Ringrazio anch’io Ivo per la magnifica giornata di sabato! Sempre bello ritrovarsi nella tua cantina accogliente, luogo di convivialità e… autentiche suggestioni. Poi la simpatia dei tuoi figli (che hanno preso in tutto e per tutto lo spirito del padre) è davvero contagiosa!
Un rapido sguardo ai vini, non senza aver annotato la qualità superba del cibo, in particolare degli uccellini, di cui, se non fosse per la panza, avrei continuato a cibarmi ad oltranza! (e ho fatto anche la rima )
GRANDS ECHEZEAUX LOUIS LATOUR 2003: non concordo col giudizio, complessivamente severo, di Marco. Non c’è dubbio che si trattasse di un pinot noir coi muscoli, privo di quella finezza ed eleganza, anche aromatica, dei migliori Grands Echezeaux. E su questo siamo tutti d’accordo. Epperò non è neppure vero che si trattasse di un vino non riconoscibile come pinot noir, semmai mi ha ricordato più altri areali, più Bonnes Mares per intenderci. Non ho avvertito, al naso, nessuna nota che mi portasse lontano dalla Borgogna: complessità molto giocata sui terziari (ma questo è normale, considerata l’età del vino), avvolgenza certamente, un po’ di lampone macerato sì, ma è stata pur sempre un’annata torrida! La bocca, poi: tutt’altro che “sdolcinata”, al contrario, dalla presa tannica importante, ancora molto fresca, virava più sull’amaro nobile che sul dolce. Per concludere: avevo bassissime aspettative, considerando il produttore, che invece è riuscito a tirar fuori un vino certamente poco territoriale, ma di tutto rispetto. Da un’annata comunque non facile da gestire e che tiene ancora egregiamente a 14 anni di distanza. Certo, i “veri” Grands Echezeaux sono altri, così come le emozioni che ricerco in un grande Borgogna, ma in uno sforzo di obiettività per me non vale meno di 91/100
BIONDI SANTI 2010 ANNATA: un vino che è cresciuto nel bicchiere in maniera a dir poco esponenziale. Da introverso ad estroverso, da contratto a disteso, da magro ed esile a vellutato e armonico. Un prodigio. Un sangiovese di gran classe. Non so quanto potrà durare nel tempo (i dubbi sono legittimi: ma altrettanto vale per i baroli pari annata), ma già oggi è un vino splendido. 92+/100
PERGOLE TORTE 1994: parte fortissimo, con il naso più bello dell’intera batteria dei primi sei vini, con una scia balsamica veramente intensa ed aromi di grande complessità. La bocca non è però all’altezza, a mio avviso, di un naso così seducente: manca un po’ di materia ed anche una frazione di freschezza per renderlo veramente grande. In compenso, si lascia bere con assoluto piacere. L’areazione non sembra giovargli, purtroppo. 90/100
PERCARLO 1999: parte penalizzato da un profilo olfattivo un pò evoluto, con note fungine in evidenza, per poi migliorare molto stando nel bicchiere, anche se, a mio avviso, non si è mai ripulito del tutto (il dubbio che il tappo non abbia lavorato alla perfezione io ce l’ho). La bocca comunque è a postissimo, potente nell’architettura tannica (in cui l’apporto del legno si fa sentire), vibrante nella freschezza e davvero molto lunga. Non un vino per signorine, ma a me è piaciuto veramente tanto. 93/100
SASSICAIA 2003: evidentemente penalizzato dal servizio dopo il Percarlo, la cui potenza estrattiva ha letteralmente surclassato questo vino. Non male, per carità (tra l’altro, rimanendo nel bicchiere, emerge un originalissimo aroma di buccia di mandarino), mantiene comunque una bella eleganza e bevibilità, ma alla domanda: “spendereste voi 120 euro per questo vino?”, la mia risposta è un secco no. A onor del vero, mi è parso anche in una fase di una certa chiusura. 88/100
LA MISSION HAUT BRION 1996: non sono un grande amante dei Bordeaux (salvo alcuni grandissimi) e questo pur ottimo esemplare non fa eccezione. I principali pregi: bella evoluzione nel bicchiere, di un’eleganza davvero setosa in bocca, di ottima profondità (si sente che è figlio di una bella annata). I principali difetti: la nota di peperone arrostito che domina a lungo al naso (per poi fondersi successivamente in un quadro più articolato), ma soprattutto una sensazione di una certa algidità, che non me lo fa apprezzare “de core”. La sensazione che sia un vino (pur magistralmente) costruito ce l’ho, insomma. Cercando uno sforzo obiettivo, non vale comunque meno di 92/100.
A seguire.
BARBERA GAJA 1985: parte bene ed integro, con un bel sorso ancora molto fresco. Nel giro di breve, però, vira sulle note tipiche di un vino barricato d’antan (torrefazione, cioccolato, vaniglia) che ne comprimono, non poco, la spontaneità. Arte-fatto. 87/100
BAROLO BARISONI 1971: una sorpresona. Ancora perfettamente integro sia al naso che in bocca, sembra addirittura giovarsi dell’ossigenazione. Sorso molto elegante, di bella profondità. Non è un campione assoluto, ma una bevuta piacevolissima, sì. 89/100
BAROLO CERETTO RISERVA SPECIALE 1967: questo mi è piaciuto tanto. Già dal colore, di un granato scarichissimo, ma molto brillante. Profumi che racchiudono l’essenza più nobile dei nebbioli agée, bocca quasi rarefatta, tutta in sottrazione, di freschezza e finezza estreme. Chapeau. 91/100
CASTELLUCCIO RONCO CASONE 1982: per questo vino devo un ringraziamento speciale ad Ivo, che ha ricercato la bottiglia soltanto per accontentare la mia sete di bere un vecchio Castelluccio (non ne avevo mai bevuti prima!). E il vino non ha deluso le aspettative. Un liquido di caratura superiore, che se la giocherebbe alla pari con un vecchio Pergole Torte. Un vino compiuto, complesso e sottile nei profumi di sangiovese d’altura, serico al palato, vibrante nell’allungo. 94/100
- VIN SANTO DILETTI 1917: anche in questo caso concordo con quanto detto da Marco. Per quanto sia sempre stupefacente sorseggiare un vino di cent’anni, ancora perfettamente integro, ho trovato il vino meno “memorabile” di altre esperienze fatte nella cantina di Ivo. Intendiamoci: non c’era nulla, ma proprio nulla di fuori posto. Mi è sembrato soltanto un vino un po’ più “normale”, specie all’olfatto, rispetto ad altre versioni (mi è mancato un po’ quello sconcertante profluvio di incensi, cenere spenta e agrumi che mi hanno fatto letteralmente innamorare di questo nettare divino). Comunque e sempre, fuori categoria.
Grazie, carissimo Ivo!!!
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