Ritorno un attimo sull'argomento perchè l'intervento di Wineduck mi ha fatto riflettere (grazie
).
Innanzitutto, credo che dividere il mondo degli appassionati in sovranisti (della bevibilità) e globalisti (del gusto) non renda assolutamente la complessità del reale. Non rende la mia, ad esempio, che in molte occasioni ho apprezzato il Percarlo, tanto per dire. Come nella vita, anche nel vino non c'è mai il bianco o il nero, ma un'infinita scala di grigi, che è poi ciascuno di noi, con le proprie tendenze, i propri gusti, ecc.
Allo stesso modo mi sembra un azzardo la distinzione tra vino come bevanda e come alimento. Il vino è entrambe le cose, inscindibilmente. Persino quando lo si beve da solo (altrimenti lo si mangerebbe a fette, no?
).
Ci sono del resto vini di struttura possente - penso al Barrosu di Giovanni Montisci, tanto per fare un nome - di cui riuscirei a scolarmi la bottiglia tanto quanto un grignolino d'Asti. Non è quindi il peso specifico che conta, in sé e per sé.
Io, ad esempio, da quando 15 anni fa ho incominciato a bere "seriamente", ho modificato progressivamente e continuamente il mio gusto e il mio approccio al vino. E non perché qualche guru mi abbia detto di farlo. Semplicemente perché mi sforzo di riflettere criticamente su ciò bevo (magari sbagliando, eh).
E nel riflettere criticamente sul vino, io - come credo ciascuno di noi - mi sono fatto una mia idea di vino "di qualità" (sempre perfettibile e soggetta a "falsificazione", sia chiaro). L'intrinseca contraddizione del ragionamento di Wineduck sta proprio qui: se non ci fossero delle caratteristiche
a priori che, per ciascuno di noi, definiscono un vino di qualità, dovremmo apprezzare alla stessa stregua un tavernello e un Mouton Rothschild.
E tra le caratteristiche che, dal mio punto di vista, un vino di qualità deve possedere per poter essere considerato tale c'è anche la bevibilità. All'inizio non era così: avevo la smania di bere vini "mappazzoni", molto spesso scontati a livello aromatico, che oggi non bevo né desidero bere più.
Ribadisco: il concetto di bevibilità non ha nulla a che fare con il peso specifico di un vino. Un vino può essere perfettamente bevibile, ed invogliare al secondo bicchiere, anche avendo 16 gradi e un estratto secco importante.
Volendo riprendere la metafora delle donne, potrei dire che a me piacciono tutte le donne, bionde rosse o more, magre o grasse, basse o alte, purché siano
autentiche e, possibilmente,
eleganti (che non significa poco sexy, al contrario). Non mi piacciono invece quelle con le tette o gli zigomi rifatti, o con certi vestiti e trucco da "baldraccona". Sono limitato io? Se è così me ne farò una ragione.
Sono invece perfettamente d'accordo con Wineduck quando scrive
"Personalmente cerco di approcciarmi al bicchiere nel modo più "laico" possibile: prima studiare il vino e poi cercare di capirne le qualità (sempre che ne abbia). Anche in questo sono un positivista: ogni essere umano ha una dote, non sempre è quella che servirebbe in una determinata circostanza ma non significa che la persona, in quanto tale, debba essere bocciata. Lo stesso vale per il vino: di vini che hanno elevate qualità ce ne sono molti ed è compito di chi è intellettualmente curioso scoprirle".E' esattamente ciò che cerco di fare quando mi approccio a un vino.