ZEL WINE ha scritto:ZEL WINE ha scritto:Con tutto il rispetto per Maga che non conosco, mi limito a giudicare quello che leggo nel virgolettato: tristezza infinita. Si sarà espresso male, spero.
E' arcinota, tra l'altro, la qualità assoluta che cerca chiunque voglia affogare i guai con l'alcol
Concordo su tutto, soprattutto sull'ironico 'bere alto' opinato da Zel: penso che il giornalista abbia preso un abbaglio bello e buono e - tra l'altro - che ci sia ben poco da "legger bene" quando si produce un tale improbabile assioma dalla definizione di 'chi ne capisce di vino' con inequivocabile riferimento ad una categoria costituita, nella stragrande maggioranza, da chi affoga i propri problemi nell'alcol, volendo rifuggire una vita grama, dimentica e meschina. Offrire dell'alcol ad un alcolista, IMHO, è come invitare un musulmano alla 'sagra della porchetta', c'è poco da fare... i clochard non bevono solo per affrontare i rigori invernali; lo scrive uno che conosce piuttosto bene l'argomento 'cosmogonie/senzatetto/disagio urbano e dintorni'. Altrimenti non so proprio a quale categoria di 'senza fissa dimora' ci si riferisca, visto che circa il 40% degli homeless hanno problemi di dipendenza da alcol o sostanze psicotrope... Poi se sono andati a pescare 50 ospiti "selezionatissimi" (figli di sfratti, abusi, separazioni coniugali, disabilità e malattie croniche, indebitati o vittime di crisi finanziarie), epigoni della statura intellettuale e morale del nipote del "Fu Mattia Pascal" (anch'egli al secolo 'Luigi'), illustre ospite fisso della Caritas di Roma fino a qualche decennio fa, allora è un altro paio di maniche, poco ma sicuro. Parliamo in tal caso di 'Majorana d'antan' (sempre che in quel canale di Sicilia non sia mai affogato), di gente che ha voluto rifuggire quel mondo 'perbene', fatto di etichette e paludamenti, pur facendone parte fino a ieri l'altro...
Ad ogni modo, scusate la considerazione spicciola, ma, aprire la 'mensa del Re', per una sera, a chi si ritrova senza una casa o un domicilio fisso, per donargli una parvenza di "supposta, compassionevole normalità", vieppiù per qualche ora, lo trovo davvero crudele, oltre che triste. Avrei preferito che il Maga (o chi per lui!) avesse pescato dalla lista dei socialmente assistiti e disagiati del comune di residenza, affinché provassero - magari con la famiglia al seguito - quanto difficilmente avrebbero potuto permettersi sulla propria mensa, magari lasciando che - per una sera - i problemi economici facessero posto all'euforia del buon bere accompagnato da un desinare unico, ormai per troppi milioni d'Italiani.
Perdonate ma rifuggo con forza il populismo sciatto e di basso profilo. Non lapidatemi.