Vigneto Case Base e la cantina:
Case Basse e la videosorveglianza:
Vigneto Intistieti:
Tre giorni mistici a Montalcino
Ho pensato più volte al titolo da dare a questa esperienza a Case Basse, alla fine questo mi è sembrato per più motivi il più azzeccato
Ero già passato davanti al cancello blindatissimo di Soldera, d'altronde è sulla strada che porta da Fattoi, vicinissimo alla Pieve di Santa Restituta e poco dopo Caprili, lungo una delle tante strade bianche che circondano Mons Ilcinus, il monte dei Lecci, versante sud. Ricordo ancora le mani nei capelli del povero camionista di Tir straniero che giunto in prossimità del piccolo borgo non sapeva più che fare, impossibile proseguire, quasi impossibile tornare indietro... Quella volta l'unico souvenir di Case Basse fu la foto dell'insegna, questa volta invece, direi quasi per un caso fortuito, il cancello si apre. La scusa è un corso di "analisi sensoriale", la motivazione principale è ovviamente tracannare un bel po' di sangiovese dei vigneti Intistieti e Case Base...
La tre giorni passerà tra tecniche di degustazione, cene a base di pesce a Sant'Angelo in Colle, visite in cantina, e diverse chiacchierate con Soldera.
Il patron di Case Basse appare come un arzillo ottantenne, in pantaloni di velluto e bretelle, sembra felice di avere tante facce nuove in azienda, forse contento anche di essere adulato, ma soprattutto di comunicare la sua storia, ci dirà più volte: preparatevi le domande da farmi...
L'inizio della storia comincia nei primi anni 70, 1972 se non sbaglio, quando a Soldera, dopo alcuni anni di ricerca, viene proposto l'acquisto del podere Case Basse. Si lascia convincere, dice, dal terreno, secondo lui unico. Da subito l'idea iniziale è chiara: la volontà di produrre un grandissimo vino, in grado di rivaleggiare con i migliori di allora*, nell'arco di 10 anni, altrimenti avrebbe venduto...
*I migliori di allora, e i vini preferiti da Soldera anche oggi sono: Monfortino, Monprivato Mascarello (e Cà d'Morissio), Amarone Quintarelli e Gravner. "Non potendo bere questi vini tutti i giorni, quali altri vini consiglia?" "nessun altro, piuttosto bevi acqua".
Le risposte saranno sempre molto tranchant, e spesso appariranno quasi come delle boutade. Inizialmente pensavo facessero parte del "personaggio" Soldera, e credevo che dopo l'impatto iniziale si sarebbero stemperate... Invece si susseguiranno i "il cuoco pluristellato (omissis) cucina come un cane", "a quello (omissis, grande produttore italiano) ho spiegato io come fare il vino", e via andare... Anche se l'atmosfera si mantiene sempre abbastanza leggera, non è semplice confrontarsi.
Produce un solo vino, produrne altri sarebbe solo uno spreco di energie, e soprattutto una sottrazione di tempo ed energie da dedicare al primo vino. Il segreto del suo Brunello (perché attenzione, sottolinea più volte che lo è anche se oggi non più dichiarato in etichetta), è tutto nel terreno, il 90% del lavoro si fa in vigna, e la vigna va lasciata esprimere al meglio (ad es. niente cimatura). Dice di produrre il Brunello di oggi allo stesso modo di come ha prodotto le prime annate, ma al contempo continua a fare ricerca, sia in collaborazione con le università, ma anche ad esempio con società che rilevano i dati di ogni singola vite tramite droni (che abbiamo anche visto in azione). Ed ha piantato un piccolo vigneto sperimentale di sangiovese ad alberello. Il vigneto Case Basse è adiacente alla cantina, Intistieti qualche centinaio di metri più in là, poco dopo la Pieve. Solo zolfo e rame, diradamento drastico, si arriva a produrre anche solo 35 q.li ettaro, si "sgrappolano" gli acini che passano alla cernita, niente pigiatura e subito nei tini in legno per la fermentazione, senza controllo della temperatura. Il "vino naturale"? "non esiste", e siamo d'accordo, ma il "protocollo" è praticamente quello. Come già saprete da queste parti nessun taglio, imbottigliamenti differenti, per 6/15.000 bottiglie l'anno, di cui solo il 3/4% resta in Italia. Gli importatori devono tassativamente passare in azienda periodicamente, per conoscere il vino e le differenti annate.
