...Charmes Chambertin 2013 Arlaud : anche un inossidabile infanticida qual son io con la Borgogna , non ha resistito ad alzare perplesso il sopraciglio per l'estrema gioventù di quanto offriva il bicchiere, hai voglia di lasciarlo ossigenare. Uno stile un po' troppo estrattivo non faceva coinvolgere più di tanto, emotivamente , chi si aspettava un Rousseau o un Rouget . Stile personale di chi vuole piacere al mondo intero, anche anglosassone , mostra un Pinot Nero un cromatismo non così dissimile al Clos Fourtet , per cui il preconcetto scatta improvviso . I profumi sono decisi sul frutto e qualche leggera vinosità , giovanissimo , scalpitante per, comunque , gran freschezza e materia che si lascerà plasmare con il tempo. La bocca di bella pienezza e che si è fatta apprezzare con le pappardelle , anche se meno di Fourtet (che sarebbe la morte sua...).
- Brunello di Montalcino Le Chiuse 2008 : a me è piaciuto , perché quando si parla di selvaggina e compare un ottimo Brunello , ce ne vuole per rifiutarlo o snobbarlo. Rosso decisamente vivo , profumo molto "caratteriale" di violona e ciliegine , bocca empatica nella sua relativa semplicità . Non sarà mai un Brunello da concorso, ma decisamente si è accoppiato con buon erotismo con la cacciagione. Gastronomicamente , di un pelo di fica l'ho preferito allo Charmes Chambertin
- Tignanello 1998 : questo rimane uno dei vini più sorprendenti del panorama enologico, perché nonostante l'età , il numero di bottiglie prodotte, l'annata un po' del pene di segugio, per Toscana Centrale, ha una dignità sensoriale , bevibilità soprattutto, che ti fa sempre piacere , anche se al naso virava ormai all'Humus terrigno e alla corteccia, sentori che si sono amplificati ulteriormente con l'ossigenazione. La freschezza però ancora lo sosteneva e , quindi me lo sono bevuto e perché no, il goccio con gli uccelletti aveva il suo perché...
- Clos Fourtet 2003 : materia abbondante , rotondo e senza spigoli, bel frutto , bocca senza asperità e ben predisposta ad accompagnare il palato con un pranzo succulento. Tenuto nel "mondo di mezzo" delle due portate principali e con entrambe si è sposato veramente bene , il merlottone (con un po' di Cabernet) di Saint Emilion difficilmente sbaglia . Vino "quasi" costruito per il menu , penso a Clos Fourtet sapessero che da Ivo si sarebbe mangiato quel ben di Dio , quindi si sono impegnati e si è visto nel bicchiere e in abbinamento.
Nota , a questo punto , sulle pappardelle davvero buone , belle ricche , la selvaggina trattata magistralmente , la porzione , generosamente servita da Romanée (un paio di badilate) , è stata mangiata senza colpo ferire e alcuni abbinamenti goduti...