi e le altre sostanze lecite che si possono utilizzare negli alimenti hanno permesso all'industria alimentare di fare un vero e proprio balzo di miglioramento sulla qualità della nostra alimentazione. Il primo requisito per un qualsiasi consumatore è la totale corrispondenza gustativa dell'alimento alle proprie aspettative. Questo vale per tutti i consumatori, dai più "primitivi" ai più "fighetti e sofisticati" (come noi appassionati di vino). Anche noi che ricerchiamo nel vino "l'emozione" siamo sempre estremamente scocciati quando un produttore diventa famoso per la variabilità delle sue bottiglie. Trovare opacità, odori sgradevoli, sentori anomali ed altre difesottosità più o meno lievi (o caratteristiche borderline con i difetti), NON PIACE A NESSUNO: i soldi spesi male danno fastidio a tutti, dove "male" significa "prodotto disallineato (verso il basso) rispetto alle aspettative". Questa è infatti anche la principale definizione di "qualità".
Come ha già messo in evidenza vinogodi, non esisterebbe un'industria alimentare se non ci fossero prodotti in grado di garantire la ripetibilità di un determinato gusto in un determinato prodotto per tutti i pezzi immessi sul mercato. La Nutella non sarebbe diventata il successo galattico che è diventata senza gli aromi di nocciola "tonda gentile", lo stesso vale per la merendina Fiesta con il suo inconfondibile gusto all'arancia, oppure le Macine del Mulino Bianco con panna fresca, il Crodino "l'analcolico Biondo che ha conquistato il mondo" oppure l'aranciata Fanta che i bambini riconoscerebbero alla cieca meglio di Parker con Lafite, ed altri milioni di prodotti quasi tutti molto meno famosi di quelli che ho citato. Le materie prime naturali hanno un "bellissimo difetto" [ossimoro voluto]: sono variabili perchè sono prodotti della natura, quindi intrinsecamente instabili dal punto di vista della resa e dei sapori sprigionati. Cosa vogliono invece i consumatori? La sicurezza di trovare esattamente quello che si aspettano. Senza gli aromi non esisterebbe l'industria (anche piccola o piccolisisma) alimentare e di conseguenza tutta la ricchezza che questa genera (specialmente in un paese a forte vocazione all'export alimentare come l'Italia).
Tralascio ovviamente per brevità tutte le polemiche che scaturiscono dalla valutazioni sull'opportunità, liceità morale, opportunità ambientale, ecc. ecc. che una simile impostazione dell'industria alimentare scatenano. La situazione è questa è ignorarla sarebbe un errore gravissimo anche per gente come noi che è appassionata di un alimento particolare che si chiama vino.
Ora è più facile rispondere alle tue boiate:
1) non è falso affermarlo, può essere politicamente scorretto ma in base alla mia esperienza, devo ancora trovare un'azienda (dalla gigantesca a quella a conduzione familiare) che non li usi. Stiamo parlando del paese, ad esempio, in cui i mulini di farinacei dovrebbero fare una disinfestazione obbligatoria annuale ed invece la stragrande maggioranza evita di farla provocando la nascita di muffe cancerogene nei silos...
(recente inchiesta delle Iene nella bassa emiliana). Di cosa stiamo parlando? Pensate che qualcuno si faccia problemi ad utilizzare sostanze (lecite oltretutto) e non dichiararle? Magari anche solo occasionalmente per "rinforzare" qualche sapore deboluccio a causa di una partita di materia prima meno saporita! Le mie sono sempre affermazioni che si rifanno all'esperienza empirica che ipotizzano un comportamento diffuso (potremmo dire la parte centrale della gaussiana, dentro al 1/2 sigma). Le cosidette "code" ovvero i comportamenti "fuori dal coro" ci sono e ci saranno sempre. Non ho mai preteso di avere l'attendibilità di un istituto di statistica e se qualcuno leggendomi mi interpreta così o ci è o ci fa (nel tuo caso si capisce benissimo a che partito appartieni).
2) Anche la seconda affermazione non può essere classificata come "falsa". Sempre in base alle mie esperienze, moltissimi ormai preferiscono utilizzare aromi naturali a basso costo (perchè a basso costo sono le materie prime da cui vengono estratti e le tecniche di estrazione), piuttosto che quelli di sintesi. Intanto va specificato che non vi è alcuna differenza sul livello di salubrità, anzi... "
E’ molto diffusa l’opinione che le sostanze naturali, come tali, siano molto sicure, mentre esiste una certa diffidenza per quelle ottenute per sintesi chimica. La realtà è molto differente perché esistono sostanze naturali potenzialmente molto pericolose e sostanze di sintesi ritenute prive di pericoli significativi. [Fonte: consumatori.it]
Mi risulta che quelli di sintesi vengano utilizzati solo per arrivare a sapori particolari non ottenibili con quelli naturali (anche se alcune aziende stanno facendo "miracoli" con la loro capacità di "ricettazione" partendo da materie prime naturali). Tanto per dare un'idea il regolamente UE 872/2012 ne autorizza oltre 2000 ed altre 400 sono in fase di valutazione: hai voglia di creare combinazioni e percezioni uniche e quindi fortemente distintive del prodotto...!!!
In sintesi la mia era una semplificazione di tipo pratico, visto che tu fai l'intellettuale mentre io sono solo una sorta di manovale d'azienda. Chi voleva capire ha capito. Tu devii il discorso per naturale propensione al puntiglio ma la sostanza rimane immutata.
Tutto questo pippone per dire cosa?
Per ribadire quello che ho già espresso in massima sintesi: anche nel vino si fa largo uso di "sostanze aggiuntive" che non siano l'uva e la solforosa, tutte lecite ed innocue. Non solo tannini in polvere ma, avevo dimenticato nel post precedente, anche i lieviti selezionati. Senza i quali anche noi appassionati beremmo vini decisamente peggiori di quelli di cui possiamo godere.
Anche su questi dico, in modo "politicamente scorretto": li usano "tutti". Le eccezioni esisteranno sicuramente ma da consumatore sinceramente giudicherei "un cretino" un produttore che si ostinasse a non utilizzare prodotti (leciti e non nocivi) che migliorano il risultato delle bottiglie prodotte. Soprattutto, visti i prezzi raggiunti dai vini di alto livello, spendere tutti quei soldi per scoprire che "qualcosa è andato storto" (in vinificazione, in imbottigliamento, in affinamento, ecc.) mi farebbe girare gli zebedei in modo irreversibile!
Quindi per me fanno benissimo ad utilizzarle. Punto.