La cantina è praticamente una "grotta", muri di roccia spaccata, imbragata in reti di acciaio, pali d'acciaio, pavimento in granito, pulizia certosina, sistema di ricircolo dell'aria dal sottosuolo per un "condizionamento naturale" di temperatura ed umidità. Botti grandi e tini in legno, anche molto vecchi. Il progetto futuro è l'indipendenza energetica e la fonte d'acqua, i carotaggi a qualche centinaio di metri sotto terra hanno trovato acqua termale a temperatura costante... Case Basse è praticamente un mondo a se.
Ovviamente non poteva mancare il giro nel giardino curato dalla moglie, un paio di ettari di giardino botanico davvero curatissimo, oasi di pace dai colori sgargianti, datemi una tenda a igloo e potrei viverci. A fianco il piccolo uliveto, per olio "ad uso personale", all'ingresso della sede un paio di vasche/biolaghetti con delle bellissime ninfee.
Dopo il fattaccio delle botti svuotate? Mai pensato di mollare, anzi, subito a lavorare per ripartire. I segni lasciati sono però ben visibili: un numero infinito di telecamere e sensori...
L'uscita dal consorzio? ci stava riflettendo da parecchi anni, da quando le grandi aziende del circondario avevano guadagnato il potere decisionale.
E il vino? Abbiamo assaggiato più volte durante la tre giorni 2006, 2009, 2011, 2012 e 2013, spesso alla cieca (anche con campioni ripetuti), anche da magnum, alcune volte appena stappate, altre lasciate respirare: la cifra stilistica è decisamente l'eleganza, senza sbavature, un velluto, solarità nei profumi, frutta e fiori vanno a braccetto, tannini sempre levigati e approcciabilissimi anche in gioventù, col tempo si affacciano note ematiche e di camino come nella 2006, che ho preferito tra tutte. La 2013, da singolo assaggio da botte promette molto bene, come anche la 2009, dal tannino e frutto croccante. Mi ha convinto poco la 2011, un po' più fruit-bomb al naso, e più piacione al sorso. Tutti ovviamente bevuti dai bicchieri di forma particolare, scelti da Soldera, e che ritroveremo anche la sera al ristorante...
La miglior annata secondo il produttore? L'annata più difficile, cita tra le altre 2002 e 1984, per la soddisfazione di aver prodotto un grande vino nonostante le avversità.
Bottiglie in vendita? "tutte già prenotate", manco una come souvenir, e dopo 3 giorni durante i quali ci ha lasciato sulle spine, ho intravisto un po' di compiacimento nel poter scegliere a chi vendere, e soprattutto a chi negare le bottiglie: a diversi chef stellati dice no, non nasconde l'antipatia verso i molti ristoratori che secondo lui fanno una cucina "finta".
A contorno, nonostante il pochissimo tempo disponibile, mi sono imbucato in paio di aziende: sempre ottimi i vini di Baricci, Brunello 2012 e rosso 13, anche se non ho visto la madonna come col 2010; da Le Chiuse buoni e rigorosi i Brunello 2012 (soprattutto) e 2011, mentre le riserve 2006 e 2001 non mi hanno convinto per toni cupi e sporchini (bott. aperte da 24h). Da Lisini niente assaggi se non si concorda la visita in cantina. Comunque parecchi vini esauriti e prezzi in decisa ascesa...
I paesaggi di Montalcino in primavera sono davvero stupendi, di un verde abbacinante, ma credo si sappia già.